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Solitudine del cittadino globale di di ZYGMUNT BAUMAN

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ZYGMUNT BAUMAN

ZYGMUNT BAUMAN

di Francesco Abate

La solitudine del cittadino globale è un saggio scritto dal sociologo polacco Zygmunt Bauman.

Pubblicato nel 1999, un anno prima del suo lavoro più celebre, Modernità liquida, questo saggio ci mostra come nell’epoca attuale, l’epoca postmoderna, nella nostra società l’assenza di libertà si è sostituita con un’assoluta mancanza di limiti alla libertà individuale; la libertà dovrebbe consistere nella possibilità data a ciascun individuo di scegliere i propri limiti, oggi invece limiti non ce ne sono e la libertà individuale è, almeno in apparenza, infinita. Questa overdose di libertà individuale, che a prima vista potrebbe sembrare positiva, finisce per creare una realtà sregolata in cui viene a mancare quella che i tedeschi chiamano Sicherheit, cioè un insieme di sicurezza esistenziale, certezza e sicurezza personale.

L’assenza di limiti, di un percorso definito, oltre a generare questa insicurezza, finisce per rendere il cittadino solo, distrugge infatti tutti gli spazi di condivisione delle idee e dei bisogni; in questo contesto di solitudine viene a mancare il tendere verso a un bene comune, c’è quella che Bauman chiama “privatizzazione dell’utopia”. Questa solitudine, questa assenza di condivisione, si traduce nell’uomo in una sterile lotta contro nemici invisibili sostenuta spesso creando comunità fasulle, le quali fingono di combattere collettivamente una battaglia che in realtà ogni membro affronta per conto proprio.

Oltre a essere solo, quello che un tempo era un cittadino politico nella società postmoderna è semplicemente un consumatore. Questa trasformazione avviene perché il flusso di capitali sta acquistando sempre più potere a discapito della politica, aiutato dalla scellerata deregolamentazione con la quale i governi cedono lo scettro a chi detiene il potere finanziario, e avvantaggiato inoltre dal suo carattere internazionale che gli permette di sfuggire alle regole nazionali imposte dai vari governi. Quello che prima era fatto dalla regolamentazione normativa è oggi fatto dalla fabbricazione dei desideri operata dai grandi capitalisti; mentre un tempo erano i governi a dettare le norme di comportamento, e tali norme venivano fatte rispettare dagli organi di polizia, oggi le regole sono fatte da chi detiene i capitali e sono fatte rispettare dalla propaganda commerciale. Mentre un tempo i governi dittatoriali usavano l’oppressione per schiacciare i cittadini e ridurli all’obbedienza, oggi il capitale usa la routine, che limita ugualmente la libertà della persona ma viene percepita come rassicurante e viene addirittura ricercata. 

Essendo il cittadino abituato alla routine, finisce per soffrire maggiormente la crisi, che un tempo era il momento di prendere decisioni mentre oggi genera un surplus di incertezza. La condizione di incertezza delle conseguenze delle azioni, quindi la crisi, è per Bauman una realtà normale, ma attualmente fa più paura perché i cambiamenti sono molto più numerosi e profondi, più veloci, e soprattutto le persone si trovano nell’impossibilità di poter decidere perché mancano regole decifrabili.

L’uomo della società attuale è un “uomo modulare”, cioè un uomo con troppe qualità e troppi aspetti, così che molti possono essere mantenuti soltanto per un po’ ed essere esibiti al bisogno. L’uomo modulare è dotato di qualità mutevoli, scambiabili e monouso, ma è privo di essenza, esiste come una serie di compiti da eseguire; sviluppa legami ad hoc, pieni di incertezza e di rischio, mai rigidi.

L’incertezza in cui annaspa l’uomo modulare non è osteggiata da chi detiene il vero potere nella società attuale, cioè da chi detiene i capitali, in realtà è l’arma dell’attuale sistema economico usata per tenersi in vita, per evitare che i cittadini si stacchino da esso. Tutti sono resi precari, il futuro è mostrato come una costante minaccia e di conseguenza l’insicurezza aumenta. Perché cresca l’insicurezza, il sistema alimenta di proposito la povertà, usando così i poveri per ricordare agli schiavi che in caso di ribellione possono essere privati dei mezzi di sostentamento. Per lo stesso scopo esiste il lavoro flessibile, che priva il cittadino della sicurezza di un posto di lavoro stabile e di un futuro senza lo spettro della povertà.

