IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Il puparo di Lecce

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Opera di Giuseppe Manzo

Opera di Giuseppe Manzo

di Antonio Nahi

C’era, un tempo, un vecchio puparo tutto solo nella sua botteguccia a contemplare ricordi…

Nessuno lo cercava piú, nemmeno nel periodo di Natale. E pensare, negli anni andati, era la sua bottega il piú bel presepe della città.

Il puparo aveva insegnato l’arte della cartapesta a tanti giovani che ora dichiaravano d’esser stati discepoli di maestri in scuole d’altri paesi. Il vecchio puparo soffriva molto di questo. Sentiva disconosciuta la sua arte, i suoi segreti antichi nel saper rendere vivi e morbidi i colori, soavi ed eleganti i pupi, nei gesti e negli indumenti.

Ora il vecchio maestro ’Ngiccu [Francesco] (era questo il suo nome) viveva ritirato in un mondo tutto suo, fatto di pupi e statuine, di angeli e santi; i soli a tenergli compagnia e capaci di alleviare il magone del suo cuore.

Quell’anno, giunto il periodo natalizio, le sue vecchie mani tornarono a fremere impazienti; sembravano muoversi da sole tra gessi e colle, paglia e carta, creta e colori. Il puparo lavorava con amore le sue cartapeste e poco mancava che parlassero, mentre le allineava in bella mostra ad asciugare.

La notte del Santo Natale, maestro ’Ngiccu si mise a contemplare la piú bella serie di pupi che avesse mai fatto… Erano creature nate dal suo lavoro. E, com’era solito fare, a tutte aveva dato un nome.

« Come sei bello quest’anno, Nicolino, con la giubba di montone che sembra vera. Anche tu, Nanni Resta, con le guance gonfie per suonare il flauto, poco manca che tiri fuori le note della Notte Santa. Come sei sereno, Mansueto, sei il piú bel bue che ho fatto; sarà fiero di me il piccolo Gesú nel nascere tra qualche ora.

Ciao, Chicca. Attenta! potresti rompere le uova nel paniere. Non sarebbe cosa gradita donare al Bambinello uova già in… frittata!

E tu, povero Ronziceddu, sempre a chiedere elemosine?               

Vedrai! t’andrà bene quest’anno: hai l’espressione giusta per suscitar pietà ».

Il vecchio cartapestaio ammirò compiaciuto i suoi pupi e per tutti ebbe un sorriso e una parola.

Mancava un quarto alla mezzanotte santa, quando all’uscio della botteguccia bussò e, senza attendere risposta, entrò una signora tenendo per la mano il suo marmocchio che strillava per l’acquisto di un Bambinello.

« Maestro? maestro ’Ngiccu, mio figlio vuole un Gesú Bambino per il presepio… Che fa, maestro ’Ngiccu, dorme? Si svegli, La prego, bisogna far presto; il Bambinello sta per nascere… ».

Il vecchio puparo, accasciato sulla seggiola, non poteva svegliarsi piú… tra le vecchie e stanche mani, sembrava cullare un Bambinello stupendo. Il ragazzino lo vide e chiese alla mamma:

« Mamma, mamma, voglio il Bambinello che ha maestro ’Ngiccu tra le mani; voglio quello, mamma, guarda: piange lacrime vere! ».

Antonio-Nahi
Antonio-Nahi
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