IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La Trascendenza Temporale. Ma dove va il tempo? Fondamenti Filosofici del Sogno dell’Eterno Presente (Capitolo 6/25)

Il Simposio di Platone

Il Simposio di Platone

di Pompeo Maritati

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Le origini del Sogno dell’Eterno Presente possono essere tracciate in molte tradizioni filosofiche, con particolare enfasi su pensatori come Platone, Plotino e Heidegger. Attraverso l’analisi di concetti come l’atemporalità, la contemplazione e l’esistenza autentica, esploriamo come il pensiero filosofico ha contribuito a delineare il terreno fertile per questa visione del tempo.

La definizione di “Sogno dell’Eterno Presente” sembra essere una frase poetica o filosofica che potrebbe avere diverse interpretazioni a seconda del contesto. La prima cosa che mi viene in mente è un desiderio di vivere in un momento senza tempo, un’esperienza di consapevolezza completa e senza distrazioni legate al passato o al futuro. Il sogno potrebbe rappresentare un desiderio di vivere nel presente in modo completo, senza essere intralciati da preoccupazioni o rimpianti. Il concetto di eterno presente è spesso associato a pratiche spirituali o filosofie che enfatizzano la consapevolezza del momento attuale, come il mindfulness o la meditazione. In queste pratiche, l’obiettivo è di essere completamente immersi nel presente, senza essere disturbati dai ricordi del passato o dalle ansie per il futuro.

Quindi, il “perché sogno?” potrebbe indicare una riflessione sulla natura umana di sognare e desiderare, anche quando si aspira a vivere nel presente. I sogni potrebbero rappresentare i desideri, le aspirazioni o le speranze che persistono nonostante il desiderio di abbracciare pienamente l’eterno presente. Come avrete ben capito ci stiamo muovendo su un terreno molto delicato e complesso, a volte difficile da interpretare perché trattasi di argomentazioni, che più che filosofiche, potrei definirle fantasie se non proprio dei sogni, anche perché la linea di demarcazione tra fantasie e sogni è alquanto labile.

Le Radici Filosofiche della Trascendenza Temporale

La trascendenza temporale, una concezione filosofica che si innalza al di sopra della linearità del tempo, affonda le sue radici in un ricco terreno filosofico che ha attraversato secoli di pensiero. Esplorare queste radici ci permette di comprendere meglio come la visione dell’eterno presente si sia sviluppata e plasmata attraverso le menti dei filosofi che hanno sfidato il dogma della temporalità lineare.

Il termine “contemporaneità lineare” non è una locuzione comunemente utilizzata o consolidata nel linguaggio corrente, e la sua interpretazione potrebbe variare in base al contesto specifico in cui viene utilizzata. Tuttavia, possiamo prendere in esame alcune possibili interpretazioni:

  1. “contemporaneità” come coesistenza nello stesso periodo temporale, allora “contemporaneità lineare” potrebbe suggerire una concezione del tempo in cui gli eventi o le situazioni si dispiegano in modo sequenziale, uno dopo l’altro, seguendo un ordine lineare;
  2. un’altra possibile interpretazione potrebbe essere legata al concetto di linearità nel tempo, implicando che gli eventi si susseguono senza deviazioni o cambiamenti significativi nella direzione temporale;
  3. la   “Contemporaneità lineare” potrebbe anche suggerire l’idea che eventi o fenomeni distinti coesistono in modo ordinato, seguendo un ordine temporale lineare senza sovrapposizioni o complessità temporali.

Platone[1] e l’Ideale Atemporale

Platone, colui che ha plasmato le fondamenta della filosofia occidentale, ha offerto un contributo significativo alla nostra comprensione della trascendenza temporale. Nel suo mondo delle Idee, Platone immaginava un reame atemporale e immutabile, in cui le forme ideali esistevano indipendentemente dal fluire del tempo. Questo concetto fornì un primo assaggio di un’esistenza al di fuori della stretta prigione temporale.

