Verso il tempio dei misteri di Eleusi. Di Maurizio Nocera
Mi accade spesso di recarmi in Grecia, ad Atene in particolare. E mi accade pure, anzi mi accade quasi sempre che, stando nella capitale, mi venga il desiderio di percorrere la Via Sacra. A volte la percorro in macchina, altre volte, ne ricordo una in particolare, quella Via la percorsi a piedi. Nell’antica agorà, ai piedi dell’Acropoli, ero alla ricerca delle orme di Socrate. Mi avevano indicato il luogo dove egli amava fermarsi per parlare coi giovani, mi avevano indicato pure il luogo dove presumibilmente era stato imprigionato prima che bevesse l’infuso di cicuta (Conium maculatum) per lasciarsi morire. In quell’occasione Socrate non accettò la pena dell’esilio, preferì lasciarsi morire piuttosto che sentirsi addosso l’onta dell’ingiusta accusa di aver plagiato i giovani con la maieutica. Oggi il suo nome è sinonimo di verità, giustizia, amore per l’umanità. I nomi dei suoi giudici invece sono stati dimenticati e, se qualcuno di loro resiste ancora all’oblio, non è certo amato.
Visito sempre i luoghi socratici e il luogo dove – si dice – un tempo c’era il bosco di Academo (l’Accademia di Platone), e proprio lì, al margine orientale dell’agorà, visito pure il luogo dove un tempo c’era l’Eleusinion (santuario riferito ad Eleusi), nel quale si svolgevano i riti connessi ai Mysteria. In quella stessa direzione, dove un tempo c’era una Porta della città, comincia la Via Sacra, che va appunto ad Eleusi. Per arrivarci basta solo percorrere una ventina di chilometri. Per chi non conosce questa cittadina, ovviamente non la sua urbanistica moderna, quanto il mito che il suo stesso nome evoca, è bene che vada a leggere (anche su internet) quel che quel nome significa.
Eleusi (in greco Ελευσίνα, Eleusina) si trova davanti all’isola di Salamina, la città di Euripide, il grande tragicommediografo. Nel tempo antico Eleusi era famosa perché nella parte alta della città, sull’Acropoli, c’era (ancora oggi resistono i suoi ruderi) il tempio dedicato a Demetra, la dea del grano e dell’agricoltura. È convinzione comune che il suo nome derivi da Dè Meter, probabilmente parola micenea, la cui foné doveva essere Gè Meter, ossia Terra Madre, o anche Madre Natura. La notorietà del tempio consisteva nel fatto che lì si celebravano segretamente i riti d’iniziazione detti i sacri Mysteria, per noi Misteri eleusini, risalenti al 1600-1100 a. C. C’erano i Mysteria minori o piccoli, celebrati nel mese di Anthesterion (da metà febbraio a metà marzo)nell’Eleusinion di Atene, che avevano la funzione di purificare gli iniziandi con abluzioni nel fiume Ilisso; e c’erano poi i Mysteria maggiori o grandi, celebrati nel mese di Boedromion (da metà settembre a metà ottobre) nel tempio di Demetra ad Eleusi. Ai Misteri era ammesso tutto il popolo, purché parlasse la lingua greca. Gli esclusi erano coloro che avevano commesso reati gravi e vietatissimo era agli assassini.
Il mito narra del rapimento della figlia di Demetra – Korè (Persefone) – da parte di Ade (Plutone), dio degli Inferi. Narra che Demetra inizialmente si disperò per questo ratto e che per molto tempo cercò la figlia ma, non avendo risposte da parte del rapitore, implorò Zeus affinché intercedesse presso di lui per averla restituita. Il padre degli dei trovò l’accordo, consistente nella restituzione di Persefone alla madre solo per otto mesi all’anno. Il rito si dipana in un ciclo di tre fasi, la discesa negli inferi (la perdita), la ricerca (l’attesa) e l’ascesa (la restituzione, o meglio la rinascita). Il tema principale di tutti i Misteri rimane la ricerca.
Gli studiosi del mito dicono trattarsi della nascita, della morte e della rinascita di tutte le cose, compresa la vita e la morte degli umani, così come accade in agricoltura, dove vediamo che una pianta (ad es. un albero) in primavera rifiorisce, in estate diviene rigogliosa, in autunno le foglie seccano, in inverno i rami restano totalmente nudi e nella nuova primavera rinascono le nuove foglie. Per gli umani ritornare a nuova vita significa nuova vita nell’aldilà. Si tratta cioè della speranza della vita oltre la morte. I Misteri erano riti religiosi propiziatori, organizzati dalla polis (Atene) volti alla salvezza della stessa. Con essi si chiedeva la protezione degli dei contro tutti i mali che potessero danneggiare la città. Un rito questo che i cristiani ripresero in latino con la massima Libera nos Domine a peste, a fame, a bello (O Signore, liberaci dalla peste, dalla fame e dalla guerra).
