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Soprani non più in carriera. Capitolo 11: MARGHERITA GUGLIELMI

di Emilio Spedicato

L’idea di incontrare il soprano Margherita Guglielmi nasce dalla sua frequente presenza nelle biografie di cantanti famosi. La rintraccio vicino a Varese per una delle prime interviste di questo libro, nel 2012. Viveva con il marito e la madre di 102 anni, ora scomparsa.

Credo, vedendo le foto di allora, che Margherita sia stata una delle donne più belle nei teatri d’opera, e bella è ancora oggi. È cordiale e comunicativa. Dall’incontro con lei è venuto quello con Lynda Vajna, sua collega in una tournée della Scala a Mosca.

Margherita è nata nel 1938, a Porto Venere, in Liguria. La sua carriera sulle scene è stata breve, terminata a 39 anni con la nascita del figlio.  Alla decisione contribuirono anche colleghi che stimava poco artisticamente, e altri arroganti…

Margherita non viene da famiglia musicale, ma ricorda la bella voce del nonno materno, che cantava in napoletano la bellissima canzone Ninna Nanna, da lei ripetuta a mezza voce. Anche la nonna materna era musicale. Suo lontano parente era Rodolfo Valentino.

Margherita a due anni cantava canzoncine. A sette scoprì le arie di opere, specie del Rigoletto, dal giradischi di un’amica. Un parente parroco le fece vedere in un teatrino la storia di Maria Goretti, che la affascinò. Aveva otto anni e cantò negli intermezzi della storia. Durante la guerra cantava per i rifugiati.

Non ha frequentato il Conservatorio, ma ha preso lezioni private dal direttore d’orchestra Loris Gavarini, a La Spezia. Margherita ogni giorno arrivava a La Spezia in tram da Porto Venere, per due ore di lezione. Secondo Gavarini aveva l’orecchio assoluto, ma non ne è certa. Gavarini, nato nel 1925 e scomparso ancora giovane nel 1983, era stato allievo del compositore e pianista Pick-Mangiagalli. Fra le sue incisioni, Margherita ne ricorda una con Milva e Claudio Villa, da un festival in onore di Leoncavallo. Margherita possiede una grande musicalità, importante per lei che insegnava canto a casa. Alcuni l’hanno definita una insegnante ideale.

Il suo repertorio è stato quello classico del belcanto, con l’aggiunta di Verdi e di Arabella dello Strauss. Da giovane raggiungeva il Fa5 della Regina della notte, poi non ha avuto problemi con il Mi bemolle. Siciliani la vedeva cantante ideale in Mozart e in Donizetti.

Il suo primo debutto fu alla Fenice di Venezia, a 16 anni, nel Rigoletto. La sua carriera si è svolta prevalentemente in Italia, con pochi viaggi, salvo che per concorsi, all’estero in Giappone e in Russia. In Russia ha partecipato a tournée della Scala. In una del 1969 era con la Scotto e la Cossotto. In altra fu con Pavarotti, Zaccaria, Gabriella Tucci e Lynda Vajna, e di questa mi ha regalato un CD.  Qui scopro la meravigliosa voce della Vajna, che riesco a contattare. Circa un anno dopo la mia intervista, Margherita prende il premio Pavlova (la grande regista maestra di Filippo Crivelli) per i suoi rapporti con la Russia, fra cui aver cantato al Bolshoi la Lucia di Lammermoor, diretta da Nino Sanzogno.

I rapporti con il Giappone erano importanti. Ha conosciuto la moglie giapponese del pittore Aligi Sassu, che le ha detto: i tuoi colori piacciono molto a Sassu. Una frase interessante perché non tutti associano i suoni ai colori. Questione discussa, oltre che in articoli di Quirino Principe, nel libro Musicofilia del neurologo Oliver Sacks, con cui sono stato in contatto, scomparso da poco, suo ultimo libro una autobiografia.

Seguono suoi ricordi di colleghi e di direttori.

Ha cantato una volta con Di Stefano a Venezia. Ha conosciuto Cupido, grande frequentatore del loggione, quando era agli inizi della carriera, non chiedo se già avesse la moglie giapponese. Ricorda Gianni Raimondi nella Bohème, come lui nessuno la cantava. A Piacenza ha cantato nel Rigoletto con Pavarotti; il baritono Protti doveva essere sostituito da Paolo Piva,  ma si impose Giulio Fioravanti, forte dei suoi legami con il sindacato. Fioravanti non andò bene nelle prove, in particolare nella generale, e alla prima il pubblico fu prima silenzioso e poi rumoreggiò contro di lui. Al Regio di Parma in altri tempi una valutazione negativa poteva portare all’espulsione del cantante non solo dalla scena, ma dal teatro; ci fu addirittura un cantante inseguito fino alla stazione ferroviaria. Margherita era Gilda e non ebbe problemi, fu applaudita per il Mi bemolle. Pavarotti non fu applaudito. Dopo la serata andarono a cena e sia Pavarotti, che lei definisce un birichino,  che Fioravanti, erano allegri nonostante l’esito piuttosto negativo. Lei avrebbe sofferto se non avesse prodotto un suono bello. Dice che quando canta, canta per sé stessa.

