IL PENSIERO MEDITERRANEO

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14 luglio 1789. Assalto alla Bastiglia

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Festa della Presa della Bastiglia

Festa della Presa della Bastiglia (Fonte: wikipedia)

di Eliano Bellanova

I soprusi della Monarchia di Luigi XVI e di Maria Antonietta d’Asburgo culminano nella Presa della Bastiglia, simbolo dell’oppressione dell’Antico Regime. È l’inizio della fine. I Rivoluzionari francesi non si sarebbero più separati finché non avessero dato una nuova Costituzione alla Francia. Nel 1795, con il Direttorio, la nazione francese indicherà una nuova via all’Europa.

Che i destini della Francia fossero in mano ai due grandi Stati (la Nobiltà e il Clero) è testimoniato dal fatto che nel 1789 tutti i 143 Vescovi del Regno erano nobili. Essi sono cortigiani in piena regola e trascorrono il loro tempo nei Palazzi Regi, esigendo soltanto le tasse, sotto forma di decime, da coloro che si occupano di fatto delle Diocesi. I poveri “curati” sono relegati a un rango (è un eufemismo) di gran lunga inferiore e, attraverso minutaglie e piccoli oboli, vivono di stenti e di scarsa attenzione, sebbene siano i profeti dei “servigi divini”. Vi è in sostanza una differenza di funzioni fra figure religiose che si compendia di una classe privilegiata e in una in sofferenza.

I beni ecclesiastici saranno alienati nel periodo del Terrore per una cifra aggirantesi intorno ai 4 miliardi di lire: una consistenza enorme per il Settecento. Il cortigiano che gode di una rendita annuale di 100 mila lire rientra nella classe dei poveri. Per fare un esempio i Marchesi di Polignac godono di un appannaggio dapprima di 500 mila lire e poi di 700 mila lire annuali. Eppure non si considerano ricchi, bensì benestanti, per cui accedono a privilegi che consentono loro di arrotondare la cifra o di moltiplicarla.

A Versailles si svolge una vita di fasti condotta da persone che ignorano la povertà del popolo e le sue esigenze e necessità. Abiti broccati di oro, argento, metalli preziosi, parrucchieri sempre pronti, livree, paggi, carrozze, spettacoli, battute di caccia, pranzi e cene sontuosi, ricevimenti vari… conducono la nobiltà a indebitarsi enormemente, al punto di ricorrere ai borghesi usurai neo-arricchiti o a banche che esigono interessi esosi di natura essa stessa usuraia. Un esempio eclatante, spesso citato da molte fonti storiche: il Duca di Lauzun, Biron, è un ganimende galante e brillante e ha numerose amanti altolocate. A poco più di 21 anni ha “investito” nel suo mondo brillante ben 100 mila scudi, giungendo a un indebitamento superiore a 2 milioni di lire. Per contro, il Duca d’Orléans, il maggiore possidente terriero di Francia, si è indebitato per ben 74 milioni di lire, mentre il Principe di Rohan-Guémenée è andato al fallimento per un’esposizione debitoria di oltre trenta milioni. Il galante Luigi XVI farà fronte, con un’imposizione fiscale dissennata, alle spese e ai fallimenti di questi “patrizi”.

A Corte tutti concorrono all’imitazione e tutti seguono i dettami di una nobiltà decadente, decaduta e sconcertante. La Bastiglia sarà la conseguenza logica degli sprechi e delle “grandezze” cortigiane. Il mondo borghese, arricchitosi con i traffici e gli affari marittimi e terrieri, non sopporta di far fronte alle imposte esagerate e inique e costituirà il nerbo dei rivoluzionari, che, partendo dalla Bastiglia, giungeranno al Direttorio dopo una serie di delitti e condanne che renderanno celebre la ghigliottina, l’infernale strumento di morte inventato dal dottor Guillotin.

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