IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

L’arte multiforme del Maestro Carlo Puleo

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Opera pittorica di Carlo Puleo

di Giovanni Teresi

Carlo Puleo, nato a Bagheria (Palermo) nel 1937, da sempre ha vissuto nella sua bella città.

Per un artista che ama i colori della natura, della sua terra  e dei suoi personaggi, essi sono una fonte notevole di ispirazione. Non stupisce perciò il fatto che una parte rappresentativa della sua  produzione pittorica esalti proprio l’aspetto della Sicilia e soprattutto le ville storiche di Bagheria, delle quali riesce a carpirne i colori, le atmosfere, i movimenti delle ombre monumentali e dei personaggi deformi nelle sculture della villa di Palagonia.

L’insieme è un intreccio di colori e sfumature che suscitano emozione come i versi delle poesie che con le parole esaltano la bellezza. Questo l’aspetto che si coglie nel guardare  alcuni suoi ultimi lavori di stampo futurista: il gioco di luci ed ombre in un’emozionante interpretazione personale paesaggistica e al tempo stesso irreale.

Già docente nei Licei Artistici Regionali, da oltre 50 anni espone i suoi dipinti in gallerie d’arte in Europa e negli Stati Uniti. Anche nella sua Bagheria non sono mancate occasioni in cui molti hanno avuto modo di apprezzare le sue qualità di pittore raffinato, molto efficace anche come poeta, scrittore e scultore: la sua opera “Falcone e Borsellino”, nel 1998, è stata allestita per il Comune di Bagheria; di questo suo omaggio scultoreo, ne hanno parlato insigni autori e giornalisti.

Una peculiare tendenza del Maestro Carlo Puleo è quella di osservare uomini e cose con capacità di penetrazione non solo pittorica ma anche narrativa, come nella raccolta di racconti di “Villa  Palagonia – Memoria, Narrazioni e Territorio …”, Edizione Thule, offrendo una vivida immagine della Sicilia attraverso esempi variegati di luoghi e di uomini popolari. Personaggi del Golfo della Conca d’Oro, che traggono ispirazione dalla vita di ogni giorno. Personaggi diversi, spavaldi o miti, alle prese con circostanze imprevedibili. I racconti della silloge sono ispirati soprattutto dalla sua Bagheria, avendo come ambientazione temporale i durissimi anni di guerra e dopoguerra fino agli anni ’60 e al dispiegarsi del boom economico. Nella banale quotidianità della vita, Carlo Puleo dà una personale impronta della dimensione esistenziale raccontandone gli aspetti farseschi quanto quelli drammatici come nei racconti: “Il visionario di Piazza Marina”, “Le farfalle del Barone Martinaro”, “Il poeta Ignazio Buttitta e il cane Senzastoria”, “Il tesoro dei Principi di Palagonia”.

Nella originale visione di Villa Palagonia, Carlo Puleo, attraverso una sapiente esemplificazione di propri disegni e quadri, descrive non solo Ferdinando Francesco di Gravina, ma rilegge con una personale ed originale interpretazione i “mostri” di Villa Palagonia con giochi di colori accattivanti e prettamente mediterranei. È sorprendente la maestrìa pittorica del Nostro  che riesce a comunicare l’aria di mistero che avvolge la Villa con il suo contrasto tra reale e fantastico, tra bizzarria e follia della dimora principesca. La Villa diventa metafora ed emblema, lettura del reale e dell’immateriale, come ben descrive il Prof. Tomaso Romano nel “senso della profondità di Carlo Puleo”. “Certo c’è anche il labirintico eco fra gli specchi di pietra deformata e di pietre che si rispecchiano, ma non basta a chiarificare a sé stessi, intanto una sorta di armonia perduta, che Puleo sa riconquistare ad una solarità d’anima che gli appartiene intimamente”.

La formazione artistica del Nostro si è confrontata con grandi artisti bagheresi come Renato Guttuso, con lo scultore Silvestre Cuffaro, con lo scrittore Giacomo Giardina e Castrense Civello e, in maniera più amichevole con il poeta Ignazio Buttitta, nella cui abitazione ebbe modo di conoscere il surrealista Sebastian Matta ed alcuni scrittori tra i quali Leonardo Sciascia.

È innegabile che molti dipinti e disegni hanno ispirato alcune poesie del Maestro Puleo. Difatti l’emozione è suscitata nel pittore da un particolare, da un paesaggio o da una precisa scena che viene poi rappresentata nel dipinto, che agli occhi di chi lo guarderà genererà altre emozioni dalle quali potrà nascere una poesia. Se l’arte, la techne, è bella, è solo perché essa riproduce, imita la bellezza del creato. È proprio il concetto di imitazione (mimesis) a essere centrale e a rendere nel contempo un’arte fine a se stessa (l’ars gratia artis) concepita  dall’artista.