Ha cantato nel 1965 nel Don Pasquale, con Alfredo Kraus, Sesto Bruscantini e Carlo Badioli, grande interprete in quest’opera.  Alla Scala sostituì, su proposta di Ghiringhelli,  la Scotto che non voleva fare una recita fuori contratto. Cantò con grandissimo successo, i russi ne fecero un film.

Nel 1967 in Giappone cantava nel Ballo in maschera, De Fabritiis direttore. Antonietta Stella, prima donna, fece una splendida recita e Margherita, unica fra i colleghi, le fece avere un mazzo di fiori.

Alla Scala ebbe un incontro con il Negus, vestito di bianco, per un concerto solo per lui e per vari critici, fra cui Rodolfo Celletti e Giorgio Gualerzi.

Fra i direttori ricorda Carlos Kleiber come il migliore.  Claudio Abbado era bravissimo, ma l’atmosfera era goliardica.  Con lui ricorda una Lucia, che Margherita cantò in sostituzione della Scotto, incinta. Rimpiange di non essere mai stata diretta da Giulini. Con Gavazzeni cantò in Elisabetta regina d’Inghilterra, nel 1971, al Teatro Massimo di Palermo. Cantava anche Leyla Gencer, soprano turco, secondo dicerie amante di Gavazzeni; ricorda vari problemi di regia, sul posizionamento dei cantanti, che coinvolsero anche i tenori Salvatore Fisichella e Umberto Grilli.

Quanto sopra viene dal colloquio con Margherita. Seguono ulteriori informazioni da documenti da lei forniti e da internet.

L’elenco delle opere in cui lei ha cantato alla Scala comincia con Lucia nell’opera di Donizetti il 16-9-1964 e termina con Elvira della Italiana in Algeri il 3-1-2000. In tutto 32 opere (varie ripetute) e con varie repliche, oltre alle due citate elenco: Don Pasquale, Guglielmo Tell, Rigoletto, Don Carlos, Arabella, Matrimonio segreto, Ballo in maschera, Cenerentola, Bohème, Gran Tamerlano, Re pastore, La pietra di paragone.

Nel La libertà, giornale di Piacenza, del 3-4-2003, il ricordo del suo debutto alla Fenice, dove, per l’indisposizione di un interprete, si decise di rischiare con una giovane debuttante:… incosciente come si può essere a 16 anni, mi ritrovai accanto al famoso baritono Galeffi. Non avevo paura, anzi ero desiderosa di cantare e recitare. Mi resi conto dopo che la professione richiede studio continuo e passi ben ponderati. 

Sul suo ritiro anticipato a soli 39 anni dice: … non ho mai consentito che la professione mi stravolgesse la vita. Mi piaceva tornare a casa, dedicarmi alle mie cose, vivere il mio privato tranquillamente… Diventata mamma, decise di smettere: Mi capitò a Lecce, davamo l’Elisir d’amore. Il tenore si preoccupava più di stare davanti ad un microfono che a seguire la mia interpretazione. Mi sentii assurda, quello non era più il mio modo di fare il teatro, così ho deciso di smettere.   

In un numero di Topolino (!!!)  del 1973, Margherita appare come una delle più giovani cantanti della lirica, appassionata di gatti, di caccia al tonno, di cercare e cucinare funghi… attività associabili alla sua frequentazione di Porto Venere, fra mare e monti,  vicino alla Cisa dove si trovano i migliori porcini, porticciolo dove i gatti sonnecchiano attendendo pesce in regalo… Margherita è lodata per le note stratosferiche, ottenute anche grazie alle sue pratiche natatorie, lei dedita da giovane alla pesca subacquea e da traino. È lodata per la qualità del canto, dove infonde il suo amore per la musica e per la vita. Ricorda che ha cantato in Rigoletto come Gilda per 423 volte… meno delle 800 di Felice Schiavi, ma in un periodo assai più breve. Ma la figura che Margherita sente più congeniale al suo io canoro è Lucia. L’articolo conclude che si può avere una foto con autografo scrivendo a I grandi amici di Topolino, Milano, via…. , si può ancora?   

Le seguenti note vengono dal volumetto Il dolce suono mi colpì, Omaggio a Margherita Guglielmi, a cura di Giuseppe Belloni, Olgiate Olona, 2004.

L’autore, Giuseppe Belloni, nota che seppe dell’esistenza della concittadina Margherita, solo quando, casualmente, ne ascoltò fulminato la voce da un giradischi nell’aria della pazzia della Lucia, a casa di amici. Nota che il primo contatto con un giornale locale, l’ Eco di Castellanza, era avvenuto quando la Guglielmi tornava da Praga, nel 1969, dove aveva cantato nella Lucia, diretta dea Ottavio Ziino, e dove cantavano Cappuccilli, Valdengo e Labò. Margherita sostituiva la Scotto che aveva cantato nell’edizione del precedente anno. Osserva che la Guglielmi aveva voce del classico soprano di coloratura, per estensione ed agilità.

