IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“Falso movimento” un romanzo di Gianvito Pipitone – quinta puntata

falso-movimento

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Nel primo pomeriggio la portaerei di Dutroux con tutti i componenti a bordo giaceva ancorata sul fianco di un fastoso viale nella parte alta di Dijon, all’estremità nord dell’esclusivo quartiere di Montchapet. Di fronte, non fosse stato per l’imponente bastione a difenderlo,  si intuiva un edificio grandioso, le cui estremità superiori svelavano un sorprendente fioritura stile Art Nouveau. Da quel punto preciso si poteva abbracciare in un unico sguardo tutta la città. La parte nuova sulla sinistra, verso est, con una selva di monotoni palazzoni di periferia in cemento bianco, qua e là ornati da sgargianti fasce colorate. La parte vecchia, sulla destra, direzione sud est, col suo esteso e uniforme tappeto di tetti color ardesia, da cui svettavano pochi ma notevoli monumenti: il doppio campanile di Saint-Benigne, Notre Dame e la  magnifica torre del palazzo dei Ducs de Bourgogne.

Da lì Cedric aveva spinto lo sguardo in profondità fin dove partiva l’orizzonte: la giornata si era messa al meglio e il cielo in direzione sud-est aveva assunto le tonalità del blu cobalto. Si alzò il bavero del lungo paltò color panna, come a difendersi da un’improvvisa folata d’aria gelida e si mise le mani in tasca dopo aver provato a suonare per l’ennesima volta il campanello di Villa Pirenne. Non ricevendo risposta, tentò la perlustrazione delle stradine a fianco, a caccia di una miglior visuale, che gli potesse restituire la fotografia della facciata o almeno di parte del giardino. Niente da fare. A causa degli spazi angusti delle vie adiacenti non era riuscito a scorgere un granchè. Se non l’ultimo piano di una magnifica torretta sormontata da una sorta di campanile stile Gaudì. Si guardò ancora intorno, prendendo tempo. Non solo la villa del famoso avvocato, anche il resto delle abitazioni del quartiere avevano l’aria di nascondere deliziosi giardini e facciate finemente cesellate. Purtroppo, nella maggioranza dei casi, dovette cedere, si trattava di palazzi nascosti alla vista da invalicabili mura alte più di quattro metri. Si consolò pertanto con l’ennesimo sguardo su uno spicchio di città, mentre i comignoli avevano cominciato a sputare fuori banchi sempre più fitti di fumo di legna di faggio. Da lì a poco sparì risucchiato dal Suv che faceva rotta verso il centro città. Pazienza, Mlle Yvonne Pirenne, la giunonica compagna di Eric ,l’avrebbe incontrata in serata oppure anche l’indomani.

Aveva appena disfatto le valigie in quel luccicante hotel in pieno centro, quando già trovò insopportabile la vista della sua camera: troppo grande, troppo allagata di luce, troppo immersa nella movida dijonese. Si dispiacque quasi di scoprire che il balconcino desse su Place de la Liberation. Eppure, chiunque al suo posto avrebbe fatto salti di gioia. Non lui, in tutta evidenza. A Cedric sarebbe bastato un bugigattolo, il più umile possibile, con un lucernario alto, senza finestre, dove sarebbe stato più facile concentrare i pensieri. Nel chiudersi dietro le tendine, si augurò dunque un paio di giorni di freddo intenso così da scoraggiare anche il più temerario fra i turisti che volessero godersi lo zampillio della fontana sulla piazza centrale.

Il suo era anche una sorta di terrore per le strutture moderne, dove la freddezza dei colori delle camere andava di pari passo con lo stile minimal dell’arredamento. Per un attimo ebbe come la sensazione di ritrovarsi nel deserto essenziale, eppure ricercatissimo, di villa Dutroux. In un hotel del genere era quasi matematico fare incontri con gente alienata, con laptop in una mano, tablet nell’altra, iperconnessa con auricolari wireless, in tecnologia bluetooth su innumerevoli devices: Iphone, Ipod, smartwatch e quant’altro. E certo le declinazioni delle più moderne catene di hotel recitavano quasi tutte lo stesso canovaccio: lounge-room con ampia hall provvista di poltrone schiaccia pensieri di tutte le comodità; con acquari disseminati in ogni pilastro visibile; una penombra disegnata a tavolino da improbabili strisce fluorescenti; un sottofondo di world music banale ma che faceva provare all’ospite quella ingannevole sensazione di essere al centro del mondo; e soprattutto, una solitudine internazionale entro cui chiunque, dopo due cocktail ben assestati, finiva per sprofondare, senza bisogno ancora di doversi devastare dall’alcol per esserlo davvero. 