Il bello artistico del Nostro è intellettuale nella sua forma più autentica e matura.

Seguendo il percorso artistico di Carlo Puleo, possiamo dire che esso si articola in tre periodi:

realismo fantastico, neosurrealismo e astrattismo.

La Pittura poesia di Carlo Puleo ha del cosmico contagioso, si legge nella recensione di Giacomo Giardina alle sue opere, trasvolatore: libertà di forme strappate agli astri, alla natura vulcanica terrestre … Figure che si svegliano tra un giallo luminoso, un rosso sangue, un azzurro mare, cieli solcati da impeti cromatici. E fogli, fogli – memoria a seguito dell’innamorata bacchetta pennello di Carlo Puleo che corre e si lascia dietro la tavolozza realista di Guttuso …”

Il Nostro è un siciliano che si muove in un mondo d’arte e di poesia che afferma una continuità organica della storia della sua terra; dalla sua poesia: “Non chiedetemi” “Non chiedetemi perché/ questi accesi colori,/ sogni da spiegare,/ venti sospiri che giocano/ con le forme/. Sarebbe come chiedere al mare/ il perché dell’azzurro,/ i luminosi sguardi/ degli amanti,/ i perché/ dei bimbi./ Chiedetemi invece/ dove attingo questo logos creativo./Nello struggente amore-natura.”

“La  poesia e la pittura sono le due braccia di Carlo Puleo”, –  così si esprime Gesualdo Bufalino nella dedica al nostro Maestro – “ un autore tutto versato nella vita, nel gioco delle stagioni e dei sensi. Tale è la consonanza che allea nella sua opera: i timbri di colori e dei suoni, che accende la duplice letizia della voce e dell’occhio”.

Colori forti e passione di toni, di ispirazione naturalista e popolare, e proprio per questo di respiro universale, che ci riporta agli anni di Ignazio Buttitta, ai colori della sua voce e della sua poesia.

Il Professore Antonino Buttitta scrive del Nostro: “… Tutti si sono sentiti grandi poeti, eccezionali pittori e personalità uniche nei vari rami dell’economia, dell’arte e del sapere. Puleo ha frequentato a lungo Ignazio Buttitta ne ha appreso la lezione, ha cercato l’aspetto umano. Le immagini da lui realizzate ne mostrano coerenza e profondità. Non restano stampate sulla carta ma, in modo indelebile nella nostra memoria.”

Puleo ha scritto per le Edizioni La Palma di Palermo un raccolta di racconti dal titolo: “I figli di Eolo – personaggi doc di Sicilia che è uno scrigno di rapide e sapienti pennellate letterarie; ritrae densi scorci di Sicilia e di siciliani. In calce al volume compaiono alcuni racconti del noto poeta Ignazio Buttitta.

Carlo Puleo, direttore artistico del Circolo Culturale Giacomo Giardina, è anche un artista conosciuto per la fotografia. La sua ultima fatica letteraria ha per protagonista Ignazio Buttitta. Il libro si intitola: “Ignazio Buttitta il presente della memoria”. Il testo è impreziosito da 100 fotografie e 18 racconti, nonché da svariati aneddoti del grande poeta dialettale.

Nella evoluzione aristico-pittorica, in particolare nell’astrattismo, il Nostro dipinge un fantasma idillico con una memoria mediterranea di Chagall: nel senso che, anche per lui, le esplosioni stellari a vortice diventano scie luminose e castelli di fiaba (Alberto Bevilacqua).

Ciò è più facilmente visibile, per esempio, nell’opera “Paesaggio dell’oblò”, come in alcune altre opere nelle quali la natura e i suoi principali elementi sono di grande incidenza visiva.

Trova Puleo la forza unificante e sempre viva sulla luce, la grande unica luce della Trinacria quasi un simbolo e metafora di un complessa  eppur affascinante realtà” come descrive l’opera del Maestro il Prof. Tommaso Romano.

È la Sicilia, sempre la Sicilia che si trasforma in crocevia delle idee punto di incontro tra le civiltà, tra il suo legame con la realtà visibile, tra la sua voglia di racconto. L’opera di Carlo Puleo ci riporta al mito di Ulisse. L’arte gioca su due figure mitiche: Ulisse e Penelope. Carlo è consapevole che la pittura non copia più il mondo: lo realizza, lo mette in scena, “malinconico e buffo come un dramma barocco” come ha scritto Dino Ales in “I grandi personaggi di Bagheria: Carlo Puleo pittore, fotografo e scrittore” di G. Maurizio Priscopo.

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