IL PENSIERO MEDITERRANEO

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L’assassinio di Domiziano, una congiura dei più fidati

Domiziano Imperatore

Domiziano Imperatore

di Eliano Bellanova

Nell’anno 96 d.C., nell’antica Roma, si svolse un tragico evento destinato a lasciare un’impronta indelebile nella storia dell’Impero Romano: l’assassinio dell’Imperatore Domiziano. Questo avvenimento, narrato dettagliatamente da Svetonio, ci offre l’opportunità di esplorare le intricate dinamiche di potere e l’inganno che caratterizzavano la politica romana di quell’epoca.

Domiziano, appartenente alla dinastia Flavia, ascese al trono imperiale nel 81 d.C., in seguito alla morte di suo fratello Tito. La sua ascesa al potere non fu priva di ostacoli, poiché inizialmente era stato escluso dai circoli di governo durante i regni di suo padre, l’Imperatore Vespasiano, e di suo fratello maggiore. Tuttavia, una volta sul trono, Domiziano cercò di consolidare la sua autorità attraverso una serie di politiche e decisioni che generarono crescente insoddisfazione tra l’élite romana.

La sua morte rappresentò l’apice di una congiura che coinvolse vari personaggi chiave all’interno dell’apparato imperiale. Stefano, un individuo apparentemente innocuo, giocò un ruolo cruciale nell’esecuzione del piano assassino. Sfruttando la sua finta ferita al braccio, riuscì a guadagnarsi la fiducia di Domiziano e delle sue guardie, concedendogli l’opportunità di avvicinarsi all’Imperatore in un momento di vulnerabilità.

L’assassinio avvenne con una rapidità sorprendente. Quando Stefano colpì Domiziano con un pugnale, l’Imperatore cercò di opporre resistenza, ma fu ferito. In quel momento, altri cospiratori, tra cui il liberto di Partenio e il cameriere, si unirono all’attacco. Con sette ferite mortali inflitte all’Imperatore, la sua fine divenne inevitabile.

Chiamati dal caos, alcuni pretoriani all’oscuro della cospirazione intervennero e uccisero Stefano. Il corpo di Domiziano fu affidato alla nutrice Fillide, che gli tributò gli ultimi onori nella sua proprietà lungo la via Latina.

Successivamente, mescolò le sue ceneri con quelle della sua amata Giulia e le fece custodire nel tempio della famiglia Flavia presso il Malum Punicum. Questa scelta differisce da quella fatta per Nerone, poiché le ceneri di quest’ultimo furono messe nel mausoleo di Augusto. Ciò fu fatto per evitare che le ceneri di Domiziano potessero essere disperse. In seguito, il senato proclamò Nerva come imperatore e ordinò la damnatio memoriae per Domiziano.

Furono distrutte le sue statue, ne rimasero poche in buone condizioni, e il suo nome fu cancellato da ogni iscrizione. Gli esiliati furono richiamati, le vittime riabilitate, i delatori puniti e i processi di lesa maestà proibiti. Non vi fu reazione da parte della popolazione, tuttavia ci furono tumulti tra i pretoriani e alcune sollevazioni nelle legioni del Danubio e in Siria, che furono comunque prontamente sedate.

Per quanto riguarda i pretoriani, furono placati definitivamente solo quando Nerva accettò di condannare a morte e assistere personalmente alle esecuzioni dei superstiti della congiura, coloro che avevano tramato o partecipato all’omicidio di Domiziano. La moglie di Domiziano, Domizia Longina, che secondo gli storici antichi avrebbe partecipato anch’essa alla cospirazione, non subì conseguenze e visse molti decenni dopo la morte del marito, ritirandosi a una vita privata.

Secondo Brian W. Jones, le prove dimostrano invece che Domizia rimase fedele a Domiziano, anche dopo la sua morte. Venticinque anni dopo il decesso del marito, nonostante la damnatio memoriae inflittagli dal Senato contro l’ultimo imperatore della dinastia Flavia, ella si presentava ancora come “Domizia, moglie di Domiziano”.

Con Domiziano si estinse definitivamente la breve dinastia Flavia, che comunque aveva governato Roma, modificandone il volto architettonico e sociale, per ventisette anni.


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