Prima di sera arrivarono i nuvoloni e con essi dei grandi goccioloni d’acqua che imperversarono sulla città per almeno un paio d’ore. Cedric ne aveva approfittato per buttarsi vestito a letto e provare così a schiacciare un pisolino. Giusto il tempo di resettare i pensieri. La giornata era stata intensa e i suoi ricettori avrebbero beneficiato di una seppure breve ricarica. Verso l’ora dell’aperitivo fu svegliato da una squillante telefonata in camera. Il trillo del telefono risultò così fragoroso che evidentemente, pensò Cedric, nessuno si era mai preoccupato di regolarne il volume. La receptionist lo avvisava di avere in linea una telefonata dall’esterno. Cedric rispose con la voce ancora impastata dalla pennichella, non faticando molto a comprendere che si trattava di una rogna.

– Monsieur Cedric Bovin? gli chiedeva una voce femminile calda e suadente.

– Si certo, chi lo desidera?

– Lascia perdere … Non è importante, tesoro. Potrebbe essere un prestanome, un burlone o un pazzo che ha solo voglia di giocare. Ma ti consiglio di pensare a me come ad un tuo amico, o un’amica se la cosa ti fa sentire meglio, la più cara … mi capisci vero?

C’era qualcosa di dissonante fra la proposizione d’intenti ed il tono così caldo e soave di quella voce: era il disorientamento che in genere si prova davanti ad un ossimoro.

– Non capisco … pronto! Provò a difendersi, come un pugile completamente fuori guardia.

– Sturati bene le orecchie, tesoro! Perché non te lo ripeterò per un’altra volta! Si sentì un sorriso beffardo dall’altra parte del filo. Era evidente il carattere minaccioso della telefonata. Per prendere le contromisure Cedric aveva bisogno di incamerare qualche dettaglio in più.

– Sappiamo che sei sulle tracce di Eric Dutroux e che i genitori del giovanotto sono venuti apposta da Parigi nella speranza di rintracciarlo.

– E’ già una cosa.. e tutto questo cosa dovrebbe azzeccarci con la nostra conversazione? Fece lui confuso ma vigile.

– Prova a fare meno il gradasso, monsieur Cedric! Sappiamo chi sei e chi rappresenti e, temo, abbiamo anche gli argomenti giusti per tapparti la bocca. Ti può bastare il nome di Annette Boissy?

– Che c’entra adesso! Cedric dovette improvvisamente asciugarsi un rivolo di sudore che sembrò attraversargli la tempia.

– Sappiamo tutto di te, Monsieur Bovin; sappiamo anche chi ti ha rovinato la carriera in polizia e chi ti ha riqualificato nella società parigina che conta.

– Ma chi ..cazz è che parla? E che cazzo vuoi da me!? si lasciò scappare prima di lasciarsi andare ad una pesante imprecazione con la quale intese mettere fine alla conversazione. Si sedette tremando in preda a un raptus di nervosismo, quando il telefono tornò a squillare. Il trillo era così acuto e squillante che l’avrebbero potuto sentire giù fino alla reception. Rabbiosamente abbrancò la cornetta, dopo aver assestato un calcione al pouf che si frapponeva fra il letto e la scrivania.

– Ma cosa credi di fare, Cedric? E si sentì una risata sguaiata. Quella maledetta voce sinuosa e infida sapeva toccare le corde della falsa confidenza e Cedric ebbe la spiacevole sensazione che la persona dietro ad essa avesse le risorse per dare seguito alle minacce.

– Chi ti manda? E perché’ dovrebbe interessarti la scomparsa di un ragazzetto appena maggiorenne? un moccioso… Che cosa intendi coprire? Che rapporti hai con lui? La disperazione di quella situazione inaspettata aveva fatto risuonare l’allarme rosso. E Cedric aveva d’un tratto cambiato strategia, ingranando il pilota automatico. A contestare un anonimo che irrompe al telefono della tua stanza d’albergo si ha solo da perdere. Per questo  bisognava mettere in ordine un impianto difensivo. Superata l’iniziale esplosione emotiva, richiudergli il telefono in faccia avrebbe significato dare adito alla sua vendetta. Tanto valeva stare a sentire. Magari con un po’ di fortuna sarebbe pure riuscito a carpire da dove proveniva quella telefonata. Che non fosse un cellulare sembrava pacifico. Anche in modalità “sconosciuta”, si sarebbe potuto risalire alla sim. E nessun ricattatore avrebbe usato un cellulare per minacciare la sua vittima. Le stesse schede prepagate avrebbero lasciato tracce. La telefonata anonima poteva dunque solo arrivare da un telefono pubblico. E con molta probabilità dal centro città, visto che le cabine telefoniche erano diventate ormai merce così rara da risultare dei veri e propri cimeli per amministratori vintage. Cedric si stava concentrando sui rumori ambientali: una via trafficata, si intuiva dal rumore sordo delle auto, qualche claxon isolato, lo sferragliare di un tram e in prima linea un rumore di catene che sfregavano contro una sbarra in ferro, almeno così sembrava … come quello del guinzaglio di un cane. Nel frattempo la voce continuava imperterrita fra le dolci curve di una pericolosa mielosità.

