Associazione Culturale Circuiti Dinamici – Milano “Mostra Identità” a cura di Lorenzo Argentino e Sonia Catena
Di Serena Rossi
Due o tre volte all’anno ci faccio un giro ed è sempre un piacere vedere mostre di arti visive di grande valore. E’ un po’ in periferia la sede di Circuiti Dinamici, si scende col metro verde a Abbiategrasso e poi ci sono 7 minuti a piedi, si cammina di fianco alla Biblioteca Chiesa Rossa e si entra in un percorso interno a grandi case popolari, tra esse si formano dei cortili pubblici molto suggestivi.
Da più di 20 anni conosco l’Artista e Curatore e Professore di liceo Lorenzo Argentino, serio, simpatico, sempre al lavoro, sempre dietro alla cultura e alla sua diffusione, sempre in mezzo ai giovani, un tempo l’Associazione culturale si chiamava Bertolt Brecht e stava in via Padova, ora Lorenzo con l’aiuto di Sonia Catena, lavora in questo piccolo mondo incantato, sembra di essere in un film di Fellini….
Ieri ho voluto fargli un saluto ed ho approfittato per visitare la mostra Identità organizzata come bi-personale premio per due Artisti già riconosciuti grandi in questo circuito: Ilaria Piazza e Matteo Cavadini.
Tutti e due gli Artisti usano come medium la fotografia ma in modi molto diversi ai fini di una ricerca sull’identità.
La Piazza ricerca nella quotidianità con foto di famiglia canoniche e che presentano elementi nuovi “Spiazzanti” come nell’opera Noia Domestica dove la scena è regolare con interno di un salotto con bambini e nonna sul divano, a un esame più attento si vede chiaramente che la nonna è legata stranamente ad un asciugacapelli da un tubo. Molto americana, alla Duane Hanson -Scultore statunitense (Alexandria, Minnesota, 1925 – Boca Raton, Florida, 1996) per intenderci.
Infatti tra le caratteristiche più immediate della corrente artistica della scultura e pittura iperrealista americana c’è quella del voler creare l’illusione della realtà. Le sculture di Duane Hanson, per esempio, danno l’impressione – a chi vi si trova davanti – di trovarsi di fronte a un vero essere umano. L’inserimento di alcuni dettagli specifici conferiscono un’ulteriore dose di realismo alle realizzazioni, portando l’osservatore a mettere in dubbio le proprie certezze, confondendo la realtà del quadro o della scultura con l’illusione di una fotografia o un essere umano in carne e ossa. Questo senso di inquietudine che pervade lo spettatore è frutto di uno straordinario connubio tra arte e tecnica di tutti gli artisti iperrealisti americani.
Tornando alla Piazza poi con opere Assenza e Do not disturb l’artista si ribella all’autorità: non ho genitore, non ho testa…fino ai delicati ma pungenti quadretti fotografici del progetto Vanitas in cui ci sono foto di rose e di fiori con elementi della natura fusi ad essi, ghiaccio e fuoco. Elementi naturali buoni ma insieme avversi sempre spiazzanti.
E con cornice di vecchi rami secchi di rosa pieni di spine o cocci di piatti rotti alleggeriti da scheletri di farfalle che volano via, leggeri. Leggerezza-pesantezza insieme, femminilità suprema.
L’analisi di Matteo Cavadini usa sempre la fotografia come medium ma ha un’impronta più classicheggiante. Sono scatti immediati e poi elaborati di particolari del corpo umano resi sculture architettoniche con nudi e vuoti. Ci sono esposti libri d’artista originali con suoi ritratti interamente nudo dove scrive:…creatore, creativo, uomo, divino…E poi ci sono due grandi ritratti del suo viso uno con molto trucco e l’altro tutto infangato, c’è la presenza della sua identità ma nascosta da una maschera di trucco. Sembra dire: ti stupisco o ti scandalizzo, nudo, e mi vedi in volto ma io non ci sono, sono mascherato, non sono tuo, non mi offro a te.
Non sono tuo ma mio.
Proprio la settimana scorsa ho visto a teatro lo spettacolo di Pirandello Uno nessuno centomila e ho già avuto a che fare sul tema della ricerca della propria identità con il protagonista dell’opera Vitangelo Moscarda e ora ai Circuiti Dinamici, grazie alla selezione esperta di due maestri della curatela d’arte contemporanea che sono Lorenzo Argentino e Sonia Catena, questa nuova mostra dal nome appunto Identità mi rende più dolce il sapore della ricerca e la sua metabolizzazione.
Le manifestazioni del sé in movimento e della ricerca eterna del proprio io interiore sono magicamente qui dimostrate, indagate ed esternate con opere convincenti e di indubbio valore estetico.