di Simona Mazza
Figura di rilievo nel campo della tutela dei beni culturali, Roberto Lai ha maturato una lunga esperienza all’interno dell’Arma dei Carabinieri, in particolare presso il Comando Tutela Patrimonio Culturale. Alla concretezza dell’azione investigativa ha saputo affiancare una rara capacità di visione pedagogica e culturale. La sua opera più recente, in seno all’Associazione Nazionale Carabinieri si concentra con l’uso di una serie fortunata di fumetti quale strumento di trasmissione del senso di appartenenza, di memoria collettiva e di educazione alla legalità culturale. Lai non adotta il fumetto per edulcorare la complessità, ma per veicolarla attraverso codici accessibili e profondamente evocativi. Le sue pubblicazioni, realizzate con l’inseparabile collega fumettista Filippo Tomassi e la new entry Loredana Atzei, si inseriscono in un progetto più ampio, che coinvolge le scuole di ogni ordine e grado e propone una riflessione non episodica sulla responsabilità culturale delle nuove generazioni. Alla retorica della conservazione oppone un’etica della restituzione, alla cronaca dell’illecito contrappone la narrazione del ritorno.
In questa intervista, il dialogo si apre su questioni che toccano la pedagogia, l’estetica, la giustizia culturale e il rapporto fra identità e memoria
Il fumetto, tradizionalmente considerato un linguaggio “popolare”, viene da Lei nobilitato a veicolo di alta divulgazione culturale. In che modo, secondo la sua visione, la sintesi grafico-narrativa di questa forma d’arte riesce a parlare in profondità alla coscienza dei giovani, là dove talvolta altri linguaggi falliscono?
Il fumetto sulla tutela, di forte impatto comunicativo e divulgativo, ha come obiettivo la conoscenza dell’indagine che ha consentito il rimpatrio di famosi capolavori dell’arte antica dopo un forzato esilio.
Stando ai risultati ottenuti con le pubblicazioni finora edite, la potenzialità comunicativa del fumetto è facilmente intuibile. Il successo sta probabilmente nel fatto che tutto quello che vi è narrato è vero e, soprattutto, non è mediato. Abbiamo ritenuto che niente sia più efficace di un fumetto per interessare e avvincere le nuove generazioni allo studio della storia e al rispetto del nostro patrimonio culturale, una delle principali risorse per il futuro. Nel Medio Evo si diceva “ pictura est laicorum literatura”, intendendo con questo che, in un epoca in cui pochi sapevano leggere, sole le immagini potevano trasmettere messaggi religiosi, politici, culturali. Sono passati migliaia di anni, viviamo immersi nel mondo digitale, è raro trovare chi non sa leggere. Eppure la forza delle immagini è più viva che mai. Esse riescono, spesso, laddove le parole falliscono. E rimangono impresse, nella mente e nel cuore di chi le guarda.
Il concetto di “ritorno” di un bene culturale al suo luogo d’origine è al centro del suo progetto. Quali implicazioni simboliche, antropologiche e identitarie attribuisce Lei a questo “ritorno”, e in che modo ritiene che esso possa contribuire alla ricostruzione di una memoria collettiva oggi spesso frammentata?
Apro generalmente le mie conferenze con questa frase:«Le opere d’arte sono la nostra storia, chi le ruba si impossessa di qualcosa che appartiene a ciascuno di noi… Anche a Te!» In queste parole è racchiusa l’essenza dei Nostoi, i poemi che narravano il ritorno in patria degli eroi. In questo modo, potremo salvaguardare radici e identità, favorendo il ricongiungimento con ciò che siamo stati e che ancora ci appartiene.
Lei parla di “tutela delle singole identità” come presupposto per salvaguardare la “diversità culturale dell’Europa”. In un’epoca dominata da logiche di omologazione, quanto è importante, a suo avviso, radicare nei giovani la consapevolezza della propria specificità culturale?
Questi libri nascono dalla convinzione che la base culturale della nostra nazione poggi sulle fondamenta rappresentate dai nostri giovani. Nelle loro mani riponiamo la cultura europea, già continente delle diversità, una diversità che costituisce la nostra ricchezza e che deve essere preservata. Ma, al di là di questa diversità, dobbiamo continuare a lavorare per rafforzare un sentimento di identità e di appartenenza congiunto del nostro Paese, per far prevalere i valori di democrazia e di pace, con il rispetto della diversità culturale, vigilando sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo, e riconoscendo la libertà delle arti e delle scienze come valori comuni a tutti i popoli d’Europa.
