IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Da Lecce fino a Leuca, un viaggio appassionante del duca Sigismondo Castromediano

castello Corigliano d'Otranto

di Giorgio Mantovano

Il Duca Sigismondo Castromediano, tra la fine del 1830 e i primi anni ’40, scrisse una lunga prosa di viaggio autobiografica dal titolo “Frammenti d’impressioni in un viaggio fatto al Capo di Leuca“. 

Partito da Lecce, attraversò Galugnano, Soleto, Galatina, Corigliano d’Otranto, Maglie, Scorrano, Nociglia, Montesano, Lucugnano, Alessano e Montesardo, per giungere infine a Leuca. 

Un viaggio appassionante, ricco di suggestioni, tra i monumenti, i costumi, le tradizioni e i paesaggi incantevoli della tanto amata Terra d’Otranto. 

Ecco la descrizione che fece di Corigliano:

“Il passo della nostra carrozza era lento ed ineguale, perché scorreva sur una strada difficile e disastrosa. Attraversammo un largo pantano e dopo aver camminata una vasta pianura, ci trovammo in Corigliano in cui parlasi pure il dialetto greco. 

Il suo palazzo feudale è meritevole d’attenzione; esso è di quel genere d’architettura maestosa, forte, guerresca, qual si conveniva al genio di Giovambattista de’ Monti, vissuto nel XVI secolo, che lo aveva eretto e fortificato. 

E’ circondato dal profondo fosso, dalle merlate mura e dalle quattro torri poste agli angoli; la facciata principale che forma una (…) è adorna di statue, di mezzibusti, di finestre che danno bizzarro contrasto, di architravi, di trafori, (dal suo) alto ponte e di altre decorazioni; nell’interno stanzoni innumeri, sale grandiose, sotterranei spaventevoli, stalle sterminate, scale segrete, strade coperte, andirivieni incomprensibili. 

Eppure, tutto questo strano miscuglio di genio e di barbarie, di dilettevole e d’orroroso colpivami nell’immaginazione stupendamente. L’epoca feudale fu l’epoca della deturpata umanità ed io l’ho detestata più volte con i filantropi in varie mie scritture, con tutto ciò che dagli avi miei ho ereditato un titolo di Duca; ma pur bisogna convenire che quei tirannotti amavano le arti, le proteggevano e se non altro almeno per fasto, le ricoveravano e se ne giovavano. Fu patria, Corigliano, dell’assennato critico Andrea Peschiulli, le di cui opere perdute lo hanno fatto dimenticare”.

In argomento segnalo il prezioso volume di Fabio D’Astore, Manoscritti giovanili di Sigismondo Castromediano (Archivio Castromediano di Lymburg), Mario Congedo Editore, 2015.

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