IL PENSIERO MEDITERRANEO

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IL PRESUNTO ISOLAZIONISMO STATUNITENSE E L’ETERNA SINDROME EUROPEA

La guerra fredda

di Eliano Bellanova

In due guerre mondiali gli Stati Uniti sono stati costretti a intervenire per salvare l’Europa dagli imperialismi e dal nazi-fascismo. Lo hanno fatto con aiuti, uomini e mezzi bellici.

Gli Stati Uniti hanno affrontato pericoli immani, hanno aiutato nella Seconda Guerra Mondiale anche l’Unione Sovietica di Stalin, sebbene fosse retta da questo spietato dittatore.

Non possiamo negare che, al di là di ogni credo politico, la nazione statunitense abbia dimostrato generosità e buona disposizione d’animo.

I nostri “connazionali” d’oltreoceano si erano liberati della sindrome delle guerre dinastiche e delle diatribe che hanno insanguinato l’Europa. Essi sono andati anche oltre le religioni, privilegiando l’amministrazione laica e il rispetto delle nazionalità, sebbene non cogliessero il superamento della questione razziale, per la quale hanno dovuto soccombere non pochi Presidenti federali.

Il primo fallimento statunitense si manifesta nei “Quattordici Punti” del Presidente Wilson, che non riscontrano i favori degli Alleati della Triplice Intesa, che, con la sconfitta della Russia rivoluzionaria, si era ridotta a “duplice”, sebbene rimpolpata dall’ingresso in guerra dell’Italia il 24 maggio 1915.

Il secondo fallimento statunitense si manifesta nell’incertezza delle Conferenze di Teheran, Yalta e Potsdam. I confini delle sfere di influenza sono molto sfumati e il “cuscinetto” dei “non-allineati” è causa di conflitti e contrasti, come nelle questioni Corea e Vietnam dei primi tempi del secondo dopoguerra, e come nelle questioni mediorientali, della ex-Jugoslavia, africane, cubane, indiana e pakistana (per dire delle maggiori) dei tempi più vicini al Duemila.

Il terzo fallimento si ha con l’illusione che la perestrojka e la glasnost di Gorbaciov ponessero fine alla “Guerra Fredda” e originassero l’epoca di reale coesistenza pacifica.

Le Amministrazioni Bush e Clinton coltivarono l’illusione che la Russia potesse essere collocata nella sfera di influenza statunitense. Invece Yeltsin prima e Medvedev e Putin poi, hanno riaperto il solco di demarcazione fra le due sfere di influenza, con l’incognita della Cina e dell’India.

La rottura fra Stati Uniti e NAto da una parte e Russia e satelliti dall’altra diviene pericolosa con il conflitto fra Russia e Ucraina, latente dal 2014 e guerreggiato da oltre due anni.

Forse la Russia, approfittando dell’impegno profuso dal mondo intero nella pandemia da covid-19 (reale o presunta), ha avuto modo di preparare in segreto l’offensiva contro l’Ucraina, sperando di coglierla di sorpresa.

I Servizi Segreti statunitensi, il Mossad, la Gran Bretagna e la Germania erano, invece, a conoscenza dei preparativi e movimenti russi ai confini dell’Ucraina.

Putin ha trovato una nazione pronta a rispondere all’attacco russo. La preventivata blitz-krieg di Putin si è fermata nel Donbass e in Crimea, subendo gravissime perdite in soldati e munizioni. Le reclute russe, poco addestrate a un tipo di guerra di tipo tradizionale, si sono trovate al cospetto di guerrieri ucraini molto addestrati e di lunga carriera.

I mezzi bellici messi a disposizione dell’Ucraina dalla NATO hanno inoltre consentito di evidenziare quanto fosse vecchio l’arsenale russo e quanto fosse arretrato dal punto di vista tecnologico.

Tuttavia supporre che il conflitto possa essere deciso dalla qualità dei soldati e delle armi, non è credibile. La quantità di armi di cui la Russia dispone, nonché quelle che può acquisire con il suo potere economico, sono ragguardevoli. Infatti, nel mentre la NATO fornisce aiuti all’Ucraina, Corea, Cina e altri satelliti forniscono armi alla Russia, sia pure a costi rilevantissimi, tali da mettere in crisi l’economia di Putin.

