IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“Falso Movimento” un romanzo di Gianvito Pipitone: seconda puntata

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falso-movimento

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Sul treno di ritorno per Parigi si respirava un’aria strana. Nonostante fossero passati da pochi minuti le ore 20, Cedric aveva la netta sensazione di viaggiare sull’ultima corsa della notte. Con delusione constatò che una dopo l’altra le banchine delle stazioni delle borgate più popolari, Champigny e Saint-Maur, fossero vuote. Niente mascalzoni colorati, dunque. La carrozza sulla quale viaggiava a malapena poteva contare un paio di sfigati che solo apparentemente sembravano correre dritti fino al centro del mondo: la Grande Parigi.  Quel centro del mondo pieno di lustrini e paillettes che li avrebbe sempre scansati e respinti. Non importava se fossero giovani o meno giovani, bianchi neri o mulatti. Dalla cuffia bombastica dell’uno e dal mattone a forma di smartphone dell’altro, si capiva che quel centro aveva già fatto a meno di loro. E loro, che lo intuivano distintamente, si sarebbero vendicati dissacrando quante più volte possibile una festa permanente alla quale non sarebbero mai stati invitati.

Da ex poliziotto, Cedric amava affrontare i suoi casi adottando il metodo da lui battezzato ironicamente della sottrazione all’osso. Era un metodo semplice, lineare, amava scherzare con la sua Annette. Un non-metodo, si scherniva, fingendo di assumere un’area intellettuale e forzatamente boriosa. E infatti non c’era niente di fantascientifico e nulla che richiedesse particolari doti di fiuto poliziesco. Si trattava, durante la fase di acquisizione dei dati, di scomporre i fatti. Ciascuno se possibile isolato dall’altro. E verosimilmente distaccato dal contesto generale. Si arrivava così ad ottenere tanti piccoli fatti. Ma a differenza di un puzzle dove bisognava mettere tutti i pezzi nel giusto posto per ricomporre la verità, questo metodo predicava il contrario. Il segreto era il seguente: bisognava da subito escludere dalla tavolozza i pezzi di puzzle irrilevanti, i binari morti, i fuori pista, gli eventi complementari e quelli solo casualmente verosimili ma in definitiva irrilevanti. Ma anche le più semplici ovvietà o le conclusioni più affrettate. Alla fine dei giochi, tolti tutti i pezzi insignificanti quello che rimaneva in piedi, per quanto bizzarro o singolare, avrebbe composto un buon 90 % della soluzione di ciascun enigma. Certo, più facile a dirsi che a farsi. Il metodo era lontano dall’essere infallibile, anzi! Ma se solo si considerava che l’infallibilità non era di questo mondo e che, solo i fortunati credenti adepti di qualche oscura religione ne avrebbero sempre postulato una, per quale motivo la sua stravagante teoria della sottrazione all’osso non avrebbe dovuto avere diritto di cittadinanza? Ed era a quel punto della storia che Annette, riavutasi dal temporaneo deliquio, si abbandonava sul divano scompisciandosi dalle  risate.

Prima che il treno giungesse alla Gare de Lyon, Cedric aveva 20 minuti. Lasso di tempo che, fra una distrazione e un’altra, si era dato per tentare di mettere ordine al racconto di Monsieur Dutroux. I primi fatti intanto si cominciavano a dipanare sulla sua tavolozza. Qualcuno era scomparso da un paio di giorni. E questo qualcuno era il figlio dell’architetto Dutroux. Eric, 18 anni, descritto dal padre come un tipo sveglio, estroverso, brillante, pieno di energia e vitalità. Un ragazzino in gamba, insomma, più maturo della sua età, critico nei confronti delle cerimonie della società e contro l’omologazione dei media e delle mode. Il papà lo descriveva come un ribelle, un punk, nei modi così come anche nel modo di vestire e di apparire.

Quel sabato pomeriggio Eric si era spostato da Parigi verso Dijon, in compagnia di un paio di amici, Jean e Brun. 15,30 l’orario della partenza del treno dalla stazione Gare de Lyon. Ragionevolmente il TGV li aveva sbarcati in meno di due ore nella capitale borgognone. Scopo del viaggio: un rave-party, verosimilmente non si fa fatica  ad immaginare, pensava Cedric, a base di sesso droga e rock and roll. Secondo Jean e Brun sembrava che il trio avesse ritrovato sul posto un gruppo di amici provenienti anch’essi da Parigi a cui se ne erano aggiunti altri da Marsiglia. E che insieme fossero stati accolti da un gruppo di giovani del posto. Senonché durante quella notte del rave, Eric aveva fatto perdere le sue tracce. L’ultima volta che Brun e Jean l’avevano avvistato Eric si trovava in compagnia di una ragazza giunonica dagli orecchini appariscenti, una certa Yvonne, visibilmente su di giri. Solo l’indomani, a giorno fatto, i due amici si accorgevano della scomparsa dell’amico. Yvonne, a cui i due avevano chiesto lumi,  sembrava sfilarsi dicendo di averlo lasciato ai piedi del palco verso le tre del mattino. E questa era l’ultima occasione in cui Eric veniva avvistato. Da lì in poi, il nulla. In tutto ciò, il giorno dopo, domenica, superata l’ora di pranzo preoccupati di non avere ancora notizie su di lui, Jean e Brun si mettevano in contatto con la madre, allertandola per la scomparsa del figlio.