Nei riti dei Misteri potevano partecipare uomini e donne, la prima volta come mytai (iniziandi), la seconda come epoptai (iniziati). L’iniziazione dava loro il privilegio di assicurarsi una sorta di rinascita dopo la morte; un po’ quello che avviene oggi per gli iniziati di qualsiasi altra religione, che partecipano ai riti sacri aspettandosi infine il paradiso dopo la loro dipartita dalla terra. La cerimonia dei Misteri grandi si svolgeva nel tempio di Demetra ad Eleusi con danze, canti e preghiere, poi, ad un certo punto della funzione, gli ierofanti preparavano una pozione narcotica, detta kikeone (ciceone), a base di mentuccia selvatica più altre erbe aromatiche mescolate a farina d’orzo non sterilizzato, quindi ancora contaminato dalla segala cornuta o ergot, un fungo del tipo claviceps purpurea. L’iniziando beveva (o mangiava) questa pozione andando subito in trance con la mente che gli cominciava a produrre allucinazioni e auditazioni psichedeliche. A quel punto diventava “felice” e sicuro della possibile rinascita dopo la morte. Si trattava di uno stato modificato di coscienza, o come ha scritto René Guénon in Stati molteplici dell’essere (Adelphi, 1996):
«il fondamento della teoria degli stati molteplici: se si considera un qualsiasi essere nella sua totalità, esso dovrà comportare, perlomeno virtualmente, stati di manifestazione e stati di non-manifestazione, perché solo in questo senso si può davvero parlare di “totalità”: in caso contrario, si è soltanto in presenza di qualcosa di incompleto e frammentario, che non può veramente costituire l’essere totale» (p. 47).
Si tratta di un particolare stato di trance. Quello degli iniziandi eleusini doveva essere così potente che inevitabilmente comportava anche conati di vomito. Ancora oggi tra i resti del tempio di Demetra ad Eleusi è possibile vedere una serie di cloache predisposte allo scopo. Qualcuno pensa invece che si tratti di “finestre” gettanti nell’oltre tomba. Completati i riti misterici, gli iniziati tornavano nelle loro dimore con la convinzione di avere vissuto un’esperienza unica e totale, che li portava a vivere il resto della vita affrancati da qualsiasi pena terrena. Per loro le porte del “paradiso” (l’aldilà) degli dei era assicurato.
La cerimonia rituale si svolgeva in un grande edificio rettangolare (Telesterion), che poteva contenere anche un migliaio di persone. Tutte le volte che mi reco tra i resti del tempio, l’emozione è sempre grande, perché è spettacolare vedere, ad esempio, l’antro dove Demetra soggiornava [ancora oggi c’è qualcuno che su un anfratto dello stesso deposita un fascio di spighe di grano o di orzo]; e vedere ancora la pietra sulla quale la leggenda dice che lei si sedette per aspettare la figlia ritornare dagli Inferi; e ancora la cavità dalla quale si accedeva nel sottoterra. Conoscere il passato attraverso il mito, il simbolo e i riti è sempre un’emozione. Ma come si arriva a conoscere il passato? O attraverso il racconto di qualcuno che già lo conosce per averlo sentito dire da altri, oppure attraverso la lettura di libri. Ed è quanto è accaduto a me.
Quel giorno del mio percorso a piedi della Via sacra e dell’arrivo ad Eleusi, visitai come non avevo fatto mai il tempio di Demetra: attraversai il Telesterion dall’alto in basso, da ponente a occidente, salii e discesi tutti i gradini laterali, fotografai l’antro di Demetra in ogni suo particolare, ispezionai come meglio potetti fare la cloaca-ingresso degli Inferi dove Plutone aveva stabilito la sua dimora; sedetti su quella che la leggenda diceva essere stata la pietra sulla quale la dea delle messi si era seduta per aspettare Persefone. La mia curiosità era rivolta a capire cosa era veramente accaduto in quel luogo duemila e passa anni prima. E in che cosa e perché, quando si diceva Eleusi, la mente andava subito ai Misteri.
Tornai ad Atene. E qui, la sera, il desiderio più grande fu di andare per librerie alla ricerca di qualche libro che mi spiegasse i Misteri. Ne trovai una nella Plaka, ai piedi dell’Acropoli. Non aveva libri antichi, ma libri vecchi datati. Cercai fra le pile accatastate, come faccio sempre in queste situazioni. Tra i libri che acquistai, ce n’era uno dalla copertina rossa il cui titolo (in greco) era: Lsd/ La via verso Eleusi. Gli autori: G. Wasson / Al. Hofmann / C. Ruck. La Casa editrice: Synergatikes Ekdoseis Koinoteta, anno di stampa: 1978.
