IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La difficile gestione di una crisi che va al di là di quella di governo. Eliano Bellanova

parlamento in seduta

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Un Governo in crisi o una crisi di Governo costituiscono sempre un problema importante e irto di difficoltà palesi o nascoste.

L’equivoco costituzionale, per cui il Presidente del Consiglio dei Ministri possa essere un qualunque cittadino, anche non eletto dal popolo, reca con sé i “germi” stessi di una crisi, che non è e non può essere soltanto politica in senso stretto.

È lapalissiano che – Costituzione a parte – i cittadini non si sentano rappresentati da chi non hanno eletto. Si tratta di un “pescare nel sacco” che crea difficoltà sia al Presidente dell’esecutivo ministeriale, sia agli elettori, i quali fornirebbero una “delega in bianco” ai partiti politici chiamati a formare il Governo successivo a una consultazione elettorale.

Quello che può essere definito “l’equivoco costituzionale” è sempre foriero di altri e importanti equivoci. Una società che non nutre fiducia neppure nei suoi rappresentanti democraticamente eletti, come potrebbe esprimere fiducia in chi non ha votato e di cui, alla vigilia delle elezioni, non sapeva né chi fosse, né che idee avesse?

La questione sembra semplice alla luce delle più superficiali considerazioni, nel mentre non è tale alla luce di osservazioni più profonde.

Il Presidente del Consiglio dimissionario, Giuseppe Conte, inesperto di politica e di giochi politici, è, infatti, come un allenatore di calcio di Serie D, chiamato ad allenare un club prestigioso di Serie A. Ritorniamo al “pescare nel sacco”, poiché anche i più sprovveduti in politica potrebbero desumere le difficoltà che un inesperto, senza alcuna colpa specifica, potrebbe incontrare nella gestione della cosa pubblica.

Giuseppe Conte asserì all’inizio del suo incarico che sarebbe stato “l’Avvocato del popolo”. Ora questo “Avvocato del popolo” si trova al cospetto di una serie di rinvii che lo mettono in serio imbarazzo, in quanto decisi da “Giudici” a lui quasi certamente sconosciuti. Un inesperto è sempre in difficoltà nel comprendere manovre nascoste e palesi, gestori di affari non sempre politicamente corretti (e ricorro a un eufemismo) e il groviglio internazionale, il cui Ministero è stato affidato a una persona eletta sì dal popolo, ma giovane, inesperta e in seria difficoltà di fronte ai problemi intervenuti nella gestione mondiale del coronavirus, l’unico virus della storia ad avere assunto un volto politico-finanziario che ha indotto dubbi e deduzioni ambigue, equivoche e non sempre serene e obiettive.

Purtuttavia alcuni commentatori, anche nel settore giornalistico, hanno scomodato grandi nomi della politica e della storia per paragonarli a Giuseppe Conte: Winston Churchill, Konrad Adenauer, William Pitt, Alcide De Gasperi, Gladstone, Disraeli, Kissinger, etc.

Si conferma la scarsa conoscenza della storia, tipica di chi non approfondisce né il passato, né il presente. Ugualmente si paragona il Recovery Fund, i “Ristori” e i “Bonus” al Piano Marshall, “approfondendo” di fatto il paragone fra Giuseppe Conte e Alcide De Gasperi. In sostanza, si vuole paragonare la gestione della crisi post-bellica a quella innescata dal coronavirus.

Il popolo italiano, amante degli improbabili paragoni, giunge all’impossibile e al paradosso. Se molte persone, invece di ragionare di pancia, ragionassero di testa, sarebbe molto meglio.

Eliano Bellanova

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