Affascinante e dettagliato è il ricordo del primo incontro con chi ne scoprì le qualità canore, il professore Corbellini di La Spezia, poi sostituito da Gavarini. Papà le permise l’audizione sotto promessa che avrebbe rinunciato all’idea di divenire cantante se il giudizio fosse stato negativo. Leggiamo: andammo dal professore che ci accolse in una casa antica, con stanze dai soffitti altissimi, mobili massicci lavorati, odore di stantio e di vecchi libri… l’insegnante era anziano e aveva un aspetto nobile da vecchio musicista… cosa canti?… Verde Luna… ma che roba è?… al che io, gli proposi l’Ave Maria di Schubert che avevo già cantato in chiesa senza accompagnamento… alla fine mi disse, Senti cambiamo metodo. Si avvicinò al piano e batté una nota dicendomi: Fammi questa nota. Gliela feci immediatamente. Ne batté un’altra e io la rifeci subito. Ne batté un’altra sempre più veloce ed io all’unisono senza quasi lasciare intervallo gli rifacevo la nota… disse: Sulla voce di questa bambina non mi sento di esprimere un giudizio, ma è dotata di musicalità eccezionale.  Andò a lezioni da lui per alcuni mesi, con un concerto davanti alle reclute della marina; dopo un paio di anni, quattordicenne,  passò da Loris Gavarini (trentenne direttore d’orchestra) per lezioni sulla tecnica di respirazione. 

Aveva sedici anni, era il 1954,  quando Gavarini, che dirigeva alla Fenice di Venezia il Rigoletto, la chiamò in sostituzione dell’ interprete prima scelta; Galeffi, vedendo la Guglielmi, detta Cicetta…, che non aveva mai cantato con altri e non aveva fatto prove, sbiancò in volto. Galeffi le raccomandò di lasciargli intonato l’addio mio padre. Lei cantò intonatissima e lui, a voce alta e sentito dal pubblico, esclamò; Brava!  E dal pubblico vennero fiori, tanti fiori, garofani rosse e mimose, che il grande baritono raccoglieva e glieli porgeva. Con Galeffi ha cantato per 16 anni.

Continuò con le lezioni da Gavarini, facendo altri due Rigoletto, con il baritono Carlo Tagliabue, a 17 anni a La Spezia e  a 18 anni a Mestre.  Con Tagliabue ha cantato per 18 anni. Vinse poi l’audizione per Rosina nel Barbiere a Bruxelles, teatro La Monnai; dieci recite ben pagate, 80.000 lire l’una, in un tempo in cui lo stipendio di un operaio era sulle 40.000 lire, e di un professore di scuola media  sulle 60.000. Inizio della grande carriera di Margherita.

Ricordando i colleghi, il suo primo pensiero va ad Alfredo Kraus, con cui ha cantato in teatri di tutto il mondo. Lo giudica vero tenore lirico, capace di arrivare facilmente al re sovracuto, dalla eccezionale musicalità che gli permetteva di esprimere in modo eccelso i sentimenti dei personaggi che impersonava. Sempre elegante e signorile. Ai baritoni già citati aggiunge Felice Schiavi, che con la sua interpretazione portava il pubblico alla commozione. Dichiara Magda Olivero e Antonietta Stella vere signore della lirica. Ricorda come amica speciale Mirella Freni, incontrata nel 1961 per la prima volta a Bilbao. Donna di carattere simile al suo, con cui ha tanto riso, giocato e scherzato… e si sentiva spesso al telefono.

Margherita si è ritirata dopo 25 anni di carriera, dedicandosi, dopo alcune incertezze, all’insegnamento, in particolare a studenti giapponesi, cominciando al Rosetum di Milano (dove si fanno anche opere), e poi a casa sua. La lirica è ora più apprezzata e studiata in oriente (Cina, Giappone, Corea, Taiwan) che in Italia. In esami al conservatorio di Milano notò che in una classe di 52 allievi, 40 erano coreani, 2 giapponesi, 2 italiani.

Ulteriori informazioni su Margherita sono nel sito del citato premio Pavlova, da lei ricevuto nel 2013, premio dato nel 2015 anche al tenore Bocelli. Intervistata, Margherita si dichiara timida fuori dal palcoscenico, ma del tutto naturale in scena. Ricorda specialmente le tante volte in cui ha cantato in Russia, dopo la prima tournée con la Scala. Il pubblico russo è molto colto musicalmente; ha cantato anche in russo.

Sotto, frontespizio del libro sulla Guglielmi di Giuseppe Belloni.

Omaggio a Margherita Guglielmi, a cura di Giuseppe Belloni, Olgiate Olona, 2004
Omaggio a Margherita Guglielmi, a cura di Giuseppe Belloni, Olgiate Olona, 2004

La biografia è tratta dal volume Abbiamo amato Puccini. 108 incontri tra un matematico e il mondo della lirica, di Emilio Spedicato, Aracne, 2013.


il soprano Margherita Guglielmi in un camerino del Teatro alla Scala di Milano