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TEST DI TURING (2024) A cura degli studenti e ricercatori del Liceo Classico D.A. Azuni di Sassari, corso Logico-Filosofico

a cura di: Brunetti Francesco Giacomo, Mameli Edoardo, Manca Fabio, Merella Francesco

Per determinare se l’uomo medio è in grado di discernere tra le risposte di un essere umano e quelle di un’Intelligenza Artificiale, abbiamo condotto una rivisitazione del celebre Test di Turing, ideato negli anni ’50 del secolo scorso per studiare i comportamenti intelligenti delle macchine. Abbiamo chiesto a ChatGPT di rispondere a quattro diverse domande di carattere filosofico, emotivo e sociale; alle stesse domande hanno risposto anche quattro persone di diverso sesso, età, percorso formativo e vissuto.

Dopodiché abbiamo realizzato un sondaggio rivolto agli abitanti della città di Sassari e dintorni, chiedendo loro di riconoscere la risposta generata dall’IA. Sulla base dei risultati abbiamo risposto alle domande scientifico-filosofiche che ci eravamo posti quando abbiamo iniziato il progetto, e abbiamo poi tratto le nostre conclusioni sulla questione. 

Il 2024 è stato l’anno in cui è stata registrata la maggiore diffusione nel grande pubblico di strumenti che fanno uso dell’Intelligenza Artificiale. Secondo un’indagine statistica condotta da “Osservatori Digital Innovation” del dipartimento di management del Politecnico di Milano[1], il 55% degli intervistati afferma che l’IA ha iniziato a far parte della loro quotidianità. Ci siamo quindi posti alcune domande: il livello di evoluzione raggiunto dall’IA è tale da risultare al cittadino medio indistinguibile da un altro essere umano? In quali scenari si può esplicare un simile livello di sviluppo?

  1. Livello di ricerca sull’IA attuale

Analizziamo quindi brevemente il livello che la ricerca scientifica ha raggiunto in questo campo. Uno studio[2] condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford ha analizzato la personalità dell’LLM (Large Language Model) ChatGPT, sviluppato da OpenAI, rilevando che è in grado di

superare il Test di Turing. Nonostante la valenza del risultato ottenuto, il team di ricercatori non considera questo strumento abbastanza affidabile per valutare il livello d’intelligenza dell’IA. Il chat bot, posto davanti a paradossi, giochi o domande in cui è costretto a prendere decisioni che simulano quelle che tutti noi siamo costretti a prendere nel mondo reale, si comporta in maniera straordinariamente umana. Stuart A. Thompson del New York Times[3] mette in luce come l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere usata come un potente strumento di disinformazione e propaganda. Nell’articolo riporta l’identificazione di più di 125 siti parzialmente o integralmente scritti da un motore di intelligenza artificiale, con il fine di diffondere false informazioni, bufale riguardanti celebrità e, in cima alla lista, consigli medici fasulli. Spesso questi link si trovano all’interno di altri siti sotto le false spoglie di pubblicità, adescando lettori mal informati.

Questa realtà è trattata anche da Massimo Leone[4], professore di Filosofia della Comunicazione presso l’Università di Torino, il quale individua nella semiotica e nella filosofia i mezzi per una navigazione a prova di falsi generati da IA. Attraverso l’utilizzo cosciente di queste discipline anche l’uomo medio può essere in grado di riconoscere gli articoli veritieri (oltre che quelli scritti da esseri umani).

Un gruppo di ricercatori delle Uuniniversità di Berlino, Bochum e Lipsia[5] ha pubblicato nel maggio del 2024 il primo articolo omnicomprensivo, ossia che analizza la capacità dell’essere umano, tenendo conto anche delle inclinazioni personali e di tutte le caratteristiche dei soggetti dell’insieme campione, di riconoscere l’intelligenza artificiale in ogni tipo di media, sostiene che il cittadino medio non è generalmente in grado di farlo.

Il testo completo della ricerca realizzata dagli studenti e ricercatori del Liceo Classico D.A. Azuni di Sassari, corso Logico-Filosofico è visionabile, scaricabile e stampabile attraverso questo format:


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