IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Soprani non più in carriera. Capitolo 6: LELLA FARRELL CUBERLI 

Lella Farrell Cuberli

di Emilio Spedicato

Venuta dall’America, insegni ad una australiana

Eileen Farrel, che spesso appare con il nome del marito come Lella Farrell Cuberli, è giunta alla mia attenzione sia considerando i cast di varie opere che per suggerimento del soprano Franca Fabbri, che la conosceva, avendo entrambe studiato da Adelaide Saraceni.

Lella abita a Milano, in via Tadino, una parte di Milano di speciali ricordi per me. Nella vicina via Lazzaretto stava l’albergo Croce Bianca di mio nonno Emilio, amico del tenore Aureliano Pertile, il quale ogni tanto veniva a cantare. L’albergo, assai frequentato, era vicino alla Stazione Centrale prima che venisse spostata, alcuni anni dopo la morte di mio nonno, nella sede attuale. Mia madre andava alle scuole elementari in via Tadino. Vi andai anch’io dopo la laurea per studiare russo, nelle scuole serali di lingue del comune di Milano. Vicino sta l’albergo Puccini, ed una volta c’era un teatro. In questo albergo un cugino di mia madre nascose un personaggio ebreo ricercato, accompagnandolo in salvo in Svizzera. Era il politico e studioso Raffaele Cantoni, che partecipò all’impresa di Fiume di D’Annunzio, poi, fervente sionista, si scontrò con il fascismo; l’episodio avvenne a fine 1943.

Vado da Lella a fine febbraio 2013 (la data di morte riportata su Wikipedia è errata!), dopo una nevicata, accompagnato da Franca Fabbri. I due soprani si riconoscono subito nonostante gli anni passati, e ricordano la Saraceni. Sia Franca che Lella hanno gli occhi blu, mentre in percentuale notevole i soprani da me incontrati hanno avere gli occhi verdi. Lella vive in una casa di primo Novecento, in una zona che è stata poco bombardata. L’albergo che era stato di mio nonno ha passato la guerra intatto, mentre la casa della nonna vedova fu distrutta dall’ultima bomba su Milano. La casa di Lella è stata restaurata dal marito architetto. Troneggia un pianoforte Blüthner.
Lella ha l’orecchio assoluto, qualità che a volte crea problemi, evidenziando difetti negli altri; ricorda che da bambina indovinava subito le note. Cita per studi in merito il foniatra Franco Fussi di Ravenna e il medico Francese Alfred Tomatis, morto nel 2001. Tomatis ha fatto importanti studi sull’emissione e l’ascolto dei suoni e su come migliorarli.

Lella è texana. Nata ad Austin, visse a El Paso sino alla High School, fece il Texas Tex a Lubbock, e si diplomò a Dallas in canto, pianoforte, direzione e composizione. Nomi di città che mi ricordano quando da giovane giravo gli Stati Uniti in Greyhound, una volta facendo 7000 km da Miami a Vancouver e poi Stanford…

Lella ha sempre amato cantare, già a sei mesi cantava con la madre, appassionata di canto, mentre il padre amava ascoltare la musica strumentale. Anche la sorella aveva una bella voce, ma smise subito. A 13 anni ascoltò in disco Claudia Muzio e Rosa Ponselle. Ha amato specialmente le voci tenorili: Björling, un puro tenore; Di Stefano, forse unico, aveva studiato poco, ma era una forza della natura di grande comunicazione. Non ha mai sentito Bergonzi dal vivo, ma gli riconosce grande tecnica e voce molto personale. Ascoltare Corelli dal vivo, quando cantò al Met con la Tebaldi nell’Adriana Lecouvrer, fu un’esperienza travolgente. Era un uomo bello, il suo canto era divino nel repertorio eroico. Non ha sentito Del Monaco, il cui squillo è perduto nelle registrazioni; in Del Monaco mancano le sfumature che si trovano in Corelli. Cita infine Luis Alva, un signore sul palcoscenico, uomo bellissimo; il debutto di Lella alla Scala avvenne con lui, nel Ratto del serraglio del 1978. Io ricordo Alva anche per il suo bel cane nero che mi morsicò ad una gamba, ma nulla di grave, quando lo intervistai nella sua casa di Barlassina.
Lella ha debuttato in teatro alla Dallas Opera nella Butterfly, con la Scotto. Poi ebbe il ruolo dell’amante nel Tabarro con la Olivero. Poi quello di Ines nella Favorita con la Verrett.

Arrivò a Milano con una borsa di studio americana, nel 1972. Era sposata ad un italiano che aveva conosciuto a Dallas, dove lavorava come architetto. Non hanno avuto figli per incompatibilità con il lavoro. L’anno dopo debuttò nella Carriera di un libertino di Stravinsky all’ Accademia Chigiana, a Siena. Studiava a Milano con Adelaide Saraceni, insegnante di molti di quell’epoca, fra cui Franca Fabbri, Umberto Grilli, Fiorella Pediconi, Eugenia Ratti… La sua voce era di soprano lirico leggero, anche di coloratura. Non aveva problemi con il re sovracuto, ma non sviluppò il fa della Regina della Notte perché pericoloso per la voce.
Ama molto Handel, che ha cantato meno di quanto avrebbe voluto, ne ricorda la Rodelinda. Poi ricorda fra le opere in cui ha cantato di Bellini i Capuleti, di Donizetti la Lucia, Anna Bolena, Maria Stuarda molte volte, di Rossini poco buffo, Turco in Italia, di quello serio Mosè, Semiramide, molto amata, Elisabetta Regina d’Inghilterra disponibile in DVD, di Debussy, Pelléas et Melisande.

Ha smesso nel 1998 dedicandosi all’insegnamento, con studenti da tutto il mondo. Quando era in carriera non aveva mai pensato ad un futuro nell’insegnamento. Fra gli studenti, l’australiana Jessica Pratt, incontrata per questo libro, uno dei soprani più importanti degli ultimi anni.
In internet si trovano ulteriori informazioni, fra cui la lista delle sue registrazioni; non le ascolta mai! Poi una interessante intervista, apparsa nel G-Opera Magazine, dove esprime giudizi su soprani che l’hanno colpita. La Sutherland per la sua tecnica, sudava freddo quando la ascoltava; la Schwartzkopf, con cui sentiva molta affinità musicale; e naturalmente Maria Callas, che era un’artista totale, grandissima musicista e cantante.


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