IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La vicenda della “Corazzata capovolta” raccontata con un diorama

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La corazzata capovolta

di Adriana Bandiera

Una storia quasi dimenticata, eppure appartiene ad un passato non troppo lontano che dimostra con evidenza innegabile le competenze, le professionalità e le capacità degli Ufficiali, dei Marinai e dei Tecnici dell’Arsenale Militare di Taranto.

Molto spesso capita che i territori vengano caratterizzati da vicende straordinarie di cui però si perde il ricordo già nel giro di pochi anni, soprattutto in un mondo caratterizzato dalla frenesia del domani e dalla continua corsa all’evoluzione. Eppure occorre fare memoria di quanto accaduto, nel bene e nel male, per non perdere un patrimonio di conoscenza e di identità.

Una di quelle storie oggi quasi dimenticate è quella della Regia Nave Leonardo da Vinci,  corazzata della classe Conte di Cavour, varata a Genova il 14 ottobre 1911 ed entrata in servizio nella Regia Marina il 17 maggio 1914. Questa corazzata aveva una lunghezza di 176,1 metri, era armata con 13 cannoni da 305/46, 18 cannoni da 120/50 con mitragliere pesanti e siluri.

La vicenda di questa nave è strettamente connessa con Taranto  e con l’Arsenale Marittimo Militare, infatti il 2 agosto 1916, nel corso della Prima Guerra Mondiale, la Corazzata da Vinci, all’ancora nel Mar Piccolo, subì una serie di esplosioni interne che ne provocarono l’affondamento.

Le cause di quanto accaduto sono ancora avvolte dal mistero; inizialmente vennero  attribuite ad un sabotaggio austriaco, anche a seguito dello scalpore suscitato dal cosiddetto “Colpo di Zurigo”, ovvero l’operazione di controspionaggio che permise di individuare e neutralizzare una sorta di centrale operativa dello spionaggio austriaco nei confronti dell’Italia, situata all’interno del Consolato austro-ungarico di Zurigo, da dove fu ordita la presunta azione di sabotaggio ai danni del da Vinci. Tale teoria, tuttavia, mai fu dimostrata pienamente.

Successivamente venne avanzata l’ulteriore ipotesi (più probabile) che la vera causa del disastro fosse stato un malfunzionamento del munizionamento che avrebbe portato all’esplosione di una carica in uno dei depositi di munizioni a bordo della nave, così come era avvenuto alla Corazzata Benedetto Brin l’anno precedente mentre era ormeggiata a Brindisi.

Subito dopo l’esplosione, la Corazzata da Vinci affondò capovolgendosi e provocando la morte di quasi 250 uomini tra ufficiali e marinai, compreso il comandante dell’unità, il Capitano di Vascello Galeazzo Sommi Picenardi. I vertici della Regia Marina decisero di recuperarla per dare un segnale di riscatto e cominciarono quasi subito le operazioni che permisero di sollevare la nave e rimorchiarla (ancora capovolta) nel grande Bacino Ferrati, dove furono chiuse le falle; la nave fu poi riportata in mare e raddrizzata, ma non tornò più alla normale attività, anzi fu poi radiata nel 1923 e successivamente demolita.

Il recupero di questa corazzata realizzato dal Regio Arsenale di Taranto fu un’impresa straordinaria che attirò l’attenzione di un gran numero di osservatori provenienti dalle nazioni più evolute tecnicamente allo specifico scopo di osservare le operazioni di rotazione della nave.

Il recupero del da Vinci è oggi paragonabile al complesso recupero della nave da crociera Costa Concordia, sebbene il primo sia stato compiuto 100 anni prima con le attrezzature e le competenze di 100 anni fa. 

Questo straordinario recupero navale è stato riprodotto in un diorama realizzato dall’avv. Sandro Savina di Lecce, socio dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e appassionato modellista che per hobby da trent’anni realizza fascinosi modelli di navi. L’avv. Savina ha riprodotto in scala la Corazzata da Vinci così come la stessa è ritratta in molte fotografie dell’epoca, capovolta all’interno del Bacino Ferrati durante le fasi del recupero, insieme agli edifici presenti all’epoca nelle vicinanze del Bacino.

Questo plastico, magnificamente dettagliato, fissa nel tempo un momento di quelle sapienti e laboriose attività che hanno portato al recupero della Nave, con le paratie che furono impiegate per chiudere le falle, con le gru che sembrano in azione e con dei minuscoli personaggi che, con le loro divise e tenute di lavoro, danno vita al diorama.  

L’Avv. Savina ha donato al MoSA (Mostra Storica dell’Arsenale) il diorama della “Corazzata Capovolta” poiché il museo dell’Arsenale Militare Marittimo di Taranto, già ricco di cimeli e testimonianze storiche, è il luogo più adatto a custodire ed esporre questa riproduzione in scala che evidenzia le capacità e le professionalità del personale dell’Arsenale artefice di queste incredibile impresa.

Così alcuni giorni fa, nella “Sala a tracciare” dello stabilimento militare, il Direttore dell’Arsenale di Taranto, Ammiraglio Ispettore Pasquale de Candia, ha formalmente ringraziato l’Avv. Savina presentando al pubblico questo diorama nella sua collocazione museale come formidabile strumento per raccontare quella straordinaria vicenda di cui Taranto e la Marina furono protagonisti.

Il modellismo è ricerca storica applicata alla costruzione di un modello, nel tentativo di riprodurre quanto più fedelmente possibile l’oggetto o il contesto che si intende replicare; un modello permette di raccontare momenti della storia, carichi di significato e pathos, suscitando emozioni ed interesse.

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