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Realismo e Neorealismo Correnti involontarie: un libro di Angelo Piemontese

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Copertina Realismo-e Neorealismo

Copertina Realismo-e Neorealismo

di Salvatore Conte

Realismo e Neorealismo. Correnti   involontarie: prima tappa del viaggio attraverso la narrativa italiana, specchio della storia, della cultura e della nostra società dal 1929 ai nostri giorni

Dopo la pubblicazione nel 2019 del saggio Riflessi sull’anima. Incontro-scontro di Cesare Pavese col suo tempo, Angelo Piemonteseha constatato la mancanza di un’opera organica che trattasse della narrativa italiana dagli Anni Trenta del Novecento all’inizio del nuovo Millennio. Esaminando eventi storici, culturali e sociali, ha creduto opportuno dividere il lungo periodo in tre fasi: la prima, dal 1929 al 1955, segnata dal ritorno al romanzo di ispirazione realista; la seconda dal 1956 alla caduta del muro di Berlino del 1989, conosciuta come l’epoca del Postmoderno, e la terza che va dall’ultima parte del XX secolo ai nostri giorni.

            Ad oggi Piemontese ha pubblicato le prime due parti e sta lavorando alla terza, che si presenta molto più complessa per il numero incredibile di opere narrative pubblicate annualmente e per la mancanza di una tendenza/proposta prevalente.

            Nel 2021, presso la Genesi Editrice di Torino è uscito Realismo e Neorealismo. Correnti   involontarie, che analizza punti di contatto e differenze fra il Realismo dagli anni del fascismo e quelli postbellici, ricostruendo i tratti storico-culturali dell’Italia dalla fine degli Anni Venti alla metà dei Cinquanta del Novecento, con al centro l’esame di circa cinquanta fra romanzi e raccolte di racconti e i dibattiti che hanno preceduto e accompagnato la loro uscita. Si parte da Gli indifferenti di Moravia del 1929 e si arriva a Metello di Pratolini del 1955. Di ogni opera viene fornito contenuto, struttura, lingua e critica.

La narrativa realista diventa, così, il treno che percorre le tappe decisive della storia italiana dalla dittatura fascista – che oggi è completamente travisata, vista la distorta conoscenza che se ne ha – ai tragici avvenimenti della Seconda guerra mondiale, foriera di lutti e distruzione, alla lotta per la Liberazione dal nazifascismo e alle speranze suscitate dalla nascita dello Stato Repubblicano. I romanzi e i racconti esaminati disegnano, quindi, una Storia e una Geografia dell’Italia spesso finite nel dimenticatoio. Attraverso il confronto parallelo di elaborazione critica, dibattiti e produzione narrativa, il libro vuole far emergere i caratteri peculiari di un’epoca fondamentale per la nostra cultura, ricca di enormi passioni, drammi e speranze, poi naufragate, oggi ingiustamente ignorata.

            Il Saggio, che si articola in otto capitoli, esamina preliminarmente ildibattito culturale svoltosi in Italia dalla Grande depressione allo scoppio della 2^ Guerra mondiale e la contemporanea produzione poetica e narrativa, della quale ultima ripercorre i momenti che vanno dalla crisi del romanzo alla svolta degli Anni Trenta, con la ripresa sotto … i bombardamenti, che, fra il 1939 e il 1942, ha visto la pubblicazione di: Il seme sotto la neve di Ignazio Silone, Paesi tuoi di Cesare Pavese, Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini, Don Giovanni in Sicilia di Vitaliano Brancati e Signora Ava di Francesco Jovine.

Alla breve stagione dell’unità antifascista corrisponde una letteratura calata nella storia, che ha al centro le varie facce dell’esperienza resistenziale, cuore della corrente involontaria – secondo la definizione di Maria Corti – del Neorealismo, del quale il saggio cerca una definizione fra le varie interpretazioni critiche, dando poi un’ampia esemplificazione delle opere più significative. Così, per le varie declinazioni della Resistenza, sono esaminati i romanzi Uomini e no di Elio Vittorini, Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, La casa in collina e La luna e i falò di Cesare Pavese. Come testimonianza delle dolorose memorie, conseguenti alle tragedie frutto delle dittature fascista e nazista, il focus critico riguarda Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi e Se questo è un uomo di Primo Levi. Dei drammi della guerra e del dopoguerra, invece, visti da vari punti di vista, danno conto Oreste Del Buono con Racconto d’inverno e La parte difficile, Giuseppe Berto ne Il cielo è rosso e Mario Tobino con Il deserto della Libia.

Nella seconda metà degli Anni Quaranta, mentre si va verso la rottura dell’unità nazionale, nata per combattere il nazi-fascismo, i romanzi indagano sulla violenta nascita del regime in Italia (Cronache di poveri amanti di Pratolini, Il compagno di Pavese, Le terre del Sacramento di Jovine), o sull’involuzione della borghesia (Il diavolo sulle colline e Tra donne sole di Pavese).

La definitiva rottura del fronte antifascista avviene dopo i risultati delle elezioni del 1948, che innescano una serie di discussioni sul ruolo della cultura, sul rapporto fra politica e letteratura, dando vita alla cosiddetta battaglia per il realismo, nata a seguito della pubblicazione del Metello di Vasco Pratolini, centro di una dura polemica, rinfocolata dalla crisi del 1956, scaturita dalla denuncia dei crimini staliniani da parte di Kruscev e dalla rivolta di Budapest. In questo clima si inseriscono due opere narrative ambientate nella Capitale: Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini e i Racconti romani di Alberto Moravia.

Il Saggio riporta, quindi, le varie interpretazioni sul momento in cui si è concluso il Neorealismo, soffermandosi sull’Inchiesta di Carlo Bo del 1951, che ne ha fatto un bilancio in diretta.

