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SUL CINEMA POVERO di Maurizio Mazzotta 2/13 – Cinema e Cinema

Cinema e Cinema di Maurizio Mazzotta

Cinema e Cinema di Maurizio Mazzotta

    di Maurizio Mazzotta

In un mio libro, Il cinema povero, ho raccolto la mia esperienza di filmaker, mettendo in risalto le differenze tra questo cinema e quello delle grandi produzioni. Presento anche la mia produzione proprio per mostrare i limiti di questo cinema e spiegare come e perché sia povero, e se c’è qualche pregio,  potrebbe essere dovuto -quasi un paradosso- proprio dalla povertà dei mezzi. In fondo a questo articolo si legge una breve sinossi del cortometraggio che si presenta, una foto e il LINK  per vederlo su ONE DRIVE

Numero 2 Cinema e cinema

Quanti possono essere i filmmaker nel mondo?! Più o meno quanti sono coloro che scrivono romanzi. Questo cinema è invisibile, meglio dell’invisibile, e oggi è una cinematografia parallela, che è stata resa possibile  dalla tecnologia – il digitale, i computer e i soft sempre più sofisticati – e i giovani dunque hanno un’altra opportunità di esprimersi.

Ovviamente questo cinema ha problematiche tutte sue, è completamente differente dal cinema delle case di produzione, delle star, del grande pubblico. Fondamentalmente  sono le caratteristiche della povertà, e paradossalmente questo cinema risulta arricchito. Si arricchisce il processo creativo, il percorso  che conduce alla realizzazione. Io prendo appunti sulle differenze, annoto i problemi che affrontiamo. Tanto per fare un esempio, assai significativo. Nel grande cinema si pensa il film in ogni aspetto e poi si trova tutto ciò che occorre, gli ambienti innanzitutto, ossia le cosiddette location. In questo cinema povero ciò non è possibile. Si pensa il film fino a un certo punto, quindi si cercano possibili location (gratis), e si torna a pensare o ripensare e  scrivere considerando gli ambienti che si hanno a disposizione.

E sono proprio le ambientazioni che per prime denunciano la povertà del film. Alcuni filmaker, per non dover cambiare la sceneggiatura o modificare un tantino la storia, non trovando una location di cui si avrebbe bisogno, per esempio un ufficio postale, si ”intestardiscono” per realizzare la scena in un’ ufficio postale  e cercano di crearne uno fittizio. Il risultato è un disastro, basta un’occhiata e si sorride se non addirittura si è disgustati -mi immedesimo nello spettatore- …e oggi, dopo un secolo di cinema, sono molti gli spettatori che resterebbero sconvolti dal tentativo di realizzare un ambiente senza i particolari che lo definiscono. Nelle grandi produzioni questa della ricostruzione di ambienti è affidata ad architetti scenografi, a maestranze esperte e si utilizzano materiali idonei a rivelare ciò che devono mostrare. A Cinecittà, almeno fino a poco tempo fa, le grandi costruzioni dei film colossal, terminata la realizzazione del film, restavano a lungo a rappresentare con la bellezza e le risorse utilizzate la potenza della grande industria cinematografica. Penso che proprio la ricerca della location sia occasione per il filmaker di risolvere problemi. E’ vero pure che il cinema povero è un continuo processo di creatività perché ogni fase presenta situazioni problematiche ed è questo che arricchisce di creatività la realizzazione di film che hanno limitate risorse finanziarie.

Altro aspetto che può presentare debolezze nella realizzazione è la recitazione degli attori, perché un vero attore costa e il filmaker preferisce  cercare gli interpreti tra amici e conoscenti. Spesso accade, specialmente quando si tratta di giovani che non hanno nessuna preparazione e si sentono registi solo per il fatto che hanno una telecamera e che in qualche modo sanno utilizzarla. accade che il filmaker non abbia neanche lui esperienze di recitazione e dunque è portato ad accettare qualunque prestazione di chi si trova  a dover vestire i panni di un personaggio. Anche qui occorre una soluzione del problema “recitazione”. Esempio:  il mio non attore doveva interpretare un barista simpatico e disinvolto con i clienti, e non ci riusciva. D’accordo con l’operatore alla telecamera decidemmo di riprenderlo a sua insaputa.  Io avrei tentato durante una pausa di farlo sorridere ed esprimersi con battute. Così mentre l’operatore riprendeva soltanto lui, io ho cominciato a distrarlo raccontandogli aneddoti buffi fino a che non si è messo a sorridere e a parlare spontaneamente.

Molti definiscono questo cinema indipendente, ma a me sembra  quasi una mistificazione. Oppure si tratta di una visione limitata della dipendenza-indipendenza. Chi parla di dipendenza si riferisce alla limitata libertà di idee, di espressione, al dover dipendere da un produttore, il quale a sua volta dipende dalle richieste del pubblico. Un filmmaker dipende dai soldi che ha in tasca. Non è poco: anche lui deve modificare le idee, e la realizzazione di queste idee. Perciò preferisco la definizione di cinema povero. Dunque dipendiamo tutti chi dalle imposizioni del mercato e dei produttori e chi dal misero budget di cui dispone.

So cosa significa fare un film per le grandi produzioni. In passato ho maturato dieci anni di contatti abbastanza stretti, esperienze di scrittura del film e di presenza su alcuni set di Cinecittà, di osservazioni attente sull’ organizzazione: tempi, luoghi, persone, contatti con maestranze, tecnici, e poi scenografi, costumisti, truccatori, fino agli interpreti. Tutto ciò mi serve per capire oggi cosa posso escludere e dunque cosa è veramente essenziale per fare un film in qualche modo valido.

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Presento il mio corto di 11 minuti dal titolo PERDIZIONE perché ho avuto la fortuna di avere a disposizione un grande supermercato. Il film ha avuto premi e riconoscimenti e per questo film nel 2009 mi è stato offerto uno spazio su IMDb (International Media data base. Portale di cinema) e nel 2011 sono stato invitato fuori concorso al festival di Berlino.

Questa è la sinossi:

Chi ha una mania la porta sempre con sé e riconosce chi la condivide. A volte l’incontro tra queste due persone porta alla… perdizione

Per vederlo: Perdizione.m4v

Quando appare lo schermo buio abbassare il cursore per far apparire la linea del

tempo e premere la freccetta

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