IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Ipazia d’Alessandria e altre storie. Un libro di Vincenzo Fiaschitello

Ipazia d'Alessandria

Ipazia d'Alessandria

Recensione di Serena Rossi

Sorprendente e piacevolissima prosa, spesso poetica, questa raccolta di otto racconti di Vincenzo Fiaschitello si snoda con naturalezza, densa di profonda cultura, attraverso una lingua trasparente, immediatamente comunicativa, e un lessico essenziale, che tengono lontano ogni velleità o ambizione decorativa e artificiosamente descrittiva.

La figura di Ipazia, filosofa, astronoma, matematica, è ricostruita dall’autore tra verità storica e immaginazione, poiché nulla è rimasto dei suoi scritti. La sua immagine emerge dal contesto storico-politico: donna coltissima, pagana, in lotta con Cirillo, il vescovo cristiano di Alessandria. La sua tragica fine per mano dei fanatici monaci sobillati da Cirillo colpì profondamente i suoi numerosi discepoli, uno dei quali vi assistette impotente: “Annichilito dal dolore, appiattito in un angolo di quel luogo così profanato, pensavo come il vescovo Cirillo con questa crudeltà reggesse le sorti della fede cristiana”.

Uno dei suoi carnefici l’aveva “sollevata nuda sull’altare…con ferocia inaudita Pietro le spaccò il petto e trasse fuori il cuore sanguinante…Dov’era la sua bocca, la sua lingua, la sua voce ardita che si alzava dentro la scuola e fuori per le strade della città, pronta a spiegare, a chiarire, a togliere dall’ombra spettri e idoli che allontanavano i cuori e le menti dalla ricerca della verità?”.

L’autore chiude il racconto con un accenno critico nei confronti della Chiesa, che ovviamente il lettore può far proprio o respingere. Sin dall’epoca dell’illuminismo il vescovo Cirillo fu considerato il mandante dell’assassinio di Ipazia. Voltaire ne fece una martire laica, in nome del libero pensiero.

Se la Chiesa ha ammesso il suo errore per la condanna di Galilei da parte del Santo Uffizio e ha chiesto perdono “nel caso di Ipazia non c’è stato un atteggiamento simile. Anzi nemmeno un qualche imbarazzo, dal momento che in un discorso recente (2007), il pontefice Benedetto XVI parla di Cirillo, santo e dottore della chiesa, come di un vescovo che ad Alessandria all’inizio del V secolo seppe guidare la Chiesa con somma energia”.

Storia di Ipazia: Ipazia d’Alessandria (in latino Hypatia), scienziata e filosofa greca, è ancora oggi un simbolo della libertà di pensiero, a 1600 anni dalla sua uccisione per mano di fanatici religiosi. Nata fra il 355 e il 370 (c’è incertezza sulla data esatta) presso Alessandria d’Egitto, fu una importantissima matematica, filosofa ed astronoma.

Ippazia

Figlia del noto filosofo Teone, studiò fin da giovanissima nella enorme biblioteca d’Alessandria, e ben presto fu a capo della Scuola Alessandrina. Donna di enorme cultura, di lei non sono rimasti scritti probabilmente a causa di uno dei tanti incendi che distrusse la biblioteca (c’è incertezza fra gli storici ma la distruzione della Biblioteca Alessandrina potrebbe essere avvenuta proprio durante la vita di Ipazia, nel 400). Nonostante l’assenza di suoi scritti, altri filosofi del tempo ne parlano come una delle menti più avanzate esistenti allora.

Arrivò a formulare anche ipotesi sul movimento della Terra, ed è molto probabile che cercò di superare la teoria tolemaica secondo la quale la Terra era al centro dell’universo.

Ipazia viene ricordata anche come inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, strumento con il quale si può misurare il diverso peso specifico dei liquidi. In filosofia aderì alla scuola neoplatonica, anche se secondo le fonti storiche lo fece in modo originale ed eclettico, e non si convertì mai al cristianesimo (uno degli elementi che la condannò a morte). Oltre a tradurre e divulgare molti classici greci (è grazie a lei ed al padre se le opere di Euclide, Archimede e Diofanto presero la via dell’Oriente tornado poi in Occidente moltissimi secoli dopo), insegnò e divulgò fra i suoi discepoli le conoscenze matematiche, astronomiche e filosofiche all’interno del Museo di Alessandria, che a quel tempo era la più importante istituzione culturale esistente.

In un clima di fanatismo, di ripudio della cultura e della scienza in nome della crescente religione cristiana, Ipazia venne trucidata nel marzo del 415, lapidata in una chiesa da una folla di fanatici. Il suo nome è tornato famoso durante l’Illuminismo, quando molti autori hanno iniziato a ricordarne la sua libertà di pensiero e l’alto livello a cui erano giunti i suoi studi. Da allora viene ricordata come un simbolo della libertà di pensiero e dell’indipendenza della donna, oltre che come martire del paganesimo e in generale del dogmatismo fondamentalista.

Al suo nome è dedicato il Centro Internazionale Donne e Scienza, creato nel 2004 dall’UNESCO a Torino per sostenere lo studio, la ricerca e la formazione in particolare delle donne scienziate del Mediterraneo. Il suo essere donna infatti, in un clima di fanatismo religioso, fu un aggravante per la sua posizione di persona di libero pensiero. La religione cristiana in espansione non accettava che la donna potesse avere ruoli importanti nella società, men che meno una posizione libera come quella sua, capace di aprire le menti e di non inchinarsi a nessun dogma. Inoltre in un clima in cui si imponeva alle donne di girare con velo e di restare chiuse in casa in posizione di subordinazione all’uomo, non poteva essere accettato che una donna formulasse ipotesi sul funzionamento del cosmo intero.

Vincenzo Fiaschitello

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