Sperando di portare una ventata di frescura eccovi la leggenda del panettone
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Pompeo Maritati
Direte, che cavolo ci azzecca il panettone nel bel mezzi di una delle più calde estati della storia. Spero che parlare di un prodotto tipico invernale possa portarci un pò di frescura immaginando montagne, campagne e strade ricolme di neve.
Son da poco trascorse le feste natalizie, dove aldilà dei dolci della locale tradizione natalizia, di cui l’Italia ne va fiera, ha comunque fatto la sua solita bella presenza il Panettone.
Un dolce rigorosamente milanese che pare sia stato inventato, come sempre in questi casi, per pura casualità, nel XV secolo.
Si narra che nel 1474 a Milano, governata allora da Gian Galeazzo Sforza, il capo pasticcere di corte stava cuocendo il dolce di Natale. Pare che si trattava di un dolce molto amato dal duca, quando si accorge di averlo bruciato. Una tragedia, un errore clamoroso che poteva avere come conseguenza l’ira del duca.
Fortunatamente, uno sguattero di nome Toni. Costui, aveva appena finito di preparare un dolce, realizzato con gli avanzi trovati in dispensa. Altro non era che della di pasta lievitata con qualche uovo, zucchero, uvetta, canditi e spezie. Non solo il suo aspetto non era nemmeno molto invitante. In poche parole si presentava come un grande pane, ma costituiva l’unica cosa dolce che, in tempi brevi, si poteva servire al duca spacciandola come dolce di Natale. Il duca e i suoi commensali all’arrivo di quel pezzo di pane storcono il naso, una focaccia marroncina e informe, ma dopo l’aver assaggiato il “pan de Toni” è stato definito straordinario che il duca ordinò che diventasse il dolce di tutti i milanesi.
La storia del panettone, come quello che conosciamo oggi, ebbe inizio nel 1919 quando il milanese Angelo Motta iniziò a produrlo nella ormai tipica forma rialzata. Fu un’innovazione rivoluzionaria che cambiò letteralmente faccia al panettone. Motta ne raddoppiò il volume portandolo dalla forma di una focaccia, così come raffigurata già in un quadro del Seicento, a quella, per niente casuale, di un cappello da cuoco.
