IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Una grande crisi mondiale

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Il quindicinale on line Il Faro Italiano

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Di Eliano Bellanova. L’oraziano “laudator temporis acti”, che presume la lode del passato in considerazione di una sua ipotetica superiorità, non trova oggi occhi e orecchi. E, forse, è giusto che sia così.

Il bel tempo antico, il “sol nel passato è il bello”, sono anch’essi locuzioni che, non fornendo alcun contributo al presente e al futuro, possono perfino inquietare.Guardare il presente con oggettività, senza drammatizzare e senza entusiasmi, è cosa, tuttavia, più facile a dirsi che a farsi, specialmente se dall’osservazione debbano crearsi i presupposti per una ripresa sociale, culturale, economica e politica.Avere “ovattato” i giovani, precludendo loro la comprensione o il semplice ragionamento sull’andamento del mondo politico, ha prodotto risultati che oscillano fra il deleterio e il catastrofico.

L’Editore Eliano Bellanova

Ne sono derivate generazioni totalmente indifferenti al tanto meglio-tanto peggio, al punto che, presentatosi il peggio, esse non hanno saputo né come dimensionarsi, né come reagire. Infatti i giovani, che dovrebbero essere il simbolo del cambiamento, dell’alternativa e, ove sia necessario, della ribellione, si sono dimostrati timidi, introversi e chiusi a ogni pensiero “diverso” da quello ufficiale, che – come storicamente provato – è, non raramente, fuorviante e gravido di menzogne, con annessi pericoli di ogni ordine e grado.In un contesto in cui l’espropriazione della coscienza si è compiuta attraverso una vita-non vita fatta di denaro a buon mercato, di caratteri deboli o insignificanti, di smancerie, di falsa dolcezza, di eccessi di ogni genere – instaurare una “dittatura telematica” non è supposizione folle, ma, forse, crudele realtà.

L’Editore che consiglia di scrivere “la tua vita in casa”, a seguito degli arresti domiciliari per coronavirus, rappresenta un tassello del mosaico costruito dall’universo politico per partorire un paradigma letterario su un “incidente di percorso” nel cammino dell’umanità. È ovviamente pretestuoso e assurdo fare letteratura da un diario giornaliero monotono, come potrebbe essere il famoso menu fisso dei ristoranti della nostra penisola.La “cosa”, apparentemente insignificante, è in effetti un prodotto ammannito dalle “supreme sfere”, utilizzando un Editore compiacente, “collaborazionista” e “credibile”. Il messaggio, conseguente, giunge attraverso una “fonte attendibile”, che, a prima vista, non ha i crismi dell’encomio servile.

Non diversamente accade per altre tematiche. I rappresentanti dello Stato che fanno aprire la busta della spesa, i mascherini-toccasana (sui quali gli esperti di settore litigano da mane a sera), i guanti, l’isolamento “sociale”, i distanziatori, etc., rientrano nel quadro teorico della lotta al coronavirus, in sostanza nell’ottica di una dittatura telematica di incalcolabili dimensioni. Microchip, schedatura, compilazione del foglio di percorso, multe, minacce, “avvertimenti” e altro ancora, preludono a una dittatura disumana quale non si era mai ventilata nemmeno nei tempi bui del nazismo, fascismo e comunismo sovietico e maoista.L’economia non può che subire catastrofiche conseguenze dalle limitazioni poste in essere, limitazioni che dividono il mondo della scienza e della cultura, sulla base di un “divide et impera” che fa chiudere “in attivo” i conti per la politica.L’Italia ha costituito sempre un cattivo esempio per il mondo, fin dalla costituzione del Regno nel 1861.Accreditata di essere terra di pensatori, poeti, scienziati, artisti, letterati, etc., ha potuto cavalcare la tigre delle più infauste “combinazioni”.Quando il colonialismo era agonizzante si dette a una politica di conquiste “extrametropolitane”. Quando i moschettieri del cambiamento avanzavano con il liberalismo e il socialismo, si dette a una politica retriva, clericale e illiberale.

Dopo il Primo Conflitto Mondiale (allora l’epidemia di “spagnola” provocò molte vittime), cavalcò la tigre dell’autoritarismo, al punto che il Partito Socialista partorì due “frutti maligni”, il Fascismo e il Comunismo, pressappoco nello stesso periodo: un parto gemellare con caratteristiche dei due “neonati”, che, pur presentando analogie, risultarono diametralmente opposti, e non perché uno fosse Caino e l’altro Abele, ma perché il socialismo, come Crono, aveva divorato i suoi figli.Incredibilmente, l’Italia rappresentò un modello per tanti Stati europei e, in genere, mondiali: in Germania, il Nazionalsocialismo (che era uno “speciale socialismo”, come il Fascismo); in Ungheria la dittatura di Horty; in Spagna il regime franchista; in Francia i simpatizzanti del Fascismo e del Nazismo, etc…Nel caso coronavirus molte nazioni hanno tenuto presente il “modello Italia”, salvo pentirsi per tornare a se stesse allorquando abbiano notato i catastrofici effetti sull’economia.

