IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Uno scienziato Vescovo Giuseppe Candido

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Candido-Giuseppe-vescovo-Scienziato

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Di Pompeo Maritati

In questi giorni sono stato particolarmente attratto da un libro che, a dire il vero, inizialmente avevo un po’ sottovalutato. Trattasi di una edizione anastatica degli scritti di Giuseppe  Candido curata da Alfredo Calabrese, Alessandro Laporta e Livio Ruggiero. Inizialmente, di fronte a questo inatteso dono, son rimasto  un po’ perplesso e solo dopo aver sfogliato qualche pagina mi sono reso conto di trovarmi di fronte ad un bel pezzo di storia della nostra piccola ma splendida città.

Un personaggio il Vescovo Candido,  che attraverso gli studi sull’elettricità,  aveva conseguito dei significativi riconoscimenti internazionali. Si era dedicato con fervore e spiccato acume alla realizzazione dei primi orologi elettrici.  Furono propri gli studi sull’applicazione dell’elettricità al movimento ed alla suoneria dei pubblici orologi, sino ad allora frutto di insuccessi da parte di tanti illustri fisici, che fecero di lui un apprezzato  scienziato.

Il suo geniale intuito lo portò a capire la motivazione degli insuccessi dei suoi predecessori, che dipendevano dalla mancanza di una pila che emettesse energia costante. Giuseppe Candido volle presentare la sua Pila denominata a diaframma regolatore, all’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1867. La sua invenzione fu premiata con la prima delle menzioni d’onore accordata ad un espositore italiano di “Elettricità”.  

Dopo la pila costruisce il Pendolo Elettromagnetico Sessagesimale. Trattasi di un pendolo elettrico che oscillando mediante attrazione e ripulsione elettromagnetica, batte esattamente i secondi, motivo per cui fu chiamato sessagesimale. Il 9 ottobre 1868 a Lecce, primo in tutta Italia,  iniziò a funzionare il suo orologio elettrico sessagesimale. Successivamente furono messi in azione quelli del Liceo Palmieri il 12 giugno 1870, quello della Prefettura il 19 ottobre dello stesso anno e quello dell’Ospedale Civile il 7 settembre del 1878.

Questa autorevole figura di scienziato, assume una peculiare valenza nel constatare che egli  nel 1881 viene nominato Vescovo di Nicastro e dopo sette  anni viene mandato nella diocesi di Ischia dove nel 1907 dopo una lunga malattia morì. Le sue spoglie riposano tutt’ora ad Ischia. C’è da sottolineare che  anche la sua attività pastorale è stata un successo, risultando particolarmente stimato ed amato dai suoi fedeli. Si ritiene che se Giuseppe Candido non avesse avuto il peso dell’attività pastorale, grazie proprio alla sue grandi doti intellettive, i suoi studi e le sue ricerche avrebbero ulteriormente lasciato un segno indelebile nella storia dell’Elettricità.

Infine, con orgoglio salentino, desidero riportare un piccolo stralcio del discorso del Cav. Prof. Cosimo De Giorgi*  in occasione dell’inaugurazione del medaglione di bronzo che il sindaco di Lecce, Giuseppe Pellegrino, volle fosse realizzato in onore dell’opera svolta dal Candido.  La manifestazione si tenne l’11 maggio del 1899 presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico di Lecce.  E’ una testimonianza storica dello stato evolutivo della nostra città, che in quei decenni,  nella seconda metà del  XIX secolo, nulla aveva a che invidiare per modernità alle altre cittadine italiane.

Signori, questa tarda ma giusta rivendicazione giunge nel momento più opportuno, oggi che la nostra città mostra di non voler essere seconda a nessun’altra del Bel Paese nelle feconde applicazioni dell’elettricità.  Osservatelo. Nel 1859 Lecce vide il primo esperimento pubblico della luce elettrica. Nel 1861 i telegrafi elettrici dello Stato sostituirono gli antichi telegrafi ad asta. Nel 1868, auspice il Candido, l’elettricità  fu destinata alla divisione ed alla trasmissione di quel tempo che per gli inglesi, più che per noi, è sinonimo di moneta. Ventuno anni dopo alla stessa forza fu affidata la parola all’interno e nei dintorni di questa città; ed il servizio telefonico fu inaugurato il 1° agosto 1889 pochi giorni prima dell’arrivo tra noi del nostro re Umberto I. Dopo nove anni una vasta officina elettrica sorse presso la nostra Villa Garibaldi e nel giugno del 1898 partirono da Lecce i primi Tramways elettrici che percorsero la strada ferrata, lunga dodici chilometri e mezzo dalla nostra città alla rada di San Cataldo sull’Adriatico.”

                            Pompeo Maritati

  • (Lo stralcio del Cav. Cosimo De Giorgi è stato integralmente riportato dal libro: “Giuseppe Candido” Edizione anastatica curata da Alfredo Calabrese, Alessandro La porta e Livio Ruggiero)
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