IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Alla ricerca della menzogna

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La menzogna

La menzogna

Maurizio Mazzotta

Il brano riportato qui sotto è tratto da un racconto ambientato in un commissariato di polizia, luogo adatto per indagare su un omicidio. MA ATTENZIONE!: ciò che leggerete non è fantascienza, è un probabile modo di utilizzare le possibilità offerte dalla ricerca scientifica e dunque gli investigatori svelano le menzogne dell’interrogato come potrebbe accadere in un commissariato reale, competente e attrezzato.

Il racconto è tratto dal mio romanzo TANGASS tango con l’assassino in AMAZON

Due ore di lettura delle immagini registrate dalle tre telecamere nascoste, una sotto la scrivania per inquadrare i piedi dell’interrogato, una dall’alto per testa e collo, una di fronte per la mimica del volto, e al termine dell’analisi minuziosa dei linguaggi del corpo e delle frasi dette da Pilcosky,  Valdemaro si rilassa, convinto che la giornata sia terminata non male.

– Sappiamo che il barbone nel canale della superstrada si chiama Marvin. Pilcosky poteva dirci di più e ce lo dirà; sappiamo che il vecchio Marvin aveva casa in un campo di rottamazione; che questo Pilcosky non è l’investitore del barbone ma che sicuramente è un bugiardo. Ora Giò, per cortesia leggi quanto abbiamo rilevato –

E Giò Tulipano, la collaboratrice dell’Investigatore Capo Valdemaro elenca, mentre guarda le registrazioni della telecamera: 

– Numero 1: “Si chiamava Marvin”. Qui c’è stata una pausa e poi quasi una correzione “lo chiamavano Marvin nel quartiere”. Seconda pausa. Il tempo di latenza nelle risposte è lungo. I talloni sotto la sedia sono sollevati e le punte dei piedi hanno preso a flettere ritmicamente mettendo in moto le gambe.

– Numero 2: “Quello che sapevo l’ho già detto, è poca cosa”. Qui il Pilcosky minimizza accentuando  la mimica del volto, che all’avvio era molto statica. Spesso il suo volto alquanto inespressivo, di uomo di mezza età disilluso dalla vita, si è animato ad alcune affermazioni che potevano essere bugie, dimostrando così al termine dell’analisi che le probabilità che lo siano sono altissime. Si è ancorato anche alla sedia, come se si imponesse di non dire altro.

– Numero 3: “Marvin era abituato a dormire” Breve pausa, poi “ Me l’ha detto lui che dormiva tra le carcasse rottamate”. Probabilmente il Pilcosky ci stava dicendo anche in quale campo. E questo dimostrerebbe, se fosse vero, che c’era una confidenza tra i due. Ci stava informando e ha cambiato rotta. Ha preferito essere generico. La bugia è tradita anche dal falso sorriso. Non sono presenti né le “zampe di gallina” ai lati degli occhi, tipiche del sorriso autentico, né il lieve abbassamento delle sopracciglia. È un sorriso falso anche perché asimmetrico e poi lo stacco è anomalo: scompare infatti troppo improvvisamente. La gesticolazione è troppo controllata, eppure nel registrato all’ingresso Ovest del Piano Terra, si  nota che il Pilcosky ha un’ampia e spontanea gesticolazione tipica della sua impronta culturale.-

Tulipano smette, e Valdemaro: Che vantaggio può avere da quello che dice? Tulipano: Di essere lasciato in pace. Ma se vuole essere lasciato in pace vuol dire che su Marvin sa molte cose.

La menzogna incuriosisce e affascina da sempre, e avere la possibilità di scoprirla oltretutto tornerebbe utile. Fino a qualche decennio fa si prendeva in considerazione soltanto il linguaggio verbale, per una serie di motivi: il verbale era di più facile osservazione; chi indagava sul comportamento umano cominciava con l’indagare su se stesso, ed era più facile “autosservare” le proprie frasi che la propria mimica, i gesti e la tensione  muscolare; si tendeva a sottovalutare il linguaggio del corpo;  mancavano gli strumenti per osservare il linguaggio del corpo. Le prime indagini sul comportamento umano si concludevano – e non poteva essere diversamente – con costrutti ipotetici, deduzioni, intuizioni. Comunque molte di queste ipotesi sono state in seguito confermate da ricerche accurate.

Tra gli indici di menzogna, a livello verbale,  si possono elencare:

– la distrazione, che è una vera e propria strategia gestita consapevolmente da chi mente: si risponde mentendo con risposte precise e però per evitare che il discorso continui e ci si possa tradire in seguito, si richiama l’attenzione su altro;

– le contraddizioni; le informazioni irrilevanti; le spiegazioni e giustificazioni eccessive; le incertezze; le esagerazioni; l’assenza di riferimenti personali;

– le esitazioni e i tempi di latenza nelle risposte;

– alcune variazioni della voce. Un tratto vocale che contraddistingue chi sta mentendo è un tono che suona più acuto e stridulo. Se la persona prova del risentimento, ma vuole nasconderlo, la sua voce tende a diventare più metallica, secca e di volume più alto;

– infine a livello sintattico, il limitato uso di pronomi personali.

In questi ultimi anni il fattore che ha permesso una svolta è di tipo tecnologico: telecamere digitali e programmi al computer che isolano i microeventi dei linguaggi del corpo. È stato evidenziato lo stato generale emozionale di chi mente; sono state svelate altre espressioni, meno controllate dal soggetto mentitore, come il sorriso, per esempio.

Le conclusioni sono:

– Osservare lo stato emozionale del soggetto interrogato ed eventualmente avere la possibilità  di stimolargli emozioni. Quando si è poco coinvolti, nei momenti in cui si mente è più facile controllare quei segnali di vario tipo che tradirebbero le menzogne: la poca emotività facilita la finzione. Se invece siamo emotivamente coinvolti più difficilmente riusciamo a controllare quegli stessi segnali.

– Le bugie sono accompagnate da gesti e manipolazioni: chi mente, tende a gesticolare meno del solito, perché è più concentrato su quello che dice e perché inconsapevolmente opera su se stesso una forma di controllo. Nello stesso tempo scarica il nervosismo manipolando oggetti, schiacciando, a volte stritolando qualcosa con le dita. Il bugiardo è inoltre tradito dai piedi e dalle gambe. I talloni vengono sollevati, il movimento si trasmette alle gambe e alle cosce. Le estremità sono dirette verso una via di fuga, come una porta, un atrio, una finestra.              

–  Esprimiamo con il volto una cinquantina di modi di sorridere, ciascuno con un particolare messaggio. Quando il sorriso è sincero coinvolge i muscoli della bocca e quelli degli occhi. Il muscolo zigomatico maggiore si contrae e solleva gli angoli della bocca inclinandoli verso gli zigomi, contemporaneamente si contrae anche il muscolo dell’occhio e si formano le “zampe di gallina”, che non sono presenti nel falso sorriso. Quanto al sorriso falso si può dire che è caratterizzato anche da un tempo di stacco anomalo, per cui scompare in modo troppo improvviso.

Il racconto dell’inizio ci mostra l’analisi scientifica delle risposte in un interrogatorio, risposte registrate da telecamere nascoste in posizioni strategiche. Ciononostante l’investigatore capo Valdemaro a conclusione si chiede: Che vantaggio può avere l’interrogato da quello che dice? Una domanda simile in situazioni analoghe l’uomo intelligente se la pone da sempre.


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