Il Presidente uscente di Confindustria, Boccia, aveva ipotizzato, sulla base non di sole supposizioni e sensazioni, che circa il 70% delle imprese ed esercizi commerciali sarebbe stato a rischio chiusura, con conseguenze facilmente comprensibili per l’economia nazionale. Il successore Bonomi non si è ancora sbilanciato, ma i vertici di Confindustria, Confcommercio e Confartigianato, presumono (sempre sulla base di constatazioni credibili) che chiuderanno un terzo delle aziende e un altro terzo andrà in sofferenza.Rivelatasi (finora) la “promessa” di 400 miliardi di euro per le imprese da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, più una “verbosa” millanteria che una realtà concreta, non resta che un “modello Italia” tutt’altro che credibile.Stati Uniti, Spagna, Francia, Germania, etc., dopo averlo adottato, lo hanno ricusato per l’assioma “rimedio-peggiore del male”.Attualmente il “sistema-Italia”, posto che non sia nella direzione di una neo “dittatura social-comunista pentastellata”, presenta un futuro angoscioso.Ripartire il 4 maggio, farlo gradualmente, dimensionare il lavoro, dimenticare le ore di punta, ridurre l’orario lavorativo, usare mascherini, guanti, disinfettanti, sono parole dall’estetica appetibile, come le belle poesie senza significato, ma con un ritmo rimato incantevole.

Trasferita tale “poesia” nella realtà socio-economica significa non avere la più pallida della ripartenza di un’impresa. L’impresa non è un Palazzo di Governo (Palazzo Chigi sarebbe potuto essere chiuso senza danni, Camera e Senato, idem) o un’istituzione burocratica o una scuola di ogni ordine e grado. È cosa infinitamente più complessa, della quale non si può continuare a discutere con i “professorini ministeriali” o con i sindacati o con i “consiglieri”, talvolta fraudolenti.Il Gabinetto Conte desume che la ripartenza della grande impresa (che dovrebbe essere la più sovvenzionata dalla sua ipotetica “potenza di fuoco”) sia sufficiente per far decollare la ripresa. È evidente che ignora che l’88% del PIL è fornito dalle piccole e medie imprese, dagli esercizi commerciali e dall’artigianato, mentre il rimanente 12% è dato dalle grandi imprese. Investendo dunque nel settore grandi imprese, si protegge o si salvaguarda soltanto il 12% del PIL.

Ne consegue che il salvataggio delle grandi imprese (molte si trasferiranno all’estero) non sarà sufficiente per dimensionare in una nuova ottica il futuro economico-finanziario italiano.Le piccole e medie imprese, a loro volta, non saranno in grado di ottemperare, senza un intervento massiccio da parte del Governo, alle disposizioni in materia di salvaguardia sanitaria e di messa in sicurezza.Tutto ciò sembra un ostacolo insormontabile e tale potrebbe essere. Non lo sarebbe nel caso lo Stato intervenisse con l’emissione di “carta moneta a termine”, ovvero di carta moneta ad uso interno per la messa in sicurezza, il salvataggio delle imprese e per garantire il reddito ai cittadini, che, diversamente, non potranno certo salvarsi, meno ancora con i 600 e 800 euro, per giunta spesso elargiti senza un criterio credibile e valido.Reddito di cittadinanza, reddito di emergenza… sono strumenti efficaci, nel caso in cui servano come volano di crescita e non per sopravvivere dal punto di vista alimentare.

Ci siamo abituati a credere che il popolo italiano debba ragionare di pancia, come volevano per quello sovietico Lavrenti Beria e Josif Stalin. Dalla crescita della popolazione si ricavano gli strumenti per la pancia e per la mente. Pertanto il denaro dovrebbe essere convogliato verso piccole e medie imprese perché tornino a produrre e assumano personale con l’aiuto dei 600 o 800 euro. Tale impiego del denaro sarebbe nella direzione dell’incremento produttivo e del salvataggio delle imprese, non in direzione di una benevola “elemosina”, fine a se stessa e totalmente improduttiva.È molto evidente che non si possa continuare a ragionare nei termini limitati imposti dall’attuale compagine governativa.

Altre e più illuminate energie necessitano in un periodo di grave emergenza.Adagiarsi nella mediocrità, supponendo che da questa possa generarsi un sistema proficuo e virtuoso, è pura chimera. E se è comprensibile che il Governo abbia fatto “tutto ciò che ha potuto”, si dedurrà che proprio questo “assioma” sia il suo invalicabile limite.Eliano Bellanova(Editoriale sul prossimo numero della Rivista IL FARO ITALIANO)

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