Mi sono detto l’Lsd è una droga con alla base l’acido lisergico, ed è stata scoperta da Albert Hofmann solo nel 1938. Che centrava quindi con Eleusi e i suoi Misteri? Gli autori, tutti e tre stimati accademici della scienza e della mitologia. Ovviamente grande fu il desiderio di leggerlo immediatamente ma, conoscendo a male pena qualche parola di greco, mi fu impossibile. Tornato in Italia, ho cercato inutilmente un’eventuale edizione italiana del libro, perciò mi feci tradurre qualche capitolo e, leggendolo, rimasi stupefatto di quanto vi era scritto. Quel libro, la cui prima edizione è New York-Londra 1978, ha visto poi la luce in Italia col titolo Alla scoperta dei Misteri eleusini (Urra, 1996), con traduzione di Roberto Fedeli e prefazione di Gilberto Camilla, presidente della Società Italiana degli Studi sugli Stati di Coscienza (Sissc).
Alcuni passi di questa prefazione, fanno capire di cosa tratta il libro:
«Per migliaia di anni le piante allucinogene hanno conservato un ruolo di primissimo piano nella vita sociale e spirituale dell’uomo, e le profonde modificazioni percettive e interiori da esse prodotte sono state, con ogni probabilità, il denominatore comune di tutte le religioni antiche./ Solo da pochi anni abbiamo incominciato a comprendere il signficato storico e culturale e a valutarne l’impatto sulla coscienza umana e il ruolo avuto da esse nella formazione e nella conservazione del patrimonio mitologico e religioso anche europeo. Se ciò è stato possibile il merito è anche di studiosi e scienziati come gli Autori di questo libro».
Camilla spiega poi com’era avvenuta la scoperta:
«Nell’ottobre 1977, nel corso della Seconda Conferenza Internazionale sui Funghi Allucinogeni (Fort Worden – Usa, 27-30 ottobre), venne presentata per la prima volta l’ipotesi lisergica come interpretazione dei Misteri Eleusini. […] L’esperienza eleusina, almeno per quanto ci è dato sapere, era tutto meno che una semplice e banale cerimonia rituale e simbolica: era una vera e propria esperienza visionaria ed estatica, attraverso la quale gli iniziandi diventavano “appartenenti al novero degli dei”. In altre parole era un’esperienza tipicamente “psichedelica”».
Il libro è tutta una dimostrazione di come fosse composto il ciceone, alla cui base appunto c’era un impasto di farina d’orzo contaminata da un funghetto del tipo claviceps purpurea, ossia segale cornuta o ergot, contenente acido lisergico, un potente allucinogeno induttore di modificazioni della percezione dei sensi. Insomma una sostanza psicotropa o che dir si voglia psicoattiva. Ecco rivelati, almeno così credono in molti (me compreso), i Misteri Eleusini, la cui leggenda affonda nella notte dei millenni. Infatti, i testi che narrano dei Misteri Eleusini vanno dal più antico – Inno Omerico a Demetra – a quelli più recenti e che qui si citano, come appunto i saggi scritti da R. Gordon Wasson, Albert Hofmann e Carl Anton Paul Ruck.
Quindi, un libro importantissimo per la conoscenza di uno dei Grandi Misteri dell’umanità e nello stesso tempo importante anche per lo studio degli stati modificati di coscienza. R. Gordon Wasson, nella sua introduzione all’edizione italiana, scrive:
«Sui Misteri eleusini si è scritto così molto e a lungo che val la pena spendere alcune parole per giustificare la presentazione dei tre saggi che in quest’opera vi fanno riferimento. Per circa 2000 anni, tutti i mesi i settembre (eccetto una volta), gruppi attentamente selezionati di iniziandi vennero introdotti ai Misteri. […] Gli iniziati rimanevano per tutta la notte nel telesterion […] sotto la guida delle due famiglie ierofantiche, gli Eumolpidi e i Cerici, e ne uscivano poi completamente stupefatti, in virtù di ciò che lì avevano vissuto: secondo alcuni, le loro vite subivano una radicale trasformazione. Unanimi sono le testimonianze riguardanti quella notte di esperienza estatica; Sofocle vi si riferisce quando dice: “O tre volte felici quelli tra i mortali che vanno nell’Ade dopo aver contemplato questi misteri; difatti solo a essi laggiù spetta la vita, mentre agli altri tutto va male laggiù”./ Fino ad ora nessuno conosce il motivo che giustifichi asserzioni come questa, e molte altre simili. È qui che risiede il segreto dei Misteri eleusini. A questo mistero si sono dedicati gli autori del presente libro, del quale essi credono di aver trovato la soluzione, dopo circa 2000 anni dalla sua ultima rappresentazione e ben 4000 anni a partire dalla prima».
