IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

2/5 Il trionfo delle emozioni

Emozioni-

Emozioni-

di Maurizio Mazzotta

“Le emozioni devono essere controllate dalla ragione”: frase che non considera che l’emozione è il motore e la ragione è l’autista, e noi sappiamo che l’autista decide il percorso ma non può intervenire sulla potenza del motore. L’emozione non può essere repressa, bensì educata, come d’altronde anche la ragione.

Mi viene in mente un fatto di sei anni fa che trovai allora, e lo trovo ancora, notevole. Non sono un giornalista e dunque non intervengo subito su ciò che accade intorno a noi, di cui veniamo a conoscenza, oppure semplicemente su ciò che leggiamo, e quando ci sono eventi che toccano la mia visione del mondo e dell’uomo, penso  che io debba “decantarli” e solo se reggono al tempo e diventano accadimenti emblematici,  all’occasione “esco” con le mie riflessioni.

Papa Francesco in aereo sei anni fa disse che avrebbe dato un pugno a chi avesse offeso la madre.

 – Roma, 15.01.2015. Il papa dice: “… ma se il mio amico dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno. Ma è normale”. (Agenzia Vista) –

Papa Francesco, in aereo, fu ripreso dalla televisione e il mio ricordo è preciso. Frase decisamente autentica, il gesto accompagnava la parola. Qui, a distanza di tempo, riprendo il fatto, perché mi è piaciuto e lo trovo positivo, coerente col mio discorso. 

Secondo Il comando delle “due guance”: Se ti danno uno schiaffo, offri l’altra guancia, il papa avrebbe dovuto offrire anche il padre all’aggressore verbale. Francesco disse invece che avrebbe dato un pugno. Quindi le “due guance”, nel senso tramandato, vengono accantonate: parole e gesto sovvertono quel principio perché danno importanza all’emozione. La frase del “pugno” e il gesto che l’accompagna hanno un significato rivoluzionario, eppure all’evento fu dato poco peso.  Frase e gesto avrebbero dovuto lasciare un segno nella testa di chi medita.

Dunque mi interessa recuperare il dato, che all’apparenza sembra banale, e il dato è questo: Bergoglio crede nella forza delle emozioni. Finalmente qualcuno che rappresenta un potere e che pone in primo piano le emozioni, qualcuno che ha la possibilità di parlare e di farsi ascoltare, e quindi di rendere ufficiali e di spessore pensieri e parole. Papa Francesco sente il bisogno di contraddire chi, quando parla di un crimine violento, taglia corto sulle emozioni delle vittime. Viene in mente il confronto con ciò che impone la giurisprudenza, che tende a ignorare le emozioni, infatti pretende che la legittima difesa sia proporzionata all’offesa.  Come a dire che se uno viene colpito con una bastonata, pur ferito, dolente, col terrore di riceverne altre forse proprio sulla testa, se pensa che in qualche modo possa difendersi, “per legge”  debba avvisare l’aggressore con frasi tipo: Ora tocca a me, aspetta un attimo che io mi procuri un bastone simile al tuo. Perché guai, se dovesse avere a portata di mano un ferro appuntito e, preso dal terrore per i colpi che può ancora subire con conseguenze fatali, infilasse nel petto dell’aggressore il ferro uccidendolo… Ahi sorte sua! In questo caso avrebbe in seguito, a quanto pare, altri tipi di aggressori, diversamente, ma non meno, temibili.

Per comprendere a fondo conviene tenere in mente che la personalità è un insieme costituito da affettività (relazioni ed emozioni), da cognitività (per esempio, ricordi e soluzioni di problemi), da capacità psicomotorie (che sono le abilità percettive e motorie), da consapevolezze più o meno profonde di tutto ciò (ossia metacognizione).

L’individuo si manifesta con comportamenti che risultano dall’interazione di questi quattro campi della personalità. Si possono reperire esempi significativi. In amore, quando si mobilitano le energie affettive, esse pure sono guidate da memorie e confronti di sogni o di realtà, sostenute da percezioni e sensazioni, espresse con parole e con gesti che le trasmettono. L’artista, che quando crea opera agli alti livelli della cognitività, è spinto da forte motivazione, sorretto dalla tensione del corpo. L’atleta, nel quale predomina l’attività motoria, è stimolato dal desiderio di toccare un nuovo record, oppure quando gareggia valuta e rapporta le forze dell’avversario alle proprie. Pure se manifestamente contraddistinti da uno di questi campi di personalità, i comportamenti dell’individuo esprimono una sintesi soprattutto quando tale sintesi è operata dalla consapevolezza e guidata dalla capacità  di controllo, cioè il campo della metacognizione.

Negli ultimi decenni alcuni studiosi si sono convinti che il punto di vista più corretto nello studio della personalità sia quello che considera l’affettività, quindi la sfera emozionale, come ciò che determina di fatto tutte le attività dell’individuo.

Si indaga dunque sulla intelligenza emotiva, si  sottolinea che pure il comunicare semplici fatti o notizie è intriso di emotività quando chi parla è convinto, o vuole convincere, o anche semplicemente descrive: si pensi quando si discute con amici o colleghi, quanta tensione emotiva, più o meno palese, si esprime!  Ancora, per esempio, gli psicologi suggeriscono agli insegnanti di gestire  con sapienza i contenuti che riferiscono caricandoli di affettività positiva perché così le informazioni giungono meglio a destinazione. Se non ci fosse l’emotività insomma saremmo inerti con tutta la nostra intelligenza.

E dunque bisognerebbe partire dall’età giovanissima con l’educare gli aspetti emozionali e affettivi allo stesso modo e dando la stessa importanza che si dà all’educazione cognitiva quando si  stimola la memoria, la capacità  logica, la creatività.

Il terzo capitolo “Timofobia” sarà pubblicato lunedì 4 aprile.

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