Tito Barbini, L’amore nell’età grande, Arkadia editore 2025, pag. 172

di Marisa Cecchetti
“Con il passato non si è liberi perché è andato, con il presente lo si è poco perché sfugge, ma il futuro, anche se breve, è la più grande prospettiva di libertà che abbiamo.” Così scrive Tito Barbini in questo romanzo che aveva in mente quando era già avanti con gli anni: nel suo rifugio in un’isoletta greca pensava di inventare una storia d’amore tra due età molto distanti, con tutte le problematiche e i pregiudizi che poteva sollevare. Gli venne in aiuto la sorte, infatti presto: “Lui ebbe modo di capirlo perché quello che accadde, accadde proprio a lui. Aveva cominciato con l’idea di un romanzo che gli sarebbe piaciuto scrivere mentre ancora viveva un periodo in cui gli sembrava di aver raggiunto un porto tranquillo e sufficientemente sicuro. Invece di lì a poco fu tempesta come se le sue parole di scrittore l’avessero richiamata.”
Il romanzo racconta una storia d’amore tra un settantenne e una ragazza più giovane di trentacinque anni, dunque con quella prospettiva di libertà ancora da sfruttare. “Lui le ripeteva spesso che si era innamorato della sua testa e quella dichiarazione aveva fatto riaffiorare in Matilde i ricordi delle sue letture, delle sue grandi donne, della sua Frida. Ma anche Matilde gli diceva spesso che poteva innamorarsi solo di un uomo che le risvegliasse il cervello.”
Li unisce la passione, ma anche la ricerca della bellezza e il loro comune amore per la letteratura, per la scrittura: “La parola scritta era stata il filo che aveva permesso il loro incontro. Anche per questo doveva essere enormemente grato alla scrittura.” Nella vita di scrittori, poeti, artisti che si sono amati nonostante la grande differenza di età, trovano la conferma che li sottrae al giudizio: “I libri sono importanti. Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.”
Così la finzione letteraria si intreccia con la vita, e per tenerla un po’ a distanza si sceglie di narrare in terza persona di Paolo e Matilde: loro si muovono e vivono dentro il pensiero di chi narra, che non può sottrarsi a riflettere sul fragile equilibrio e allo stesso tempo sulla potenza di quel sentimento. Per Paolo il tempo si estende all’improvviso, non ha limiti, mentre Matilde, che l’ha cercato quando lui si trovava in Patagonia, sperimenta un rapporto dove trova calore, sensibilità, sicurezza e passione. Lei vive la serenità del loro rifugio nel bosco, una villetta bianca dove torna dopo il lavoro, dove appoggia la testa sulle gambe di Paolo davanti al camino acceso, o in estate gli porta le more raccolte nel bosco.
Lui ha viaggiato da ogni parte del mondo dopo avere chiuso con l’impegno politico: “migliaia di chilometri trascorsi alla rinfusa tra Ande e oceani, deserti e ghiacciai, tende e zaini, spagnolo e portoghese, strappi in treno e spostamenti in barca.” Ha scritto molti libri, ha vissuto momenti storici del ‘900 che vanno ben oltre il tempo di vita di lei.
E ha il suo luogo del cuore, quella piccola isola del Dodecaneso dove ama vivere tra i pescatori e seguire i ritmi degli isolani: nemmeno la passione per Matilde può trattenerlo dal ritornare a Astypalea Tuttavia ora è davvero una nuova stagione di vita, “placato dalle sue inquietudini. Liberato da quel disagio dalla politica da cui era partito. Con la nostalgia per la sua isola che poteva tenere sotto controllo.”
Se la storia è una riflessione ininterrotta, come un dialogo interiore di Paolo – un de amore e un de senectute – esi arricchisce di continui riferimenti letterari che ci portano nella vita di scrittori e artisti, allo stesso tempo ci fa percepire il timore e lo stupore che si provano davanti a un magnifico dono a cui sarebbe doloroso rinunciare. Matilde ha portato tutta la bellezza e la forza della sua giovane età, e diventa ogni giorno più legata alla vita di Paolo. La ascoltiamo e la vediamo attraverso la voce e gli occhi di lui. I momenti narrativi compaiono in maniera episodica, come ricordi che punteggiano la storia, le danno concretezza, la distinguono da un percorso interiore, e rimangono come immagini di sogno nella mente di chi legge.
Passano quattro anni, ma per loro il tempo non scorre equamente, “ora sapeva che i suoi giorni e i suoi anni non sarebbero stati gli stessi di Matilde, anche a viverli insieme.” Per questa ragione, “immancabilmente, a ogni domanda o accenno di progetto di futuro, Paolo le ha risposto: Il presente ci basta.” Perché “Amare Matilde era un modo per invertire il tempo, per far durare un giorno, un anno.”
Una storia delicata, profonda, anche nella sofferenza di un inevitabile distacco; una sfida al tempo, un inno alla vita, ma anche una sfida a qualsiasi tipo di pregiudizio è questo amore nell’età grande, dove la forza vitale si scopre già nel rifiuto della parola vecchio.