IL PENSIERO MEDITERRANEO

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I sogni di Dante nel Purgatorio collegati alla temporalità terrestre

Dante davanti Angelo Confessore

di Giovanni Teresi

Il primo dei tre sogni, vissuto dal pellegrino dopo il tramonto mentre sosta, accanto al suo Virgilio e a Sordello da Goito, nella Valletta fiorita riservata ai Principi negligenti, trasfigura, traducendolo in immagini altre, ciò che di fatto sta accadendo a Dante addormentato.

Se nel sonno, infatti, egli si sente rapito da un’aquila, alla stregua del mitico Ganimede di cui si era invaghito Giove, e condotto oltre la cocente sfera del fuoco, nella realtà degli accadimenti – contemporanei al sogno e origine di esso – Santa Lucia, sua protettrice, lo solleva e gli consente, superata in un ‘battito d’ala’ la ripida parete che divide il Purgatorio vero e proprio dalla zona antistante, di giungere davanti all’angelo confessore.

Dante davanti all’Angelo Confessore
(Purgatorio, Canto IX)

Così il poeta ci narra il sogno, che gli verrà poi spiegato da Virgilio:

Ne l’ora che comincia i tristi lai

la rondinella presso a la mattina,

forse a memoria de’ suo’ primi guai,

e che la mente nostra, peregrina

più da la carne e men da’ pensier presa,

a le sue visïon quasi è divina,

in sogno mi parea veder sospesa

un’aguglia nel ciel con penne d’oro,

con l’ali aperte e a calare intesa;

ed esser mi parea là dove fuoro

abbandonati i suoi da Ganimede,

quando fu ratto al sommo consistoro.

Fra me pensava: ‘Forse questa fiede

pur qui per uso, e forse d’altro loco

disdegna di portarne suso in piede’.

Poi mi parea che, poi rotata un poco,

terribil come folgor discendesse,

e me rapisse suso infino al foco.

Ivi parea che ella e io ardesse;

e sì lo ’ncendio imaginato cosse,

che convenne che ’l sonno si rompesse. (Purgatorio, IX, vv. 13-33)

I sogni del Purgatorio sono collegati con la realtà, anticipano quello che avverrà nelle fasi successive del viaggio, ma non si limitano soltanto a preannunciare il futuro e il loro autore cerca in tutti i modi di indurci a pensare che siano inviati da Dio: si svolgono all’alba, sono collegati a particolari condizioni astronomiche, prevedono ciò che accadrà, anche se, nel linguaggio criptico proprio del sogno, utilizzano anche il passato.

Il Purgatorio può essere la sola cantica in cui a Dante succeda di addormentarsi; e questo ha a che fare con la presenza di una temporalità terrestre, assente nelle altre due cantiche, nelle quali la dimensione di eternità esclude sia il sonno che il sogno. Durante questi sonni Dante sogna sempre. Ciò accade in tre momenti diversi dell’ascesa verso la cima della montagna e, in tutti e tre i casi, avvengono prima dell’alba perché come anticipato nel canto XXVI dell’Inferno, «presso al mattin del ver si sogna».

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