IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Tre poesie intorno alla follia

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immagine decorativa sulla follia

di Vincenzo Fiaschitello

Poi venne un uomo

                                               Alla memoria di Franco Basaglia

Anima, lo so che la follia sempre

ti ha fatto paura!  Chi si mostrava

non conforme alla comune idea

razionale, chi bruciava la sua esistenza

con alcol e droghe, da sempre

ti ha terrorizzata e lo hai tenuto lontano

come non-uomo, codardamente

considerato come feccia d’umanità.

Ma ora considera quanti improponibili

spazi la società razionale previde per loro!

Ti rammenti di Pietro quando quel giorno

ruppe specchi e armadi di casa?

Vennero, lo presero e gli misero una camicia.

Ti rammenti di Carlo? Gli era così cresciuta

nel cuore la pietà religiosa che voleva

imitare il Cristo camminando sulle acque

del lago. Vennero, lo ripescarono

appena in tempo e lo rinchiusero.

Anima, non provarono, né allora né dopo

innumerevoli giorni di sofferenze, a leggere

dentro. Si limitarono ad applicare i protocolli

e fabbricarono il malato, un uomo vuoto,

dimentico di dignità, senza casa né affetti,

suddito in cattività.

Anima, perché non vollero capire i loro

disagi che potevano anche essere temporanei?

Poi venne un uomo a negare il malato

artificiale, a togliere inferriate, a mettere

da parte chiavi e sciogliere lacci, a concepire

spazi più umani in comunità terapeutiche.

Così non vedesti più crani rasati,

ma persone che ricordarono i loro nomi,

ritrovarono un sorriso, indossarono un vestito.

Scardinò quell’uomo l’idea illuministica

dell’istituzione unica, separata dal resto

della società  infiocchettata di ragione.


Poesia, mia ultima dea

                                                                                   Ad Alda Merini

Poesia, mia ultima dea,

t’hanno messa in catene

a soffrire le mie stesse pene.

Oh mia sera, tappeto di stelle,

dove il pensiero si perde

e ondeggiando si culla.

Meglio il mio amabile occhio

che indugia e diserta il nulla

dell’infinito spazio. Ti bacio,

ombra del mio amore,

che passi ancora sotto

questa finestra di dolore.   


Dilapido l’amore

                                                                  Ad Alda Merini

Dilapido l’amore,

unico tesoro del mio cuore,

e i miei pensieri s’involano

nel cielo rosseggiante

del primo mattino.

Come vorrei riposare a te vicino

e respirare l’aria della vita

di questo giorno

che tesse nodi di angoscia!

La mia voce,

la mia flebile voce,

lancio oltre queste ferrose grate

perché corra libera

di siepe in siepe per i roridi campi.

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