Plotino[2] e la Contemplazione dell’Uno

Plotino, filosofo neoplatonico del III secolo, portò avanti l’eredità di Platone e sviluppò il concetto di trascendenza temporale attraverso la sua idea dell’Uno. Per Plotino, la trascendenza temporale era raggiungibile attraverso la contemplazione dell’Uno, un principio supremo al di là delle dualità temporali. La fusione dell’anima con l’Uno consentiva una visione atemporale ed eterna.

Heidegger[3] e l’Esistenza Autentica

Nel XX secolo, Martin Heidegger, filosofo esistenzialista, si immerse nella riflessione sulla temporalità umana. La sua analisi del “Dasein” (l’essere umano) portò alla concezione dell’essenza temporale dell’uomo. Tuttavia, Heidegger suggerì che la trascendenza temporale non veniva dalla fuga dal tempo, ma dall’accettazione autentica del nostro essere nel mondo. La consapevolezza della nostra temporalità, per Heidegger, era fondamentale per raggiungere la trascendenza.

Bergson e il Flusso Creativo del Tempo

Henri Bergson[4], filosofo francese del XIX e XX secolo, sfidò la concezione meccanica e statica del tempo. Bergson teorizzò il tempo come un flusso creativo e continuo, un’energia vitale che anima l’universo. Attraverso la sua idea di “durée” (durata), Bergson suggerì che la trascendenza temporale si trovasse nell’esperienza diretta del fluire del tempo, piuttosto che in una realtà al di fuori di esso.

Conclusioni e Intrecci Filosofici

Le radici filosofiche della trascendenza temporale rappresentano un intreccio complesso di idee che si sono evolute nel corso della storia del pensiero. Da Platone a Bergson, le diverse prospettive offerte da questi filosofi ci invitano a considerare la trascendenza temporale non come una fuga dal tempo, ma come una comprensione più profonda e consapevole della nostra relazione con esso. La ricerca di un’esistenza al di là della linearità temporale continua a ispirare la riflessione filosofica, portando avanti il dibattito sulla natura stessa della nostra esperienza temporale.


[1] Platone è stato un filosofo antico greco nato attorno al 427 o 428 a.C. ad Atene. Allievo di Socrate, fondatore dell’Accademia di Atene e maestro di Aristotele, Platone è considerato uno dei pensatori più influenti nella storia della filosofia occidentale.

Le sue idee sono principalmente presentate attraverso i dialoghi, una serie di scritti in forma di conversazioni filosofiche tra Socrate e altri personaggi. La sua opera più celebre è “La Repubblica”, in cui esplora concetti come la giustizia, la teoria delle idee e la struttura ideale dello Stato.

Platone ha introdotto la nozione delle “forme” o “idee”, sostanziali e immutabili realtà che stanno dietro alle apparenze sensibili. Questo concetto ha avuto un impatto significativo sulla filosofia successiva. La sua teoria politica, esposta nella “La Repubblica”, ha influenzato il pensiero politico e sociale per secoli. Platone credeva nella necessità di un governo guidato dai filosofi, i “guardiani”, che avrebbero compreso le idee e agito per il bene della società.

La sua influenza si estende anche alle sue riflessioni etiche e metafisiche, aprendo la strada a una vasta gamma di interpretazioni e dibattiti nel corso dei secoli. La sua eredità nella filosofia occidentale rimane profondamente radicata, evidenziando l’importanza e la durata del suo contributo al pensiero umano.

[2] PLOTINO: Plotino è stato un filosofo di origine egiziana vissuto nel III secolo d.C. ed è considerato una delle figure più influenti del neoplatonismo, una corrente filosofica che ha avuto un impatto duraturo sulla tradizione filosofica occidentale.

Plotino studiò a Alessandria d’Egitto prima di trasferirsi a Roma, dove fondò la sua scuola filosofica. Gran parte del suo pensiero è giunta a noi attraverso le “Enneadi”, una serie di trattati filosofici che rappresentano il nucleo delle sue idee.

La filosofia di Plotino è fortemente influenzata dal pensiero di Platone e Aristotele, ma presenta anche elementi di misticismo e spiritualità. Uno dei concetti chiave è la sua visione delle “tre ipostasi” o “tre principi”: l’Uno, l’Intelletto e l’Anima. L’Uno rappresenta l’assoluto, la sorgente da cui derivano tutte le cose. L’Intelletto è la sfera delle idee o forme divine, mentre l’Anima è responsabile per la molteplicità e la vita nel mondo materiale.

