IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Lucio Maiorano e il suo romanzo storico “L’enigma Matteo Perez De Aletiu”

Matteo Perez Incisione dell'assedio

Matteo Perez Incisione dell'assedio

di Maurizio Nocera

Nella Prefazione al romanzo storico di Lucio Maiorano, L’Enigma Matteo Perez de Aletium (Il Raggio Verde, Lecce, 2021, pp. 112, progetto grafico di Antonietta Fulvio), Raffaele Polo scrive:

            «Sembra incredibile che, per conoscere ed ammirare le opere pittoriche più importanti di un salentino, bisogna spostarsi a Malta, in Spagna e, addirittura, a Lima, nel Perù. […] Parliamo di Matteo Perez d’Aleccio, […] nato proprio ad Alezio, a due passi da Gallipoli. […] Il ‘Caravaggio salentino’ è raffigurato in un ritratto che gli schizza l’amico Jacopo Palma il Giovane, ed è questa l’unica immagine ufficiale che abbiamo di lui, artista e uomo del suo secolo, trascurato ingiustamente per oltre quattro secoli… Ma succede spesso così, dalle nostre parti: siamo noi a non conoscere i nostri più importanti antenati, magari nati per caso in un minuscolo centro trascurato anche dalle carte geografiche».

È proprio così, caro Raffaele. Sono passati quattro secoli per arrivare al prof. Lucio Maiorano che, a partire dal 2000, ha scoperto questo pittore salentino, Maestro di affreschi di importanti opere d’arte, eseguiti anche nella Cappella Sistina, in Vaticano, come allievo collaboratore di Michelangelo Buonarroti. Nella rinomata cappella egli, assieme a Luca Signorelli e Guidonio Guelfi del Borgo, dipinse l’affresco raffigurante la Disputa sul corpo di Mosè.

È già dal 2000 che Maiorano aveva scoperto il pittore aletino, quando ancora indagava sulle tracce di Evangelista Menga, altro illustre architetto salentino (v. Lucio Maiorano, Evangelista Menga, dal Castello di Copertino al Grance Assedio di Malta, Adriatica Editrice Salentina, 1999) tanto che, con il Comune di Alezio, diede alle stampe il bel libro (formato A4 orizzontale, su carta uso mano), intitolato Matteo Perez d’Aleccio. Pittore ufficiale del Grande Assedio di Malta (Lupo edizioni, Tip. Corsano, Alezio, 2000, pp. 112).

Matteo Perez – Incisione dell’assedio

Maiorano dedica il suo romanzo storico alla «nipote Sofia» corredando i 22 capitoli (più bibliografia e ringraziamenti) con un occhiello per ogni capitolo che, a partire dall’incipit (Giovanni Baglione) sono di: Leonardo da Vinci (due volte), Michelangelo Buonarroti, Erasmo da Rotterdam, William Shakespeare (tre volte), Diego Velasquez, Niccolò Machiavelli, Thomas More, Papa Urbano II, Filippo II d’Asburgo, Pedro Calderon de la Barca, Miguel de Cervantes y Saavedra (due volte), Isidoro di Siviglia, San Bernardo di Chiaravalle, John Donne, Giovanni di Dio, Lope de Vega, Cristoforo Colombo, Dante Alighieri.

Il romanzo, che scorre piacevolmente sempre sul filo di un delicato romantico candore, si apre così:

            «Matteo Perez nacque a Aletium, nel Salento, nel 1545 [o 1547], morì a Lima – Perù  (1628), da Antonio Perez, soldato di ventura spagnolo al servizio di Carlo V […] e da donna Lucente, nobildonna del posto, bellissima, dai capelli ricci e con un sorriso ammaliante [… che, rimasta vedova, nel 1562] decise di andare a vivere [a Roma presso una zia conventuale] con il figlio diciassettenne».

Secondo Maiorano sembra esistere un solo probabile ritratto del pittore, attribuito «a Jacopo Palma il Giovane, pittore veneziano».

L’autore, cioè Lucio Maiorano, scrive che il giovane pittore e incisore rimase a Roma per circa tre anni, fino al 1573, divenendo allievo della prestigiosa Accademia di San Luca, dove si formavano i giovani artisti. La sua passione per l’arte fu tanto grande che, sin da subito, data la sua bravura, fu «incaricato di decorare a villa d’Este a Tivoli il piano nobile e, nel 1574, di rifare l’affresco di Luca Signorelli».