Il Capitolo conclusivo della ricerca è un mini saggio sull’opera di Beppe Fenoglio, che tratta le due tematiche prevalenti del periodo esaminato: la povertà del mondo contadino e le speranze, rapidamente svanite, della lotta resistenziale, che hanno il loro vertice ne La malora da un lato e in Una questione privata e Il libro di Johnny dall’altro.

Francesco Paolo Tanzj nella Postfazione sottolinea che “Questo intenso e quanto mai complesso lavoro di Angelo Piemontese giunge in un periodo – quello dell’attuale pandemia – che purtroppo ricalca temi di distruzione e di ri-costruzione che amaramente riconducono gli anni 30/50 del secolo scorso ai tragici eventi che stiamo attualmente vivendo. Il dolore infatti, della catastrofe subita e il conseguente anelito verso una possibile rinascita hanno attraversato e attraversano la storia dell’umanità e le opere letterarie riflettono i patimenti subiti, le ansie e la determinazione a percorrere – negli scritti e nella vita stessa – ogni ipotizzabile via di personale, ma anche e soprattutto collettivo, riscatto sociale e psicologico”.

Dal canto suo, Sandro Gros-Pietro, poeta, scrittore, critico letterario ed editore, scrive: “Sono convinto dell’assoluta  necessità di questo libro di Angelo  Piemontese che concentra l’attenzione su due correnti specifiche della letteratura italiana, il Realismo e il Neorealismo, che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento, esaminate sia attraverso il vasto materiale creativo dei romanzi usciti in quel periodo sia attraverso l’ancora più ampia letteratura critica che si è sedimentata su tali novità, quest’ultima consultata con massima diligenza a principiare dalla fine degli anni Quaranta dello scorso secolo per poi arrivare fino a oggi. L’argomento è tanto più importante perché mette a fuoco come per la prima volta nei sette secoli dalla nascita della lingua italiana si sia verificato un dibattito sulle correnti di stile della letteratura dominato da autori principalmente di produzione narrativa e non più da soli poeti, innovando i secoli precedenti che hanno fatto di quella italiana la Letteratura dei Poeti per antonomasia. Il periodo d’oro della narrativa italiana è collocato nel trentennio che va dagli anni Trenta ai Cinquanta del Novecento, nel quale i romanzieri si sono affrancati in via definitiva e irreversibile dalla soggezione culturale patita verso i Poeti”.

Antonio Catalfamo, docente dell’Università di Messina, occupandosi del Saggio, sottolinea che Angelo Piemontese affida alla critica il compito «umanistico» di «comprendere il mondo» attraverso la specificità dell’opera letteraria, che usa dei modi espressivi particolari, ma che, nel contempo, è manifestazione di tutta un’epoca, di «contesti» più ampi (storico-politico, economico-sociale, ideologico, culturale, letterario), e, quindi, per dirla con Giuseppe Petronio, è «attività umana» che si intreccia con tutte le altre «attività umane» e ci offre i connotati di un’intera civiltà”.

Ricordato che il libro affronta la spinosa questione del ruolo dell’intellettuale attraverso il dibattito sulle riviste del tempo, l’illustre Studioso focalizza l’attenzione sul “metodo che Angelo Piemontese (coraggiosamente, lo ripetiamo) ha voluto utilizzare, quello «umanistico» […] in controtendenza rispetto ad una critica “ufficiale” che ama fuggire dall’analisi della realtà negandola, in diverse varianti, dallo «strutturalismo», che, nella forma estrema affermatasi in Italia segnatamente a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, considera il testo letterario come «autosufficiente», «autoreferenziale»”. Invece Realismo e Neorealismo. Correnti involontarie, per Catalfamo realizza quel «ritorno a De Sanctis» auspicato da Gramsci, individuando nell’opera letteraria l’«unità inscindibile» tra «forma» e «contenuto», dando vita ad una «critica integrale» che combina analisi interna ed analisi esterna del testo. Un «ritorno» che ora comincia ad essere auspicato pure da altri studiosi di valore, passando in rassegna un esercito di scrittori, di poeti, soffermandosi dettagliatamente sulle loro peculiarità. Poi focalizza la sua attenzione su alcune figure che ancor oggi animano il dibattuto critico, come Vittorini, Pratolini, Pavese, Fenoglio. Alla fine, aggiunge, il libro si occupa della crisi del Neorealismo e delle cause della sua fine. Anche qui il Nostro rifugge dalle interpretazioni affrettate e in linea con le mode di turno. Conduce un’analisi articolata, che attinge alla critica del passato e del presente, senza discriminazioni. Offre una soluzione aperta, imperniata su diverse opzioni.

Angelo Piemontese, Realismo e Neorealismo. Correnti involontarie, Genesi Editrice, Torino, 2021, pp. 409, euro 16,00.

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Angelo Michele Piemontese è nato nel 1949 a Peschici (FG), dove vive.

Insegnante di Lettere soprattutto nelle Superiori, ha pubblicato vari testi inerenti autori e cultura locali.

Nel 2019 presso Tracce di Pescara è uscito il saggio Riflessi sull’anima. Incontro-scontro di Cesare Pavese col suo tempo, seguito nel 2020 da Il cigno di Peschici. La tragica vicenda umana del maestro-poeta Michele Carpentieri (1881-1910), presso Peschiciana, Peschici.

Nel 2021 ha pubblicato Realismo e Neorealismo: correnti involontarie, Genesi Editrice, a cui ha fatto seguito, a Gennaio 2023 Il lungo addio all’impegno. La narrativa italiana dalla Ricostruzione alla caduta del muro di Berlino, con lo stesso Editore torinese, seconda parte della progettata esplorazione sulla cultura e sulle principali opere che hanno visto la luce nell’arco dal 1929 a oggi.


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