– Ritorna a pensare a me come al tuo migliore amico. Non ne hai molti di amici vero? A causa del tuo carattere un po’ spigoloso…parecchio introverso. Un po’ altezzoso lo sei sempre stato d’altronde, ne convieni, no? La conversazione gli stava sfuggendo di mano. Malgrado avesse acconsentito di accettare le regole di quel gioco, Cedric sentiva le corde della frustrazione stringergli minacciosamente la gola, fino quasi a strozzarlo. Fino a che punto avrebbe retto, si domandava, prima di rimanerne impiccato?

– Sì, direi che se c’è una caratteristica che viene in mente dopo aver parlato con te caro Cedric anche solo per due minuti… questa è l’arroganza! Lo sai questo? Te lo hanno mai fatto notare? Dall’improvviso latrare di una bestia inquieta, ebbe conferma del suo sospetto. Il cane apparteneva alla donna anonima, che doveva essere sola. Perché altrimenti non si sarebbe spiegato per quale motivo l’avrebbe fissato ad un paletto di ferro contro cui ora la bestia sembrava sfogare tutta la frustrazione della sua cattività. Il tram, era il suo secondo indizio: per localizzare la zona, sarebbe bastato fare uno controllo di tutte le linee ferrate cittadine…non ci sarebbero state molte cabine telefoniche nei pressi.

– Io non ho intenzione di farmi offendere da uno sconosciuto. Sbottò infine con studiata decisione, per tenere testa alla controparte. Al netto di tutto, lo sapeva bene, quella voce era fino ad allora l’unico indizio a cui erano aggrappate le sue sgangherate indagini.

– Ahaha ne sei sicuro? Chi intendi prendere in giro, tu? Tu mi stai facendo credere di essere nella comoda posizione di interrompere questa chiamata? La risata risultò anche stavolta particolarmente sguaiata come capita a chi per troppo tempo è costretto a contorcersi le budella per fare i conti con i propri nervi. Servì una buona dose di pazienza a Cedric per inghiottire il bubbone della rabbia che sentiva crescere in corrispondenza della giugulare.

– E sia … che cosa esattamente vuoi da me, maledetta bestia di satana!?! Riuscì stavolta a scandire le sillabe, rimanendo finalmente calmo nel consegnargli l’insulto.

– La richiesta l’hai già bella che intuita, te ne renderai conto ma a poco a poco capirai…forse. Non sei il miglior sbirro che c’è in giro a Parigi? Così dice il tuo amico, come si chiama il giornalista … Alain Leclair. Dice che sei tu il numero uno. Bene, adesso dimostramelo.

– Che cosa diavolo vuoi? dimmelo chiaro e tondo. Ripetè algidamente, ma con la morte negli occhi.

– Facile e presto detto: voglio che tu lasci in pace una volta per tutte  … Madame Annette Boissy. 

-Che diavolo c’entra di nuovo Madame Boissy con questa storia? Cedric si ritrovò  nuovamente a gridare, in preda ad uno spasmo.

 – Sai dove si trova a quest’ora? Tu no, ma noi sì … Hey, aspetta niente panico! Si sverna bene in Bretagna … specie se si ha abbastanza tempo da farsi coccolare dal Presidente in persona … non è così?

E verosimilmente la ricattatrice si riferiva al debole che il Presidente, proprio lui in persona, sembrava avere nei confronti della sua Annette, così come lei gli aveva raccontato in diverse occasioni. Cedric provò a non raccogliere la provocazione ma sentì un leggero bruciore in corrispondenza del cuore, una scossa, un mancamento, un accavallamento di sistole e diastole. Se c’era una persona in tutta la Francia di cui era gelosa, quella era proprio Monsieur le President. Non avrebbe saputo spiegare il perché: il prestigio del ruolo, certo, ma anche quell’aria da furbo saputello fico che sembrava scaldare così tanto il cuore delle donne di mezz’età francesi. Ma al di là delle spiacevoli note di gelosia che quelle parole sembravano procurargli, la cosa inquietante era il livello di intimità con cui quella donna sembrava penetrare oltre il muro della sua vita privata. Da chi aveva potuto avere quelle notizie così intime? Come? E a quel punto Cedric sembrò impazzire al pensiero di poter essere intercettato o pedinato, vittima di stalkers professionisti senza scrupolo.

– Bastardi! Si lasciò scappare fra i denti senza nessuna ricerca di teatralità. Ma non era finita qui, la donna al telefono continuò fino al knock-out completo. Da lì, suonato com’era, sarebbe stato difficile rialzarsi dal tappeto, tutto intero.

-Chissà poi come la prenderebbe il nostro maritino geloso se gli facessimo arrivare qualche bel filmetto hard girato a Rue Montparnasse…

E lì arrivò il gong a mettere fine alla mattanza. 

La sesta puntata sarà online il 17 dicembre 2022

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