Plotino enfatizza la necessità di risalire dalla contemplazione del mondo materiale verso la comprensione delle realtà più elevate, in particolare attraverso la meditazione e la riflessione filosofica. La sua visione aspira alla purificazione dell’anima e alla sua unione con l’Uno, un processo di ritorno all’origine divina.

L’eredità di Plotino è notevole sia nella filosofia che nella teologia cristiana. I suoi insegnamenti hanno influenzato filosofi medievali come Agostino d’Ippona e influenzarono la mistica cristiana. La sua concezione delle tre ipostasi ha anche avuto un impatto sullo sviluppo della dottrina trinitaria nel cristianesimo.

[3] Martin Heidegger è stato un filosofo tedesco del XX secolo, nato nel 1889 e morto nel 1976, noto per il suo contributo significativo alla filosofia continentale. La sua opera più celebre è “Essere e Tempo” (Sein und Zeit), pubblicata nel 1927, che ha avuto un impatto profondo sulla filosofia del XX secolo. Heidegger ha introdotto il concetto di “essere-nel-mondo”, sottolineando la relazione stretta tra l’essere umano e il suo ambiente. La sua analisi fenomenologica si concentra sull’esperienza diretta e concreta, esplorando il significato implicito nelle strutture dell’esperienza quotidiana. Ha esaminato criticamente il ruolo della tecnologia nella modernità, sottolineando l’importanza di una riflessione approfondita sulla nostra relazione con la tecnologia e il suo impatto sulla nostra esistenza.

Heidegger è stato coinvolto in controversie a causa del suo sostegno al partito nazista durante il Terzo Reich in Germania. Questo aspetto della sua vita ha sollevato domande etiche, ma nonostante ciò, la sua filosofia ha continuato ad esercitare una notevole influenza sulla teoria filosofica, letteraria e culturale. La sua eredità è complessa e dibattuta, ma la sua analisi della condizione umana, della temporalità e della relazione con il mondo continua a stimolare il pensiero filosofico contemporaneo.

[4] Henri Bergson è stato uno dei più grandi filosofi francesi del Novecento, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1927. La sua opera ha superato le tradizioni dello spiritualismo e del positivismo ottocenteschi, proponendo una visione dinamica e creativa della realtà. Bergson si occupò soprattutto del problema del tempo, distinguendo tra il tempo della scienza, che è misurabile e spazializzato, e il tempo della coscienza, che è vissuto e qualitativo. Quest’ultimo è chiamato da Bergson durata, ed è la forma fondamentale dell’esistenza. Per conoscere la durata, Bergson sostiene che non basta l’intelligenza, che è adatta a trattare le cose statiche e materiali, ma occorre l’intuito, che è una forma di simpatia con la vita interiore. L’intuito ci permette di cogliere l’originalità e la novità di ogni momento, senza ridurlo a schemi predefiniti. Bergson applicò il suo metodo intuitivo anche allo studio dell’evoluzione biologica, sostenendo che essa è guidata da uno slancio vitale, una forza creatrice che genera continuamente forme nuove e imprevedibili. Lo slancio vitale si manifesta anche nell’arte, nella morale e nella religione, che sono espressioni della libertà umana. Tra le opere principali di Bergson ricordiamo: Saggio sui dati immediati della coscienza (1889), Materia e memoria (1896), L’evoluzione creatrice (1907) e Le due fonti della morale e della religione (1932). Bergson fu un filosofo originale e influente, che seppe comunicare le sue idee con uno stile brillante e suggestivo. La sua filosofia ha avuto un impatto profondo sulla cultura francese e internazionale, ispirando pensatori, scrittori e artisti.

Il Capitolo 7° sarà online il 10 di marzo.

Per prendere visione dei Capitoli precedenti:

CAPITOLO 1°

CAPITOLO 2°

CAPITOLO 3°

CAPITOLO 4°

CAPITOLO 5°

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