Dutroux apprendeva della notizia nel corso di un’inaugurazione che lo vedeva protagonista, appena fuori Parigi, quella domenica mattina. Rientrato rocambolescamente in città, visto il protrarsi dell’incertezza, aveva poi deciso insieme alla ex moglie di rivolgersi ad un detective privato. Il più bravo e famoso che ci fosse sulla piazza. Ed era così arrivata la telefonata di quella mattina.

Cedric aveva accumulato una buona mole di fatti che adesso avrebbero dovuto essere supportati dai dettagli (non di prove ma di dettagli c’era bisogno, a questo punto iniziale). E se si escludeva il movente di quella scomparsa, ignoto a questo punto iniziale dell’inchiesta, si sarebbe potuto pensare ad un ragazzo normale che fa cose ritenute in linea con la sua età: uscire senza rincasare un sabato sera,  evitando di fornire particolari ragguagli ai genitori, per partecipare ad una festa-evento, anche essa tutto sommato normale, finendo infine devastato dalla droga fino a perdere la conoscenza. E magari risvegliarsi nel letto di chissà chi, dopo aver dormito per più di 24 ore… si ritrovò più volte ad augurarsi Cedric. Senonché, e questo non deponeva certo per il meglio, era già quasi trascorso interamente il lunedì e non si erano ancora avute sue notizie.

– E come mai non si è rivolto alla polizia? 

Questa la domanda spontanea che aveva rivolto a bruciapelo a Dutroux. Nella quasi totalità di questi casi, si trattava di bravate di giovani che si rifacevano vivi dopo un paio di giorni: dopo essersi ripresi dalla sbornia di cocktail a base di alcol e droghe sintetiche… Ma la risposta a quella domanda sembrava non averlo del tutto soddisfatto. Non era tanto la motivazione che ne dava l’architetto Dutroux, quanto una sorta di imbarazzo o reticenza nel suo comportamento. Quel tipo di risposte che non bisogna essere fini psicologi per capire che nascondono più di quanto vorrebbero.

– Mio figlio l’anno scorso è stato già pizzicato dalla polizia per possesso e spaccio di marijuana. Insieme a qualche settimana di carcere minorile, sta già affrontando un programma di recupero. Non ci possiamo permettere di mettergli la polizia alle calcagna: lo arresterebbero per recidiva se solo gli trovassero un  grammo di erba addosso. Anche perché nel frattempo è diventato pure maggiorenne da qualche settimana e … quando hai 18 anni, lo sa meglio di me … cessano i programmi educativi … e cominciano le mazzate.

Cedric sbucò dalla Gare de Lyon proprio mentre uno scroscio di pioggia poderoso sembrò mettere una certa distanza fra sé e la città. Dall’intensità eclatante della burrasca si percepiva che non sarebbe potuta durare a lungo. E così fu. Di quei temporali figli di nuvole grasse, sapeva ormai tutto. Avrebbe un giorno prima o poi affidato alle sue memorie certe sue intuizioni in materia di meteorologia. In capo a una ventina di minuti rientrò mestamente a casa, al civico 36 di Rue des Rosiers, nel quartiere Marais, dopo essersi lasciato alle spalle la vecchia piazza Bastille. Con le sue migliaia e migliaia di fantasmi che infestavano la città da secoli ormai.

Prima di andare a letto controllò la segreteria telefonica. Prerogativa dell’uomo del terzo millennio era quella di essere reperibile in qualsiasi momento e in ogni luogo della terra si trovasse. Cedric invece aveva da sempre rifiutato questa logica e solo in passato, di malavoglia, aveva tenuto in vita un cellulare per “obblighi professionali”. Un cellulare che non avrebbe potuto tenere spento per ovvi motivi. Ma dal momento in cui sì era licenziato dalla polizia, non gli sembrò vero di poter ritornare ai cari vecchi tempi andati.