La società odierna può essere definita una società eteronoma, fondata su certezze e tradizioni sacre (“Dio, patria e famiglia”, giusto per fare un esempio), che si eleva a qualcosa di intoccabile, al di sopra dei cittadini e a cui questi devono obbedire e uniformarsi. Per giungere a una società autonoma, cioè ad una società fondata sulla consapevolezza che le regole e le istituzioni possono sempre essere migliorati, servono individui autonomi, cioè formati da un “arduo e infinito lavoro di identificazione“, consapevoli dell’assenza di fondamenti prefabbricati ed esterni all’Io e pronti ad assumersi la responsabilità di formare l’Io ancora da scegliere.

L’insicurezza impedisce però all’individuo di dedicarsi a questa “missione”, per questo Bauman individua la necessità di un Reddito minimo garantito che, liberando i cittadini dalla paura della povertà, gli permetta di concentrarsi sulla costruzione e sul miglioramento di una repubblica con al centro dell’appartenenza comunitaria l’indagine critica. In alcuni paesi, rileva l’autore, qualcosa di simile al Reddito minimo garantito c’è già, ma viene commesso l’errore di presentarlo come un aiuto ai meno fortunati invece di uno strumento utile a cambiare il sistema socio-economico. Ovviamente tali misure dovrebbero essere universali e non statali, perché il potere globalizzato non può essere combattuto con azioni locali, per questo è necessario un nuovo internazionalismo utile a formare una repubblica che superi i confini nazionali. 

La solitudine del cittadino globale non è certo un saggio di facile lettura, non può esserlo vista la complessità e la delicatezza del tema trattato, eppure permette di ragionare sull’epoca che viviamo. Oggi viviamo dentro un turbine di informazioni, le quali ci piovono addosso così fittamente da impedirci di assimilarle, lasciandoci con la mente confusa e la bocca piena di preconcetti.

Bauman nel suo saggio rileva come sia venuto meno il ruolo di guida che un tempo avevano gli intellettuali; quelli moderni sono autoreferenziali e pensano più alle loro apparizioni televisive che non ai concetti espressi o al peso di quello che dicono. Il mio pensiero di fronte a questa cosa che sento giustissima va ai tanti personaggi che non fanno altro che appropriarsi di battaglie serie e trasformarle nella vetrina in cui mettersi in mostra, preoccupandosi di prendere sempre la posizione più rumorosa e proporla in modo da scatenare un putiferio. L’intellettuale vero è di certo divisivo, ma porta anche contenuti propri, cosa che, almeno a mio modo di vedere, i personaggi in questione non fanno (non ne cito nessuno perché non voglio trasformare il post in una disputa tra i loro sostenitori e i loro detrattori).

Venuti meno i riferimenti di un tempo, mancando la guida degli intellettuali e la necessaria riflessione per la creazione dell’uomo nuovo, ecco arrivare fenomeni come la solitudine e l’uomo modulare. Al di là di quelle che possano essere le idee politico-sociali di una persona, sfido chiunque a contestare la visione dell’uomo trasformato in consumatore, o del mito del multi-skills che si traduce in tanti ottimi lavoratori privi di qualsiasi essenza, o ancora del capitale che opera al di sopra della politica e al di fuori delle regole.

Nel 1999 Bauman descriveva nei dettagli un fenomeno che nei successivi ventiquattro anni ha prodotto i suoi effetti più sanguinosi, con la solitudine e l’assenza di limiti autoimposti che si sta traducendo in fenomeni di violenza gratuita ed estrema, con la deregolamentazione che sta spingendo l’umanità all’autodistruzione, e così via. Se non cominciamo a riflettere sul nostro mondo seriamente, a ragionare sul superamento dell’attuale sistema socio-economico e sulla creazione di nuovi punti di riferimento, sul modo di costruire una società che non schiacci né trascuri l’individuo ma gli permetta di trovare la propria felicità, trasformeremo la nostra esistenza in una lunga ed estenuante agonia. Dobbiamo cominciare a pensarci e farlo in fretta, perché il sistema economico sta già elaborando nuove teorie per conservarsi.


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