L’iniziativa che ha ideato non si limita alla pubblicazione dei fumetti, ma si estende a incontri e conferenze nelle scuole. Quale riscontro ha avuto tra studenti e insegnanti, e quali riflessioni l’hanno maggiormente colpita nel dialogo con il mondo dell’istruzione?
La distribuzione dei libri è legata in modo indissolubile a conferenze e presentazioni presso Istituti scolastici di ogni ordine e grado. La risposta dei giovani è sempre commovente. Si sentono protagonisti e tutori dei beni culturali. Riceviamo continuamente stimoli e incoraggiamenti da parte degli insegnanti, che spesso ci invitano a ripetere le lezioni, fortemente richieste dagli stessi ragazzi.
In un contesto sociale in cui spesso l’urgenza del presente oscura la profondità del passato, come si può restituire dignità al concetto di “memoria storica” senza renderla una forma di nostalgia sterile o autoreferenziale?
Solo la ricerca e la tutela identitaria può contribuire ad una rinascita culturale. In buona sostanza, la memoria storica, non deve essere solo un archivio del passato, ma uno strumento per leggere il presente e costruire il futuro.
In che modo la narrazione a fumetti dei beni trafugati può contribuire non solo alla sensibilizzazione, ma anche alla costruzione di un’etica della responsabilità culturale, in grado di coinvolgere cittadini, istituzioni e comunità locali?
Le narrazioni a fumetti da me curate vogliono raccontare attraverso le immagini la storia violata e ricontestualizzata, nonchè il concetto di appartenenza. Il fumetto è lettura, tempo libero, emozione e cultura. Un potente mezzo narrativo utile nella crescita personale dei giovani. Il suo obiettivo è quello di trasmettere i valori della legalità, della tutela in modo semplice, veritiero e appassionato, mettendo in gioco lo spirito, i sentimenti e i valori umani, al pari di altre pubblicazioni più blasonate. Un lavoro impegnativo, qualvolta ripagato, come nel caso dell’ultimo volume “Caccia al Tesoro di Ascoli Satriano”, dove la locale Amministrazione ha stampato oltre duemila volumi da distribuire “gratuitamente” ai giovani cittadini ascolani.
A suo parere, esiste oggi una vera e propria “pedagogia del patrimonio”? E se sì, quali dovrebbero essere i suoi pilastri fondativi in un percorso scolastico che voglia formare cittadini consapevoli del proprio passato?
Il patrimonio deve essere accessibile a tutti, superando tutte le barriere. Una consapevolezza globale che sta muovendo passi importanti. Occorre necessariamente che, alle realtà dei singoli e del volontariato, si affianchino gli organi istituzionali, formando docenti e operatori culturali con competenze pedagogiche adeguate.
La perdita di un bene culturale è spesso anche perdita di un pezzo di anima collettiva. Qual è, secondo Lei, il danno invisibile ma profondo che subiamo ogni volta che un’opera viene strappata dal suo contesto originario?
L’identità di un popolo si riconosce nella sua storia, nelle sue tradizioni e nella significativa testimonianza delle opere e dei beni culturali che abbiamo ereditato. Aggredire, disperdere, violentare il patrimonio culturale di una nazione significa infliggere una ferita permanente alla sua” memoria”, producendo danni che vanno ben al di là della materiale perdita delle opere, in quanto privano le generazioni presenti e future della possibilità di leggere il percorso storico, culturale e sociale vissuto da quelle passate.
Il suo progetto è stato rafforzato e condiviso in seno alla Speciale Sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri – Tutela Patrimonio Culturale di cui lei è Presidente. Il percorso si limita alla Tutela del Patrimonio Culturale o si espande ad altri settori?
Con il collega Filippo Tomassi stiamo trasformando a fumetti la vita di Salvo d’Acquisto, vice brigadiere dei Carabinieri, insignito dalle medaglia d’oro per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste. Su commissione del SIM Carabinieri Sindacato Italiano Militari Carabinieri, con i disegni della bravissima Loredana Atzei stiamo realizzando un’albo dal titolo “Un Nuovo Inizio” una storia reale su una violenza di genere, ma questa è un’altra storia!