I tre saggi sono La via di Wasson per Eleusi, appunto di R. G. Wasson; Un problema stimolante e la mia risposta, di A. Hofmann; Verso la soluzione del mistero eleusino con l’aggiunta di un’esauriente Documentazione (La visione eleusina; I piccoli misteri; Trittolemo e i grandi misteri; Il figlio delle due Dee; Identificazione) nonché l’Appendice (Dioniso a Eleusi) scritti da C. A. P. Ruck.
Nel 2005 ho avuto l’opportunità di conoscere quest’ultimo, accademico dell’università di Boston e filologo di fama internazionale, nella cui biografia leggo:
«C. Ruck (Bridgeport, Connecticut, 1935) è probabilmente uno dei maggiori conoscitori della letteratura antica e uno dei più apprezzati filologi statunitensi; […] Instancabile e attento osservatore del simbolismo nel mondo classico e nel Cristianesimo delle origini, proprio a lui si deve il neologismo enteogeno oggi entrato nel linguaggio comune per definire le piante sacre (allucinogene), ottenuto dalle parole greche entheose genés, “che manifesta il dio interiore”».
Grazie a C. Ruck e grazie allo psicologo Gilberto Camilla ho avuto l’opportunità di approfondire la conoscenza sui Misteri eleusini, conoscenza che mi ha aperto una pagina letteraria ampia e coinvolgente, con i libri Confessioni di un mangiatore d’oppio (1821) di Thomas de Quincey;La commedia umana (1829-1848) di Honoré de Balzac; I paradisi artificiali (1860) di Charles Baudelaire; Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886) di Robert Louis Stevenson;L’Horlà (1887) di Guy de Maupassant;Morfina (1927) di Michail Bulgakov; I ragazzi terribili (1929) di Jean Cocteau; Le vie della gloria (1936) di William Cuthbert Faulkner; La nausea (1938) e Critica della ragione dialettica (1960) di Jean-Paul Sartre;La caduta della casa degli Usher (1939) di Edgar Allan Poe; 1 settembre 1939 (1958) di Wystan Hugh Auden; La dalia azzurra (1946) di Raymond Chandler;La scimmia sulla schiena (1953) di William Seward Burroughs; Le porte della percezione (1954) di Aldous Huxley; Sulla strada (1957) e I sotterranei (1958) di Jack Kerouac; Qualcuno volò sul nido del cuculo (1962) di Ken Kesey; A sangue freddo (1965) di Truman Capote; High Priest (1968) di Timothy Leary; Il cacciatore di androidi (1968) di Philip K. Dick; Paura e disgusto a Las Vegas (1971) di Hunter S. Thompson; Viaggio a Ixtlan (1972) di Carlos Castaneda; Jim entra nel campo di basket (1978) di Jim Carroll; Cujo (1981) di Stephen King. E ancora: Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, Charles Dickens, Victor Hugo, Jack London, Ernest Hemingway, Dorothy Parker, Oscar Wilde, tanti altri.
Nel 2016 è prevista la pubblicazione di un nuovo libro di C. Ruck e G. Camilla, Sulla Mitologia Ierobotanica. Di esso ho letto l’introduzione dell’americano, che trovo di un’attualità illuminante. Scrive:
«Oggi ci troviamo di fronte […] ad una Terra spogliata delle proprie risorse [che] ci potrebbe costringere a cercare altri mondi da colonizzare. Noi proponiamo l’altro cammino: rinegoziare il patto con Gaia. […] La guerra alla droga è una stupida guerra contro le piante. Anche Eleusi ebbe i suoi problemi di droga, quando si scoprì che molti abusavano della sacra bevanda come fosse una droga ricreazionale. L’abuso priva l’enteogeno della sua sacralità. […] Uno degli ordini del giorno del Progetto Gaia come centro mondiale per rinegoziare il nostro sfruttamento delle risorse della Terra sarà quello di ricercare modelli di terapia delle tossicodipendenze e di promuovere una sana politica sulle droghe, che comprenda la riduzione del danno./ Dovrà anche promuovere la creatività artistica, offrendo laboratori e luoghi di esibizione, sviluppare lo sfruttamento ambientale in maniera amichevole delle risorse del pianeta. Cerchiamo nuovi sentieri di illuminazione spirituale. “Vedere il mondo in un granello di sabbia, il paradiso in un fiore selvatico, afferrare l’infinito nel palmo della mano, l’eternità in un’ora”./ Il futuro inizia qui, ad Eleusi. Con le parole di Isaia: “Il lattante giocherà alla buca della vipera e nel rifugio del basilisco il bimbo divezzato allungherà la mano» (Isaia, 11,8).