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“Il cancello di ferro battuto” – Romanzo di Alberto Sant’ Elia. Il mondo emozionale di un ex ballerino, baby boomer

Il cancello di ferro battuto- Romanzo di Alberto Sant' Elia

Il cancello di ferro battuto- Romanzo di Alberto Sant' Elia

di Enrico Conte

Nel suo ultimo Rapporto il Censis fotografa lo stato d’animo degli italiani: li definisce sonnambili, e incapaci di reagire. Leggendo il romanzo di Alberto Sant’Elia, che scalda il cuore, in particolare quello dei dei baby boomers, verrebbe da dire che il clima sociale è fatto da insonni, da intendere nella sua etimologia, e cioè di “privi di sogni”,  quelli che, piuttosto, si possono raccogliere a man bassa nel libro” Il cancello di ferro battuto”.

Incontro l’autore via web sul filo di connessione che unisce Trieste con Gragnano e Napoli, le città del nostro autore.

Cosa spinge un ballerino, con importanti esperienze nel corpo di ballo della Rai ai tempi di Fantastico, negli anni ’80, a scrivere un romanzo autobiografico?

La voglia di scrivere  nasce dalla voglia di raccontare, utilizzando non il movimento e la gestualità, ma la parola scritta. Il mio romanzo non nasce come un’autobiografia, anche se può sembrare, ma ho voluto descrivere  un passaggio generazionale che Vittorio, il personaggio del romanzo, vive dagli anni sessanta a oggi. La danza mi ha aiutato dal punto di vista di costruzione narrativa, come può avvenire nel processo creativo di una coreografia oppure di una regia.

Colpisce il racconto delle emozioni che scandiscono, fin dall’infanzia, il protagonista Vittorio, una dimestichezza non comune, complice l’origine napoletana dell’autore?

Il racconto delle emozioni è presente anche nei miei romanzi precedenti. Per me è un argomento naturale entrare nella vita dei  personaggi e scoprire, fino in fondo, la sensibilità dei loro rapporti umani. Nascere e vivere a Napoli di sicuro arricchisce l’animo umano ed è probabile che questo abbia contribuito a una mia maggiore sensibilità verso gli altri. Io stesso, sto bene tra la gente, anzi, sarei triste se, uscendo di casa, non potessi salutare o parlare con qualcuno e prendere, invece, il caffè da solo al bar.

In tempi di solitudini digitali e di relazioni liquide, la storia che viene raccontata sembra essere  fuori dal tempo: mi chiedo quanto abbia giocato, nel renderla così’ viva, la solidità affettiva della famiglia di origine.

La mia vita è stata concreta, molte volte razionale, nonostante abbia lavorato nel mondo dello spettacolo, dove è molto facile perdersi. Avevo necessità di dimostrare a me e alla mia famiglia che il mio lavoro era  reale e non inventato. Sono stato e sono un curioso, una curiosità che non mi ha mai lasciato, elemento importante per un artista. Probabilmente sono un individualista, ma per necessità. La mia famiglia mi ha dato molto e per vivere ho seguito l’esempio dei miei genitori, grazie a loro mi hanno dato tranquillità interiore e sicurezza.  

Le amicizie rivestono un ruolo fondamentale nella vita di Vittorio, forse ancor più delle relazioni sentimentali? In una recente intervista il filosofo Byung–Chul Han dice che “libertà e amicizia hanno una radice comune nel mondo germanico. In origine libertà significava essere tra gli amici. Dovremmo riconquistare questa libertà originaria. L’amicizia è una relazione senza scopo.E’ una sorta di inattività per questo ci rende felici”.

Vittorio è un giovane pieno di energie, ha accettato di percorrere una strada professionale nuova, diversa dalle altre. Vive tra la gente, conosce il mondo, è un ventenne che non si ferma, va avanti.Le donne sono amiche, fidanzate, artiste complici di una stessa passione: la danza, la musica, il teatro.

