IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

L’Educazione sessuale – Eloise

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di Maurizio Mazzotta

Una volta il nonno gli raccontò di Eloisa. Era stato il primo grande amore della sua giovinezza, della sua vita.

Rovistava tra le carte di un cassetto e come gli capitò in mano la foto sbiadita di Eloisa, prima ancora di decidere se coinvolgere il nipote e trasportarlo con sé nella marea montante, lo chiamò con l’impulso che ormai controllava sempre meno, pur rendendosene conto. Teneva tra le dita il cartoncino della foto­grafia portandolo delicatamente alla luce e nel suo richiamo, nel pronunciare il nome del nipote, proprio dentro le sillabe c’era l’invito, la condivisione di un segreto, il bisogno di passargli un’emozione sepolta e affiorata, di raccontargli qualcosa di assai importante della sua vita remota.

Marco intuì nella voce che lo chiamava l’esistenza dello straordinario e quando si voltò verso il nonno e scoprì le linee di quel volto e i movimenti i cui significati aveva appreso a distinguere, fu certo che in quel richiamo c’era tutta la qualità del loro rapporto. Sembrava un coetaneo, un ragazzo di diciassette anni, quanti ne aveva quell’estate Marco, in realtà era anche un suo compagno, un amico, ma rimaneva un vecchio con una storia immensa, ed era un vecchio che lo amava come fosse cosa sua, era il nonno che gli si offriva interamente senza riserve e gli insegnava un modo di essere, uno stile di vita. Marco, non più bambino, in grado di pensieri maturi, ebbe la prima profonda consapevolezza della forza e del signifi­cato del loro stare insieme, e nel suono del suo nome pronunciato quel pomeriggio dal nonno comprese fino in fondo chi era quel vecchio per lui e cosa era lui per quel vecchio.      

Cominciò il racconto di Eloisa sedendosi dietro la scrivania. Prima però gli aveva dato la foto­grafia, dicendo: “Era un’attrice e una modella”.

Cominciò così: – L’attrazione tra i corpi coinvolge tutti i sensi dell’uomo e della donna. Non fermarti alla linea e alla curva, rallenta il tuo impeto se ad attrarti è la delicatezza del viso, o il morbido evolversi del seno, dei fianchi, delle natiche. La donna non è una statua. Scopri il suo gesto: come solleva il capo, o accosta le dita ai suoi capelli, come sottolinea col movimento della testa lo sguardo che ti invia; o come si immerge nello spazio senza invaderlo, la discrezione con cui lo utilizza.

La vista è il primo senso, ovviamente, che impegni nella ricerca della tua donna. Io l’ho educato questo senso negli atelier dei miei maestri, e ho imparato a inseguire il gesto e il suo armo­nizzarsi con la persona che lo esprimeva. Ho appreso poi con Eloisa che i sensi coinvolti e da coinvolgere sono tutti perché l’attrazione sia una spinta senza riserve, un bisogno totale dell’incontro, dell’adesione, della fusione. Così inseguo (disse proprio: “inseguo” al presente e Marco lo annotò ) la mia donna, la donna, con l’udito. Ti capiterà, io non te lo auguro, di deluderti profondamente al suono della voce di una donna che ammiri, che hai ammirato per la sua bellezza. Sembra scontato il discorso sulla voce armoniosa e forse lo è, ma l’armonia dei suoni si esprime anche col passo, col respiro sommesso, quando la tua amante ti dorme tra le braccia. Ed è allora forse che hai la misura della forza che ti attrae verso di lei. Qui è una prova, ed è l’odorato che si presta, anche se lo hai già esercitato con incoscienza, perché dopo la vista e l’udito sei ad un livello di contatto così intimo che già sei coinvolto e le tue facoltà di osservazione sono offuscate e compromesse. Tatto, gusto e odorato: la donna è la tua amante, e queste tre vie di percezione ti mandano messaggi forti e così diretti a stimola­re altre sensazioni, a svegliare altre zone del tuo corpo e a metterle in moto che tu non sei più in grado di sorvegliare la qualità di quelle percezioni (tutto quello che diceva era nel gioco della malizia e nella serietà dell’insegnamento; non calca­va su particolari espressioni. Anche questo Marco annotava nella sua memoria). Ora al risveglio, il mattino, potresti avere una sgradita sorpresa: l’alito di sonno della tua amica ti di­sturba profondamente. O altrimenti non sai che hai tra le braccia colei che hai sempre cercato. Non lo sai perché non gli dai valore, ti sembra naturale e non ne hai coscienza. Insomma potre­sti considerare il risultato di una prova sicura e invece sei nella più totale incoscienza. –

 Il nonno fece una lunga pausa durante la quale tese la mano per riprendere la foto di Eloisa; poi, dopo averla guardata a lungo, riprese:

– Prima di Eloisa i miei incontri erano imperfetti. C’era sempre qualcosa che non andava. Persino il tatto, che apparentemente è il più volgare dei sensi, a volte veniva disturbato da una pelu­ria fuori posto. Non che il mio impeto venisse frenato a quei tempi, ma ero disturbato nel mio bisogno di totale adesione. E continuavo a cercare. A quell’età la ricerca è a … tentoni (qui si compiacque della battuta). Ebbi esperienza della qualità dell’eros con lei la mattina quando scoprì che il suo alito era per me come un bouquet di fiori dal profumo delicato. Stai attento Marco! Stiamo parlando di eros, di quell’aspetto dell’amore che riconduciamo ai corpi, che forse si esaurisce, ma che è vitale, entusiasma e completa il rapporto, anche quello che hai cercato attraverso contatti più sublimi.-

Gli occhi del nonno si erano aperti quasi fosse davanti a un panorama di una vastità sconcertante e lui fosse ansioso di impadronirsene. Descrisse Eloisa come donna, come attrice. Sfiorò daccapo una descrizione del suo corpo e lo sguardo tornò una striscia sottile percorsa da un brivido. Gli raccontò di quanto era brava sulla scena, della tensione emotiva che esprimeva e che era stata la vera molla che lo aveva portato verso di lei. Disse che Eloisa aveva il colore intenso delle ginestre.

Tratto da Le sue dita come stecchi di mandorlo, romanzo breve di Maurizio Mazzotta. Si trova in: Amazon Le sue dita come stecchi di mandorlo


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