“Sei rimasto tu e qualche boscimano dell’Africa profonda a fare a meno del cellulare. Siete accerchiati ormai. Arrendetevi” gli diceva spesso Annette. Ed aveva ragione. “Sei refrattario all’idea di progresso”. Lo provocava lei mentre accarezzava la sua pelle setosa. Non era vero. O meglio, era solo una verità parziale. Lui era per un progresso principalmente sociale. Non ci poteva essere progresso tecnologico se non come risultato di una vittoria globale. Su questo argomento e con tale motivazione ammetteva di essere attaccabile e molto velleitario. “Sei solo un bell’esempio di radical chic” lo accusava Annette. “Venuto maluccio” le faceva eco lui sorridendo. Ebbene, il privarsi di un cellulare gli consegnava la sera, di rientro a casa, uno dei piaceri più rilassanti: quello dell’ascolto della segreteria telefonica. “Sei in ogni mio pensiero…e lo sciabordio delle onde dell’Oceano mi sta diventando insopportabile senza di te” cominciava il breve messaggio di Annette.

Da lì dove si trovava Annette non poteva certo aiutarlo molto, impegnata com’era a svernare in una non ben precisata località della Bretagna. L’unica cosa che Cedric sapeva di quel luogo era che aveva l’oceano su due lati e che avvicinandosi alla cornetta con il minimo sforzo riusciva a sentire la brezza fresca sferzargli le gote, l’odore del salmastro misto allo iodio assediargli le narici mentre sullo sfondo uno stormo di gabbiani gracidavano liberi contro il vento impetuoso.

Non che a Parigi gli capitasse di vederla spesso. Anche quando era in città Annette seguiva il suo protocollo abbastanza rigido, allietato da segretissime scappatelle, durante le quali scompariva risucchiata come da profondi buchi neri. Sempre più rari purtroppo. Fare l’addetto stampa del marito non era un compito facile per lei. Sia perché il marito era un tipo molto pignolo e scrupoloso, meticoloso ai limiti del fastidio; sia perché a questa proprietà ne aggiungeva un’altra: un’innata presunzione, leggasi sdegnosa arroganza, che emanava da ogni suo poro e che bisognava moderare ad ogni uscita pubblica. Caratteristiche che non avevano comunque impedito all’uomo pubblico di ricevere l’incarico prestigiosissimo di Ministro della Repubblica. Mandato che era arrivato da pochi mesi, quando il Primo Ministro della Repubblica, costretto a cedere su in impasto di governo, aveva tirato fuori dal cilindro il suo nome per tenere buona una certa consorteria scontenta dell’andazzo delle cose. Una sorpresa per tutti, poiché nonostante ricoprisse alti incarichi all’interno della segreteria di Presidenza, nessuno avrebbe mai potuto immaginare una nomina così in alto. Nemmeno la moglie.

E nonostante non fosse un ministero propriamente centrale nelle riunioni del mercoledì mattina a palazzo dell’Eliseo, il prestigio di appartenere al ristretto circolo dei più potenti aveva aperto un mondo impensabile alla consumata coppia. E fra i nuovi vezzi ministeriali erano contemplati i fine settimana di lavoro spesi con i colleghi di governo, impegnati nella redazione di qualche testo congiunto, in qualche esotica e desolata località della costa francese. Ed era allora che i fine settimana per Cedric sembravano davvero non finire mai.

Da quel giorno in cui, era un luglio afoso e appiccicoso, Annette era diventata una delle donne più importanti di Francia, questa insolita situazione si era mutata per Cedric in motivo di ilarità m soprattutto di amara frustrazione. La bella madame era stata tirata sempre più dentro gli incarichi del marito, e in quelle poche e fugaci fughe d’amore a Cedric era pure sembrato che Annette avesse mutuato quel piglio serioso e tenebroso del marito, un tipo che si prendeva molto sul serio. Senza pensare che la loro situazione era oggettivamente a rischio dal momento che il marito si dimostrava ancora pazzamente innamorato della moglie come se fosse il primo giorno. O per lo meno che ne facesse finta. Che nei fatti poi era la stessa cosa.

Per completare il quadro, sfortunatamente per tutti i coinvolti, l’uomo ministro poteva vantare un pedigree di primo piano in fatto di gelosia: proverbiali le scenate nel corso di alcune serate di gala, durante le quali Annette era stata costretta a cambiarsi d’abito solo perché lo sguardo impertinente e curioso di qualche ospite si era intrufolato dentro il balconcino del push-up, e apparentemente non era uscito più. Ora in questa situazione di costante pericolo la storia clandestina di Annette e Cedric aveva stentato molto, specialmente negli ultimi sei mesi a tenere testa ai loro reciproci sentimenti.

Che non fosse una semplice botta e via, d’altra parte, lo sia era capito fin dal primo incontro, quando Cedric un anno prima, alle prese con uno dei suoi casi, aveva richiesto di vedere il marito per un chiarimento. E il gabinetto del marito in concomitanza con l’ assenza di lui, fu loro fatale.

“Sei in ogni mio pensiero…e lo sciabordio delle onde dell’oceano sta diventando insopportabile senza di te”. Riascolto un’ultima volta il messaggio e poi, esausto, si addormentò cullato dalle onde dell’oceano.

La prossima puntata sarà pubblicata il 26 novembre

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