L’avanzata russa in Ucraina, molto enfatizzata anche dai mass-media italiani (sempre filorussi e filosovietici, nonché a trazione sinistroide), ha posto dei quesiti importanti. Intanto le zone conquistate dai russi sono come quelle che conquistarono i francesi nel 1812, ovvero lande distrutte dai loro stessi bombardamenti, per cui si configura un meccanismo di feed-back negativo. Inoltre, essendo il saliente ucraino incuneato in territorio russo, avrebbe posto gravi problemi strategici, in quanto una linea di fronte troppo frastagliata non avrebbe consentito un’efficace difesa e, meno ancora, un efficace contrattacco (già messo in preventivo dai nuovi vertici militari ucraini).

Al di là dei rilievi di natura militare, vi è un cambiamento politico, specialmente negli Stati Uniti. Questo cambiamento è stato ritenuto dagli “allegri” giornalisti della penisola come una replica dell’isolazionismo e dello splendido isolamento.

In effetti la politica americana si trova in una fase di evoluzione. Le Amministrazioni statunitensi non pongono più la litigiosa Europa al centro del loro quadro strategico.

La denatalità europea e russa spinge l’America verso altre mete e verso nazioni con un maggiore “coefficiente di giovinezza”, che significa un futuro più promettente e, forse, roseo. Cina, India, Africa, Paesi asiatici, eccetera, richiamano l’attenzione statunitense e, nello stesso tempo, tolgono centralità ad un’Europa “abituata”, per così dire, a dirimere le contese con il ricorso alle armi.

Si tratta dell’Europa che non ha pace dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente e del Medioriente e della Russia che non hanno pace dalla caduta dell’Impero Romano d’Oriente.

In sostanza, siamo in presenza della “sindrome di Cristoforo Colombo e di Amerigo Vespucci”, in base alla quale il baricentro del mondo è stato spostato lontano dall’Europa.

Se non si tratta di terre promesse, si tratta di entità economico-commerciali e umane di gran lunga superiori all’Europa.

Il problema di un Ministro della Difesa europeo, che torna in voga oggi, sebbene proprio lo scrivente ne abbia parlato alcuni lustri or sono – diviene di primaria importanza alla luce del presunto isolazionismo statunitense.

L’Europa-fai-da-te potrebbe essere, nel contempo, una soluzione alle lunghe lotte continentali, ma anche l’apertura di un fronte bellico fra Europa Occidentale e Russia, soggetta a una riedizione riveduta e corretta dell’Unione Sovietica.

Come Carlo Magno riedificò l’Impero Romano definendolo “Sacro Romano Impero” e come i bizantini tentarono di ricostruire la parte orientale del vecchio Impero – così Europa Occidentale e Russia potrebbero, in chiave contemporanea, riedificare due entità compatte e, pur sempre, conflittuali.

Si potrebbe ipotizzare uno scontro futuro fra Occidente e Oriente europeo in cui gli Stati Uniti non interverrebbero più e in cui la Gran Bretagna (non a caso, uscita dell’Unione Europea) faccia parte della sfera americana, protesa verso i grandi Stati emergenti del mondo, di fronte ai quali l’Europa e la Russia (ridotta a 156 milioni di abitanti) sarebbero entità trascurabili, le cui guerre tornerebbero ad essere quelle di tipo medievale, con la conseguenza molto grave di isolare le parti in causa, sempreché non si distruggano vicendevolmente, liberando il mondo dai loro continui conflitti e contrasti.

Si può desumere che Stati Uniti, Cina e India diverrebbero (non certo nell’immediato) i leaders del mondo, stabilendo contratti economico-commerciali e sfere di influenza in una reale coesistenza pacifica, “purgata” dai contrasti e dall’insopportabile burocrazia di quel vecchio carrozzone rappresentato dall’Europa, dove incombono la desertificazione e l’abbandono di terre e mezzi di produzione, per cui non ha più grande significato nel contesto internazionale.

L’isolazionismo statunitense non è dunque splendido isolamento, ma possibile, se non probabile, presa di posizione nei confronti dell’Unione Europea e della Russia.

L’Europa sarà quindi chiamata a una politica europea, mentre la Cina potrebbe approfittare dell’impegno russo in Europa per impossessarsi della zona asiatica della stessa Russia.

Si potrebbero intravedere tre sfere di azione:

Stati Uniti, gestori di Americhe, Africa e Australia

Cina, gestore dell’Asia del Nord.

India, gestore dell’Asia del Sud.

All’Europa russa e all’Unione Europea non rimarrebbe altro che una storia di retroguardia, fatta di contrasti, ribellioni, guerre e distruzioni, come nel loro DNA.

Il nuovo assetto mondiale potrà dunque relegare l’Europa a una funzione insignificante, ponendo fine alla sua importanza internazionale.

Eliano Bellanova


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