Tutto il romanzo è accompagnato dal ricordo di canzoni anni ’60 e ’70….Gino Paoli,”il cielo in una stanza”, Luigi Tenco,”ciao amore mio”, Rita Pavone, “Cuore” e poi “Rimmel”, De  Gregori, Led Zeppelin, Deep Purple…quindi  “Le quattro stagioni” e “Il lago dei cigni”, che fa scoccare la scintilla e l’interesse per la danza e per una ballerina….

Ho sempre amato sin da piccolo la musica e non potevo non includere questa passione, nella formazione del giovane Vittorio che, negli anni settanta, suona la batteria in un gruppo di amici in un garage, insieme alla voglia di anticonformismo, contestazione e rivoluzione politica. La droga che colpisce un amico che non c’è più e la voglia di amore senza guerre.

C’è nostalgia di quei sogni collettivi ma forse, adesso, vengono amplificati dalla loro totale assenza?Gli scioperi anni ’70, la partecipazione degli studenti, la droga che colpisce un amico, gli slogan, “fate l’amore non fate la guerra”….Insomma “C’è ancora domani? Come dice il recente film di Paola Cortellesi?

Non tutto è andato come si sognava. La contestazione degli anni settanta ha formato una generazione, ma ha tradito molte aspettative. Si contestava la guerra del Vietnam, ma oggi i cannoni continuano a colpire popolazioni intere. Il nostro attuale sistema sociale è come una macchina che si è fermata, ma i giovani di oggi non sono pronti a spingerla, anche se vorrebbero farlo. Ci sarà sempre un domani, ma tocca sempre a noi, tutti insieme, organizzarlo.

In questo periodo tutti scrivono libri, non solo giornalisti e opinion leaders: perchè un lettore dovrebbe comprare il suo sognante romanzo?

Il mio è un romanzo generazionale. Racconta vite reali, storie di giovani e adulti che s’intrecciano, l’uomo con le sue emozioni, le sue fragilità, le sue passioni e l’amore per la vita.

“Le radici del noce”, si legge sulla primissima prima pagina, ma anche “Fichi d’india rossi, dolci e grassi…pungenti, succosi”.

..Metafore, della nostra vita, attraverso la natura che ci circonda e disciplina la nostra esistenza.

La compagna di Vittorio, passionale e rigorosa, anche lei  ballerina, è parte costitutiva di una storia che nescola passione per il ballo e impegno professionale…”la contestazione era il motore che faceva elaborare il nostro pensiero”…nel mentre – così Vittorio –  legava realtà e sogno, fantasia e razionalità, cercando di vincere la solitudine o la timidezza quando si era in mezzo agli altri”….

La compagna di Vittorio è una danzatrice e, sin dal loro primo incontro, lei lo trascina nel mondo della danza, lo aiuterà a superare timidezze e imbarazzi. È un grande amore e un gran legame, che renderà Vittorio vincente nella vita.

Leggere questo libro è come aver partecipato ad alcune ore di una lezione di educazione ai sentimenti. È questo che può servire per contenere il fenomeno dei femminicidi?

Se fosse vero, sono felice di aver dato questa lezione. Chi sceglie di leggere “il cancello di ferro battuto”, spero trovi, oltre ai sentimenti, le capacità di essere autore di se stesso, qualunque strada scelga di intraprendere.

Conclusioni

Sul protagonista Vittorio sembra abbia agito una forza sotterranea, quella del padre, magistrato da molte generazioni, come se il rispetto rigoroso, ma sempre umano delle regole giuridiche da interpretare, si fosse trasformato, sublimato, nel rispetto, altrettanto rigoroso, per le regole delle quali è fatta la danza.

Nel suo “La cognizione del dolore”, Carlo Emilio Gadda ha scritto che “io”…”è il più lurido di tutti i pronomi”: al lettore il compito di farsi un’idea, con l’auspicio che tenga conto che chi scrive, in questo caso un ragazzo che ha goduto di un ascensore sociale che ha interessato una generazione, si sottopone comunque, e con generosità, al giudizio degli altri.

Enrico Conte

Redazione di Trieste

de Il Pensiero Mediterraneo

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