IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Un crisantemo, una zucca e un panettone

Panettone zucca e crisantemi

di Eleonora Mozzi

Oh inusitata commistione!

Letteralmente im/pertinente.

Mi sia concesso qual certo stupore e pure, lieve, turbamento dinanzi a questa congerie curiosa che mi ha tutta l’aria d’una scriteriata giustapposizione.

Ma procediamo per ordine.

Alla vigilia della festa d’Ognissanti mi reco al discount sotto casa, comodissimo per qualunque evenienza dell’ultimo momento; qualche acquisto o cosuccia di poco conto, e non di più, visto che non eccelle, certo, per la convenienza; contravvenendo a quel che, fino ad un tempo ancor recente, era il contrassegno d’ogni negozio di questa categoria, ovvero, cospicuo, ragguardevole risparmio rispetto ai megastore che, per inciso, ancor non mi avvezzo a chiamar con questo nome e che tra me e me, “nel recinto dei denti”, appello col caro nome d’un lessico famigliare dileguato e un po’ retrò, vale a dire – Grandi Magazzini –.

Un’insolita concitazione, dalla quale i feriali giorni, a Dio piacendo, sono immuni, già sulla soglia mi accoglie sinistra.

Capannelli di individui in fervore di mani che non hanno pace nell’accaparrare, soppesare, frugare, palpicciare, imbustare rapido, per tema, quasi, d’un improvviso assalto e scippo finale, proprio sul più bello, dico, quando la merce conquistata, si direbbe a suon di busse, sta per scivolare nell’apposito sacchetto.

Insomma drappelli di bipedi in febbrile smania di procurarsi quanto più cibo possa entrare nelle capacissime sporte (avete fatto caso? Prima non ne esistevano di così smisurata grandezza), non senza esercitare erculee pressioni di tutte e due le mani; spinta sovrumana che, talvolta, pur non impedisce, sconcia tracimazione di lattughe, involti di salami dai quali sporge indecente un breve cordame in guisa di catenella a chiuder l’insaccato e così via di seguito.

Ma si venga al continger che ci preme.

In lunga teoria di contigua esposizione singolare, sfilano immoti: crisantemi, zucche perforate in guisa di strabuzzati orrorifici occhi e panettoni in formato mignon non scevri di piccola sorpresa al loro interno (una felice sintesi del natale e della pasqua insieme?).

E mani, mani che si incontrano, si scontrano si intrecciano, non in amorosa stringa, piuttosto in affanno di rivale e salda presa, per garantirsi in singolare mucchio, il panettone che, accosto troppo, sciupa di già il sodo crisantemo, con la zucca che, in equilibrio malcerto e pencolante, rischia di rovinare a terra e malamente spoltigliarsi in arancione polpa.

Trasalisco in un ristare attonito e perplesso, come dev’esser quello del pesce che in un guizzar fuori dall’acqua di inavvertito slancio, si trovi a guardar l’esterno e non conosca niente.

A differenza sua, io sono a corto di rassicuranti acque a richiudersi rapide su di me a fugar lo sguardo altrove.

Mia unica risorsa è un supercilioso dietrofront repente.

Tuttavia, uscendo, rapida, dalla molesta sarabanda, mi urge un interrogativo che mi pretende più attenzione di quanto sarei disposta a spenderne.

Cosa accadrebbe se sul sepolcro del caro defunto si deponesse, con amorevole cura, che so, la zucca che occhieggia sinistra e spaventevole il dintorno, o il panettone, espulso in prematuro parto settimino (due mesi ancora ci separano dal Santo Natale), o da dentro la gentil manina del bimbetto in imminente tour del consueto – Dolcetto/Scherzetto, torreggiasse un bel crisantemo turgido e gonfio nel suo pieno rigoglio?

Dunque, siate accorti a non confondere e scompigliar le cose, ché nell’abbaruffio cialtrone e imprevidente non si levi, il sogghignare risonante di chi ci spia – dall’alto o dal basso – non ci tange.


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