IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Schiarazula Marazula: danza propiziatoria della pioggia non gradita dall’Inquisizione

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Danza propiziatoria

di Anna Maria Nuzzo

Con questo nome si indica un ballo tipico del Friuli, risalente all’inizio del 1500, che rievoca antichi riti pagani per invocare la pioggia. Schiarazula significa “ramo di finocchio” e marazulabastone”: questi infatti sono gli elementi utilizzati durante il rito.

Di questa danza purtroppo le parole sono andate perdute, ci è pervenuta solo la melodia attraverso Il primo libro de balli a quatro voci accomodati per cantar et sonar d’ogni sorte de istromenti, opera del 1578 di Giorgio Mainerio, musicista e compositore, Maestro di cappella presso la Basilica di Aquileia, nonché cultore di astrologia e chiromanzia. Di giorno cantore e di notte curioso osservatore dei riti pagani sulle colline friulane, interesse che attirò su di sé il Tribunale dell’Inquisizione, il quale avviò un’indagine su di lui, senza però mai giungere a delle prove conclusive. Dunque fu proprio l’Inquisizione la causa della perdita del testo originale, troppo pericoloso per essere tramandato.

Nella seconda metà del XX secolo Domenico Zannier, sacerdote friulano, poeta e letterato, affascinato dalla storia di questo canto popolare, si divertì a comporre un testo che potesse accompagnare la melodia nota, immaginando una specie di incantesimo contadino che procede a suon di nonsensi e assonanze.

Questo il testo in dialetto friulano:

Scjaraçule maraçule la lusigne e la cracule, la piçule si niçule di polvar a si tacule. O scjaraçule maraçule cu la rucule e la cocule, la fantate je une trapule il fantat un trapulon.

E questa la traduzione italiana:

Bastone e finocchio, la lucciola e la raganella, la piccola si dondola e di polvere si macchia. Bastone e finocchio, con la rucola e la noce: la ragazza è menzognera e il ragazzo è un gran bugiardo.

Lo Zannier dunque scrisse un altro testo che nulla aveva a che fare con quello originale.

La melodia della Schiarazula Marazula fu poi resa famosa da Angelo Branduardi, che la utilizzò come base per il suo “Ballo in Fa diesis minore”, brano contenuto nell’album “La pulce d’acqua” del 1977. Il testo di questa canzone invece è ispirato alla danza macabra medievale, in particolare all’affresco che si trova sulla facciata della Chiesa di San Vigilio a Pinzolo, un piccolo comune in provincia di Trento.

Chiesa di San Vigilio a Pinzolo

La scena, opera del 1539 del pittore bergamasco Simone Baschenis, raffigura un corteo di diciotto personaggi viventi riccamente vestiti accompagnati da scheletri che avanzano danzando verso la Morte, rappresentata da uno scheletro seduto su un trono con una corona in testa che suona la cornamusa. Proprio al di sotto della Morte si trova un’iscrizione che recita queste parole:

Io son la morte che porto corona

Sorte signora de ognia persona.

La morte a Pinzolo

Baschenis in quest’opera non rappresenta la Morte in modo statico ma dinamico ed elegante, come quello della danza. La Morte trascina nel suo ballo ogni tipo di persona, dal fraticello al papa, dal fanciullo all’imperatore, dalla monaca alla gentil donna, accompagnando tutti gli uomini, senza distinzione sociale, al proprio destino.

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