IL PENSIERO MEDITERRANEO

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“Il Bastone, la Carota e la Responsabilità”

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Copertina de Il Bastone e la carota

La copertina

di Riccardo Rescio (del 30 aprile 2020)

Il potere, desiderio spasmodico, sete insaziabile, paranoica ricerca, illusorio miraggio, sfrenata fantasia per alcuni, indicibili sofferenze, grandi limitazioni, immani prevaricazioni per altri. 

Il desiderio di potere è la più grave patologia che affligge l’uomo, fin dal tempo dal suo confrontarsi con i propri simili. 

Una pericolosa alterazione mentale, divenuta nei millenni genetica, che si trasferisce di generazione in generazione e da cui l’uomo non vuole in alcun modo guarire, tantomeno intende curare. 

Le ricerche scientifiche in questo senso sono ferme all’età della pietra, bloccate, boicottate, ritenute pericolose in quanto portatrici del male assoluto, il bene. 

La fantasia umana, fortunatamente almeno quella, non ha limiti, ma sicuramente limiti, grandi limiti, ha l’intelligenza fortemente minata dagli effetti della “Poterite”, la malattia del potere, che altera le facoltà mentali di chi ne è affetto. 

Il primo sintomo di questa patologia è l’invidia occultata o manifestata, per come qualcuno è, o verso qualcosa, che qualcun’altro ha. 

Gli affetti da questo tremendo morbo, usano incondizionatamente il loro piccolo, microscopico, o grande, immenso potere, ottenuto per diritto divino, per lascito ereditario, o usurpato con la forza, utilizzandolo costantemente, contro qualcuno identificato come nemico e come tale rappresentato ai rispettivi proseliti, al solo fine di ottenere quel consenso necessario a consolidare e rafforzare il proprio potere. 

Consenso concesso da seguaci, come singoli individui, piccoli gruppi, o grandi masse popolari che, incapaci di discernere autonomamente, accettano una preconfezionata altrui ideologia. 

La Poterite induce chi ne è affetto, ad impiegare in modo paranoico il proprio tempo per annientare in ogni modo e con ogni mezzo, quelli che non vogliono accettare come migliori, più bravi, più belli, più capaci, più intelligenti, insomma comunque diversi da loro e che, in virtù di tale diversità, godono di ammirazione, stima e considerazione. 

La malattia del potere a volte si stabilizza allo stadio primario, quello interpersonale, altre volte degenera in modo irreversibile, quando il pensare e l’agire di questi ammalati, viene purtroppo assecondato e avvalorato dal proselitismo di chi, privo di personalità, senso critico e della realtà, ne asseconda le aberranti teorie. 

L’agire di questi soggetti spesso purtroppo degenera, divenendo guerra aperta verso un gruppo, una categoria, una popolazione. 

Il primo sintomo della Poterite è l’invidia che nasce e si sviluppa nelle menti più deboli, senza nulla togliere alle individuali specifiche capacità. L’invidia è riscontrabile trasversalmente nelle menti più deboli e vulnerabili di tutto lo scibile umano, a prescindere dalla Cultura e dalla condizione sociale, senza esclusione alcuna. 

L’osservazione dei comportamenti, l’esperienza, il vissuto, la Storia, non possono che confermare tale assunto. 

Effettivamente proprio la Storia è piena di uomini e donne, più o meno importanti, che hanno condizionato e determinato eventi nella propria come nell’altrui vita, per colpa di quella malsana incapacità di accettare il successo, la capacità, la bellezza, il benessere, fino a voler distruggere ciò che non gli appartiene, compiendo anche atti estremi. 

Molti di noi, prima o poi, ci troviamo a fare i conti con ciò che abbiamo fatto, per superficialità, per scelta casuale, per costrizione e da tali scelte restiamo condizionati e ridimensionati, si chiama Responsabilità. 

Molta, tanta strada c’é ancora da fare affinché questa concezione del vivere sia fatta propria da parte di tutti e da tutti accettata e rispettata, fino alle sue estreme conseguenze. 

La profonda cognizione che ogni atto, azione, comportamento, perpetrato comporta una conseguenza, è il presupposto essenziale, inalienabile, nel processo di crescita delle coscienze. 

Quello che è davvero intollerabile è che ci sia qualcuno, che si senta o si ponga al di sopra delle leggi, delle regole, del costume e delle elementari norme di covivenza, ritenendo di non dover mai rispondere del proprio operato, in virtù del potere detenuto. 

La Responsabilità, se da tutti fatta realmente propria, profondamente acquisita e realmente osservata, renderebbe la nostra vita migliore. Se riteniamo perfettibile la comune convivenza, se pensiamo perseguibile un modo diverso di vivere, dobbiamo fare veramente il possibile per rendere concreto il senso di Responsabilità in ognuno di noi, senza concedere franchigie ad alcuno. 

Dobbiamo fare in modo che tutti, ma proprio tutti siano soggetti a questa elementare regola del comune vivere, che deve premiare chi merita e punire chi sbaglia. 

Una società giusta, compiuta, non può prescindere dai propri basilari presupposti, uno dei quali è che gli uomini, nelle rispettive sacrosante diversità, sono comunque uguali di fronte alle norme, ai regolamenti, alle procedure, alle leggi, anche da parte di coloro che le leggi le fanno, le promulgano, le applicano e le fanno rispettare. 

Una società giusta, fatta da giusti, non può e non deve tralasciare il merito e la responsabilità, la valenza di chi vale deve essere riconosciuta, come segnalata, marcata e perseguita l’incompetenza, l’incapacità o il dolo. 

Il bastone e la carota era una popolare allegorica rappresentazione e espressione un tempo usata per indicare un modo di educare, ora del tutto in disuso, perché facilmente fraintendibile. 

Un modo di dire che sembra non avere origini lontane, che alcuni attribuiscono a Winston Churchill. 

La Carota è il bastone, a prescindere da qualsiasi nesso, collegamento, intendimento e fraintendimento, che i puristi, gli attenti osservatori, i colti e i dotti, dell’ultima ora, specializzati nella individuazione dell’altrui pecca o sbavatura, o alla perenne ricerca di quel pelo nell’uovo che tanto gli infastidisce, si potrebbe riscontrare, in questa immagine allegorica del bastone e della carota, il concetto di Responsabilità, che vede necessariamente premiare, in modo figurativo con la carota chi fa e lo fa bene e punire, sempre e assolutamente in modo figurativo, con il bastone, chi non fa nel modo giusto e adeguato il proprio compito. 

La carota come premio, il bastone come punizione, sempre e solo come immagini figurative.

Pubblicato da italia&friends su WordPress il 30 aprile 2020

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