IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Paesaggi dell’anima. Paesaggi del Sud. Si vive superando il ponte della paura di Annelisa Addolorato

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In occasione della festa ebraica di Hannuka – חנוכה o חֲנֻכָּה, ḥănukkāh, ovvero festa dei lumi, o festa delle luci, o anche ‘Inaugurazione’, nel dicembre del 2022, il Museo Ebraico di Lecce (che si trova nel Palazzo Taurino) ha aperto le sue porte a bambini e bambine, con relativi genitori – adulti accompagnatori, per offrire una attività sia formativa che giocosa, con inclusa una caccia al tesoro, svoltasi nelle sale del museo e nei pressi dello stesso, per le vie dell’antico ghetto. Grazie a questa occasione, ho potuto, insieme a mio figlio, visitare personalmente sia il museo, con la sua collezione permanente, sia la sorprendente mostra temporanea “A very Narrow Bridge”, cioè “Un ponte molto stretto”, con opere di quindici diversi artisti internazionali contemporanei, collegati alla cultura ebraica, in varie sue manifestazioni.

Ascolto tra persone e culture differenti. L’importanza della comunicazione.

**A tutti i bimbi e bimbe che hanno partecipato alla attività, che ha incluso una interessante lezione interattiva (una parte della stessa tenuta proprio dal direttore del museo) molto coinvolgente e un tour guidato – con spiegazioni adatte all’infanzia – del museo, e caccia al tesoro, sono state donate monete di cioccolato, per ricordare una delle antiche tradizioni ebraiche. Si tratta di un riferimento alle passate abitudini degli scolari ebrei: nel periodo della festa di Hannuka, essi infatti donavano del denaro ai propri insegnanti; si tratta di un gesto che simbolizzava la estrema gratitudine nei confronti dei loro maestri, che avevano il compito di tramandare ai piccoli e ai giovani le scritture degli antenati.

A VERY NARROW BRIDGE – Quindici artisti raccontano i mille e un volto di Israele
 

La mostra, curata da Fiammetta Martegani, ha esposto opere di: Anissa Ashkar, Michael Ben Abu, Amos Biderman, Raya Bruckenthal,Tsibi Geva, Leor Grady, Kazuo Ishi, Liron Lavi Turkeinch, Dede & Nitzan, Haim Maor, Lenore Misrachi Cohen, Karam Natour, Israel Rabinovich, Khader Oshah, Ruth Noam Segal.

A ispirare il titolo e il fulcro della mostra è la poesia ‘Tutto il mondo intero’, testo in lingua ebraica, scritto dal rabbino chassidico Rav Nachman di Breslov:

“Il mondo intero è un ponte molto stretto e l’importante è non avere paura”.

Questi versi si collegano alla circostanza, che riguarda tutte e tutti, di dover attraversare diverse difficoltà durante la vita, e ci invita a non avere mai paura, mentre camminiamo per la vita, su questo ponte stretto. Leggiamo nella presentazione alla mostra: “Ciascuno degli artisti di questa mostra, nel corso della sua vita, ha dovuto affrontare numerose difficoltà, spesso dovute alle proprie origini: ebrei figli di sopravvissuti all’Olocausto; palestinesi nati a Gaza che hanno dovuto abbandonare la propria terra; ebrei di origine mediorientale cresciuti in uno Stato fondato da ashkenaziti; ebree ortodosse e musulmane che, come donne, cercano di emanciparsi in un ‘mondo di uomini’”. Artisti e artiste della mostra, infatti, sono “(…) ebrei e musulmani, uomini e donne, gay e straight, religiosi e agnostici” e “rappresentano i numerosi volti di Israele, che esprimono la propria voce attraverso l’uso della propria lingua di origine: ebraico, arabo, yiddish. Ma anche ebraico antico trascritto, con l’utilizzo della calligrafia giapponese, da un artista buddista, che ha trovato il proprio tempio spirituale in Israele.

Lo scopo di questa mostra, dunque, è esplorare l’uso dei diversi linguaggi e delle diverse identità di Israele – attraverso lo strumento artistico ed estetico – per cercare di superare le proprie paure e creare un ponte tra culture, religioni e identità diverse”. La mostra è stata realizzata grazie a contributi, patrocini e sponsor sia locali sia internazionali. Grazie al Museo Ebraico di Lecce e anche a tutte le famiglie intervenute – tra l’altro con interventi molto interessanti provenuti proprio da bimbe e bimbi, per questa ricca esperienza culturale e per la gentile accoglienza: un invito globale alla condivisione, allo studio, alla conoscenza e alla comunicazione interculturale.

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