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«Dante e i vizi capitali. Ci basta un sogno» mette insieme filosofia, moda e teatro con una proposta umanistica

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mette insieme filosofia, moda e teatro con una proposta umanistica

di Enrico Conte

Venerdì 12 gennaio 2024, presso il carcere di Borgo san Nicola, «Dante e i vizi capitali. Ci basta un sogno». Il progetto a cura della prof.ssa Nadia Bray, docente del Corso di Laurea in Filosofia dell’Università del Salento, mette insieme filosofia, moda e teatro con una proposta umanistica, nata dalla collaborazione con Rosanna Calcagnile, fondatrice di Calcagnile Academy, scuola di alta moda e costume, partner strategico del Corso di Laurea in Filosofia, con Angela De Gaetano, affermata artista salentina e Bruna Pizzichini, eclettica creativa leccese. L’evento, promosso dal Corso di Laurea in Filosofia, è patrocinato dal C.e.t.e.fil e dal Centro di Studi Medievali dell’Università del Salento.

«Nel mezzo del cammin di nostra vita», «Dal principio di nostra generazione nasce uno rampollo che li greci chiamano hormé», «La noia e l’attesa di un miracolo»,«Per sopravvivere ci basta un sogno»I versi della Divina Commedia, insieme a passi tratti dal Convivio, si intrecciano nella performance con le parole meditate del romanzo La Noia di Moravia e con quelle della canzone Sai (Ci basta un sogno) di Raphael Gualazzi. La voce di Angela De Gaetano, interprete dell’Aligheri, si alternerà con quelle di Luciano Abbaterusso, Federica Ventola, Flavia Papadia, Daniele Sindaco, Francesco Junior Ciullo, dottori di ricerca, dottorandi e studenti del Corso di Laurea in Filosofia, e che per l’occasione saranno interpreti dei testi realizzati sotto la supervisione della prof.ssa Nadia Bray per un pubblico tutto speciale: i detenuti del carcere di Borgo san Nicola. Nella veste di “accidiosi”, ancora, Gianluca Velardi, Antonella Di Leo, Melania Simonetti, Valeria Perrone.

Un viaggio in sette tappe: le sette tappe dei vizi capitali. Lussuria, avarizia, superbia, invidia, gola, ira, accidia. Senza alcuna demonizzazione. Con il bisogno di consapevolezza invece. Per riconoscere dietro ciascun vizio la stortura di un desiderio naturale, che chiede di essere accolto, ascoltato, curato. E soprattutto per uscire dall’accidia o dalla noia, per dismettere l’anonimato delle nostre coscienze, per difendere il nostro coraggio di scegliere. Per riscoprire che nell’uomo, in qualsiasi condizione egli sia, la dignità è un bene inalienabile, dal quale ripartire e dentro il quale sperare. Perché, dice bene Raphael Gualazzi, «per sopravvivere ci basta un sogno».

mette insieme filosofia, moda e teatro con una proposta umanistica

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