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Storia del Carnevale gallipolino

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Carnevale-Gallipolino

Carnevale-Gallipolino

Di Laura De Vita

Il termine “carnevale” dal punto di vista etimologico trae il suo significato dal latino carnem levare, “togliere la carne”, ossia fare a meno della carne durante il periodo di Quaresima, una vera e propria penitenza che segue alla sfrenatezza della festa.
Il Carnevale ha radici assai lontane nel tempo: risale alle Carnascialate dei Greci e ai Saturnali dei Romani, durante i quali si celebrava il raccolto e si onoravano gli Dei con banchetti, canti e danze. Durante questo periodo di festeggiamento, le ordinarie gerarchie sociali subivano una sorta di capovolgimento, con padroni e schiavi che si abbandonavano liberamente ad ogni sorta di intemperanza.

A Gallipoli, il carnevale ha radici antichissime risalenti all’epoca medievale; inizia ogni anno il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate (in dialetto gallipolino Sant’Antoni de lu focu poiché patrono cristiano del fuoco, oppure Sant’Antoni de lu porcupoiché nell’iconografia tradizionale Sant’Antonio Abate è raffigurato con un piccolo maialino ai suoi piedi in quanto anche protettore degli animali), quando vengono accese le focareddhe, ossia enormi cataste di ramaglie d’ulivo.

Un tempo, attorno a questi falò si faceva baldoria al ritmo dei tamburelli e si consumava l’ancestrale rito del salto del fuoco per purificarsi dalle proprie colpe e attirare su di sé la virtù del coraggio. Inoltre, quando i falò si consumavano e si spegnevano, le vecchie nonne riempivano lu coppu (la pignatta di rame o di ferro) con la brace, che sarebbe servita a casa per riscaldarsi fino a quando non si andava a letto.
Il Carnevale allietava le lunghe serate invernali di tutti i Gallipolini, nobili e popolani, ricchi e poveri: i più facoltosi frequentavano gli sfarzosi veglioni in maschera nell’ex Teatro del Giglio che, dopo essere stato sfarzosamente restaurato durante il governo del Sindaco Michele Perrin, fu intitolato a Giuseppe Garibaldi ed ufficialmente inaugurato nel marzo del 1879; i più poveri, invece, nell’intimità delle loro case, organizzavano delle feste con parenti ed amici durante le quali venivano recitati componimenti dialettali ed eseguiti canti, musiche e balli.  


Col passare del tempo, il Carnevale di Gallipoli, dalle case private e dal Teatro, passò ad essere festeggiato per strada, diventando così una grandiosa festa di costume e di folklore. Infatti, fin dall’inizio del ‘900, ma in particolar modo dopo la Grande Guerra, per tutto il periodo carnevalesco ogni sera, tranne i venerdì, i Gallipolini si riversavano in Piazza Duomo, Via Antonietta De Pace e Piazza Mercato, allineandosi in due fitte file, l’una di fronte all’altra, ridendo ed applaudendo al passaggio delle maschere.

E tra coriandoli, confetti e il frastuono dei tamburelli, tutti, anche i più miseri, trascorrevano momenti di grande allegria. Allo scoccare, poi, della mezzanotte del giorno che precede il Mercoledì delle Ceneri, il popolo si dirigeva verso la Chiesa di San Francesco d’Assisi dove, al rintocco dell’antico campanone, tutti quanti si toglievano la maschera e si inginocchiavano poiché da quel momento iniziava la Quaresima. Il motto “Carniale meu chinu te mbroje, osci carne e crai foje” (Carnevale mio ricco di imbrogli, oggi carne e domani verdura) simboleggiava proprio il passaggio tra il periodo grasso del Carnevale e il periodo di digiuno e astinenza quaresimale.

Successivamente la tradizione carnevalesca arrivò anche nelle vie del borgo nuovo, mentre la prima grande sfilata di carri allegorici in cartapesta si ebbe a Gallipoli dopo la Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel 1954, e segnò il debutto di una rinomata scuola di arte cartapestaia. Il successo sempre crescente negli anni, ha portato il Carnevale di Gallipoli ad essere considerato una delle manifestazioni più note d’Italia, ottenendo nel 2006 un riconoscimento, quello, cioè, di essere inserito nel circuito delle Lotterie Nazionali, insieme al celeberrimo Carnevale di Viareggio.

La maschera tipica del carnevale gallipolino è Lu Titoru, ossia Teodoro, giovane soldato che, come la tradizione racconta, ritornò in famiglia dopo una lunga assenza, dopo aver patito il freddo, la fame e rischiato la vita in battaglia. Egli non sarebbe mai tornato in tempo per festeggiare il Carnevale se la sua anziana madre, popolarmente identificata nella Caremma, non avesse interceduto presso Dio (… o chissà, presso il Diavolo?), riuscendo ad ottenere una proroga dei festeggiamenti per altri due giorni.

Così, Teodoro ritornò a Gallipoli proprio il martedì grasso, ultimo giorno di carnevale e, preso dalla gioia e dalla foga di recuperare il tempo perduto, si ingozzò di salciccia e polpette, tanto da rimanerne strangolato. Sulla tragicomica storia dello sfortunato Teodoro e sul suo conseguente funerale, caratterizzato da toni esageratamente teatrali e grotteschi, grazie anche alla presenza di numerose chiangi morti (le prefiche che piangono la scomparsa del ragazzo), viene da sempre realizzato il gruppo mascherato che rappresenta ormai l’icona del carnevale gallipolino. La storia di Teodoro, prezioso esempio di saggezza popolare, ci insegna che la morte è sempre dietro l’angolo e che la vita, con i suoi piaceri e le sue frivolezze, è labile e fugace, e soprattutto, va vissuta con consapevolezza e moderazione. Certo è che il funerale de Lu Titoru rappresenta la messa a morte del carnevale medesimo, il suo splendido e drammatico momento finale, prima di entrare nell’austero periodo di Quaresima.

Un video per poter ammirare la bellezza dei carri carnevaleschi frutto di grande capacità artistiche dei maestri cartapestai gallipolini. Un evento quello del Carnevale di Gallipoli che nulla ha da invidiare a quelli più blasonati.

e per finire uno splendido video che non dovete perdervi

Il Promo Ufficiale del 74° Carnevale di Gallipoli dal tema “La Divina Commedia” – In video si vede Dante Alighieri, disturbato nel sonno dalla caduta di coriandoli…che richiamano la sua anima in giro per le mura di Gallipoli prima, e all’interno del castello di Gallipoli, poi. Un Dante frastornato, stupito, che all’interno del castello incontra Virgilio che donerà a lui qualcosa di speciale, da conservare segreta fino al suo arrivo all’interno dei capannoni in cui vengono realizzati i carri. Qui Dante svela il dono di virgilio…in un’esplosione di colori e divertimento. BUONA VISIONE !!! Carnevale di Gallipoli – 8 – 15 – 17 Febbraio 2015
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