IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

The Passenger. Per esploratori del mondo, Dubai ed Emirati Arabi Uniti, Iperborea 2025, pag. 192

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di Marisa Cecchetti

A chi non è stato a Dubai e magari non ne avrà occasione, gli articoli e le opinioni di giornalisti e scrittori, le foto che arricchiscono Dubai ed Emirati Arabi Uniti offrono un viaggio alternativo che invita a porsi domande, e sorprendono positivamente le parole dello sceicco Mohammed bin Zayed al- Nahyan (MbZ), attuale presidente degli Emirati Arabi Uniti, pronunciate nel 2015 a Washington: “La nostra migliore scommessa in questo periodo in cui abbiamo tanta ricchezza è investire tutte le nostre risorse nell’istruzione perché ci sarà un tempo, tra cinquant’anni forse, in cui vedremo partire dai nostri porti l’ultimo barile di petrolio a bordo di una nave[…] Se il nostro investimento di oggi sarà giusto […] quel giorno noi festeggeremo.”

Con questa consapevolezza gli Eau puntano sulla diversificazione economica e sugli investimenti straordinari in istruzione e infrastrutture, di cui gettò le basi lo sceicco Zayed bin Sultan, fondatore e primo presidente della federazione, proclamata lo stesso giorno della indipendenza dall’Inghilterra, nel dicembre 1971. Lui “convinse i capi delle tribù locali a unirsi in una sorta di monarchia federale.” Sette emirati diversi tra loro che si affacciano sul golfo Persico, capitale governativa Abu Dhabi, capitale di finanza e affari Dubai, che fino a cinquant’anni fa erano modesti villaggi di pescatori e pastori nomadi – ad Abu Dhabi nel 1960 c’era un solo edificio in muratura circondato da capanne di fronde di palma, le barasti-, ora vedono innalzarsi nel cielo grattacieli che svettano come torri, il Burj Khalifa con i suoi 829 metri di altezza, il Bury al Arab, la vela.

Ma siccome ricchezza, abbondanza, possibilità di accedere al lusso non sono purtroppo sinonimo di felicità, è stato istituito il Ministero della Felicità e del benessere, affidato a una donna. Senza dimenticare che c’è una grossa disparità numerica – infatti la popolazione maschile raggiunge il 70%- senza tralasciare gli stupri e i femminicidi familiari, pur non essendo realizzata la piena parità di genere, qui le donne lavorano anche fuori della famiglia, accedono all’istruzione, vivono nel complesso meglio delle donne degli altri paesi arabi e del nord Africa.

Fatti gli emirati, lo sapeva bene il fondatore, si dovevano fare gli emiratini – come è successo a noi dopo l’unità d’Italia -, parecchie infatti sono le differenze tra gli abitanti delle montagne, delle oasi e i beduini, così come la differenza tra i dialetti. Per questo la scuola e il servizio militare, obbligatorio per i maschi facoltativo per le femmine, possono essere di aiuto, e servono a rinforzare il senso di identità nazionale, insieme al mantenimento di tradizioni e leggende, come la corsa dei cammelli, la caccia col falcone, la grande celebrazione dell’indipendenza con le frecce quadricolori. Si tratta di una federazione “giovane, autonoma, cosciente dei suoi mezzi e lungimirante”, che punta al primato a tutti i costi, che vuole l’eccellenza anche in architettura, pronta a distruggere quello che non è venuto bene, con architetti che assecondano le richieste dei committenti locali e i loro capricci.

Mentre si punta sullo sviluppo nei settori del commercio, turismo, digitalizzazione, miglioramento delle tecniche di estrazione -questo significa per loro energia pulita- la ricchezza attuale è basata sul petrolio che fu trovato la prima volta nel 1962 a largo di Abu Dhabi e di cui si prevedono estrazioni ancora per novanta anni. Sganciati dallo sfruttamento dei pozzi da parte di compagnie americane o europee, gli Eau hanno una bassa tassazione, istruzione e sanità gratuite, piani pensionistici generosi, agevolazioni su benzina e gas, tanto che l’ingorgo di auto li caratterizza, per fortuna alleggerito dalla metropolitana di Dubai, del 2009, ampliata per l’Expo 2020, che copre una rete di ottanta chilometri. Aspetti, questi ultimi, che attraggono molti stranieri, infatti ci sono undici milioni di stranieri contro un milione di emiratini, ragione per cui è necessario mantenere salda la identità e la storia.

Ma ad alte retribuzioni corrisponde un alto costo della vita, la attrazione del lusso, dell’eccellenza, del nuovo a ogni costo. Nonostante le buone leggi con cui si tende a mantenere una condizione di armonia, non è facile neppure negli Eau la vita dei lavoratori stranieri a basso costo, operai sfruttati, mal pagati o addirittura non pagati, senza alcuna tutela legislativa o sindacale; allo stesso modo è vulnerabile la posizione delle donne straniere impiegate nel lavoro domestico, con un evidente squilibrio di potere tra datori di lavoro e lavoratori.

Una “autocrazia tribale – queste le parole dello scrittore Jim Krane sugli Eau -formata da sette monarchie guidate da governanti locali in modo autocratico”, dove la libertà di espressione e associazione sono limitate, non ci sono partiti politici né sindacati indipendenti, internet è monitorato e bloccati i siti ritenuti critici dal regime, elementi su cui gli Eau basano la stabilità e il progresso economico, aperti comunque a partnership multiple e soprattutto agli Usa. Con una classe dirigente capace di “anticipare la direzione degli eventi, posizionandosi e riposizionandosi sempre un momento prima degli alleati e dei rivali”, scrive Eleonora Ardemagni. “Il modo in cui la leadership emiratina rincorre l’eccellenza.”


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