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“Il Cristo Velato” sensazioni e riflessioni nel trovarsi davanti ad uno dei più grandi capolavori della scultura di tutti i tempi

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Cristo Velato - Cappella di Sansevero

Cristo Velato - Cappella di Sansevero

di Pompeo Maritati

Una quarantina d’anni fa, mi trovavo per lavoro a Napoli. Un pomeriggio, avendo terminato un pò prima le mie attività, decisi di fare un giro panoramico per San Gregorio Armeno nel centro storico di Napoli che congiunge via dei Tribunali con Piazza San Gaetano e via San Biagio dei Librai (meglio conosciuta come Spaccanapoli). Nelle vicinanze della via si trovano anche altre attrazioni come Napoli Sotterranea e il Complesso di San Lorenzo Maggiore. San Gregorio Armeno, penso, sia rinomato in tutto il mondo in quanto lì si svolge una dei più artistici se non unico mercatino dei pupi di Natale in cartapesta.

 Girovagando, mi sono imbattuto nella cappella dei Sansevero, la cui realizzazione è dovuta ad uno dei capostipiti della famiglia Sansevero, Francesco di Sangro, gravemente malato, che miracolosamente guarì. Per questo motivo fece costruire una piccola cappella (1590) dedicandola alla Madonna della Pietà. La cappella venne ristrutturata e ampliata agli inizi del 600 dal figlio Alessandro, patriarca di Alessandria, facendola diventare una vera e propria cappella gentilizia destinata alle sepolture dei membri della famiglia. Dovrà passare quasi un secolo quando Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero promosse un rinnovamento drastico della cappella.

La cappella a quell’ora di pomeriggio era ancora aperta, per cui entrai, per mera curiosità e per passare un pò del mio tempo.

Come entrai fui immediatamente folgorato dall’opera posta nella sala centrale: era il Cristo Velato. In quei momenti, scusate il paragone forse poco usuale, ma fu proprio un grande amore a prima vista.

Non mi ritengo un intenditore d’arte ma la scultura del Cristo Velato la ritenni, sin dal primo incontro, uno dei capolavori più straordinari e sublimi dell’arte italiana. Un’opera di una bellezza e maestria senza pari. Realizzata dallo scultore Giuseppe Sanmartino nel 1753, questa straordinaria opera d’arte è un esempio di perfezione nell’arte della scultura barocca.

Il “Cristo Velato” ha la straordinaria capacità di catturare l’osservatore con la sua bellezza, la sua delicatezza e la sua profondità emotiva. La scultura raffigura il corpo di Cristo deposto nella tomba, ma ciò che la rende veramente unica è il modo in cui il velo che copre il corpo sembra quasi trasparente. Questo effetto è stato ottenuto attraverso una straordinaria abilità tecnica da parte dello scultore, che ha reso il marmo così reale e sensuale da sembrare di seta. Il velo sembra quasi ondeggiare nell’aria, creando un senso di leggerezza e etereità che è davvero stupefacente.

Ma non è solo la maestria tecnica che rende il “Cristo Velato” così eccezionale. È anche l’espressione di profonda empatia e compassione che Sanmartino è riuscito a conferire alla scultura. Il volto di Cristo è modellato con tanta precisione ed espressività che si può percepire il dolore e la sofferenza nella sua espressione. È come se la pietra stessa avesse catturato l’agonia di Cristo nel momento della deposizione.

Inoltre, la scelta di rappresentare Cristo in uno stato di morte e la delicatezza del velo creano un contrasto straordinario tra la vita e la morte, tra la materia e lo spirito. Questo contrasto offre uno spunto profondo per la riflessione sulla fede, sulla trascendenza e sulla mortalità umana.

Il “Cristo Velato” è anche un esempio straordinario di come l’arte possa ispirare e elevare l’anima umana. Ogni dettaglio, ogni piega del velo, ogni espressione del volto, tutto cela una profonda spiritualità che invita gli osservatori a meditare sulla loro relazione con il divino e sulla fragilità della vita.

In sintesi, la scultura del Cristo Velato del Sammartino è un’opera d’arte eccezionale che mescola abilità tecnica straordinaria con profondità emotiva e significato spirituale. È un’opera che suscita ammirazione, riflessione e ispirazione in quanti hanno la fortuna di contemplarla, ed è indubbiamente uno dei tesori più preziosi dell’arte italiana e mondiale.

Da quel pomeriggio lontano quasi quarant’anni, ogni qualvolta sono ritornato a Napoli, città che adoro nonostante la complessità dei suoi problemi, non posso fare a meno di andare a salutare il Cristo Velato, a sostare un pò con lui, e perché no, a scambiare anche due chiacchiere.

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