Nel 1575 Matteo Perez ebbe l’incarico da parte del Papa Gregorio XIII di recarsi a Malta per affrescare le pareti del Palazzo del Gran Maestro con lo storico Grande assedio di Malta perpetrato dalla flotta turca dell’impero ottomano. Per alcuni mesi Perez soggiornò a Napoli, in attesa dell’imbarco. E lì – scrive Maiorano – conobbe Paolo Moron, pittore veneziano che gli divenne amico e «suo compagno d’avventura».

A Malta, Matteo Perez d’Alezium [d’Alezio] fu ricevuto dal Gran Maestro Jean de la Cassiere, un uomo mite, secondo l’autore, che si dimostrò assai caritatevole nei confronti dell’artista, tanto da affidargli un suo personale consigliere, fra Lucio, il quale si dimostrò provvidenziale e, soprattutto, gli fece da guida nel fargli ammirare la Cattedrale di San Giovanni conosciuta come la chiesa dell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Altro luogo che fra Lucio fece conoscere al giocane pittore aletino fu la Biblioteca de La Valletta (Malta). Questa biblioteca è stata sicuramente il luogo più importante per Matteo Perez, perché in essa ancora oggi sono conservate le testimonianze del suo operato sull’isola.

Molto importante è il capitolo Nove del libro, che vale la pena riprenderlo in questa recensione, perché Maiorano descrive dettagliatamente il lavoro di Matteo Perez. Scrive:

            «Gli era stata affidata la grande sala di San Michele e di San Giorgio […] I mesi passarono vedendolo impegnato a portare a termine tale imponente lavoro. Oltre alla rappresentazione dei fregi relativi alle Crociate, il Perez si concentrò sui dodici pannelli dedicati alla narrazione pittorica dell’intero Assedio di Malta./ Nel primo affresco: La Venuta dell’Armata turchesca./ A dì 18 maggio 1565./ Ai lati dell’affresco, le figure allegoriche a rappresentare la Fama e la Felicità./ La Fama, che raramente si accompagna ai vivi, la si trova invece spesso in compagnia di uomini illustri, ma morti./ La Felicità rappresenta la condizione di pace prima della guerra e quindi prima della venuta dei Turchi. L’armata turca prende l’intero angolo destro dell’affresco./ La flotta ottomana era sotto il comando dell’ammiraglio Piali Pasha. Il Gran Maestro La Vallette scelse di ripiegare le sue esigue forze all’interno delle posizioni fortificate, l’antica città di Medina e le due città fortificate nei pressi del grande porto, Senglea e Birgu; una piccola, simbolica forza fu lasciata a Gozo.// Il secondo affresco: La smontata dell’Armata a Marsascirocco, e come riconosce le fortezze di Borgo e Isola. A dì 20 maggio 1565./

Il pannello è limitato dalle figure allegoriche della Prudentia e della Justitia. La Prudenza significa la saggezza ed è una delle quattro virtù cardinali. La Giustizia, anche essa è una delle quattro virtù cardinali, ha in una mano una spada a significare il potere e nell’altra una bilancia per indicare la sua imparzialità./ Al lato sinistro, adagiati sulle nuvole, vi sono la santissima Trinità, S. Caterina, S. Giovanni Battista, S. Paolo e la Vergine Maria che si rivolgono a Dio pregandolo di risparmiare l’isola dalla minaccia dei Turchi. La flotta turca era già sbarcata con al comando l’ammiraglio Piali, figlio di genitori cristiani ma rapito in tenera età dai turchi ed educato secondo i principi del Corano.// Il terzo affresco: Assedio e Batteria di S. Elmo. A dì 27 maggio 1565./ Il pannello è limitato dalle due figure rappresentanti la Iustitia e la Fortitudo. Quest’ultima è una delle quattro virtù cardinali e rappresenta il coraggio e la forza. L’immagine è quella di Minerva, la dea guerriera. La presenza dei tre comandanti a cavallo mentre organizzano l’assalto emerge con una forza visiva impressionante. Le artiglierie turche erano più potenti di quelle cristiane. La Vallette di notte riuscì a far giungere dei rinforzi, ma la caduta sembrava inevitabile. Per fortuna la messa in opera di un’enorme catena, regalata ai Cavalieri dai Veneziani, impedì l’ingresso e lo sbarco dei turchi nel grande porto.// Il quarto affresco. La presa di S. Elmo. A dì 23 giugno 1565./ Il pannello è posto tra la Temperantia a sinistra e la Fede a destra. La Fede è una delle tre virtù teologali, ha in mano un calice ed è contrapposta all’idolatria. L’affresco è dipinto con colori vividi e forti: una raffigurazione drammatica della pietas negata ai Cristiani.

Ma ormai l’assedio era già iniziato. Il 23 giugno, dopo trentuno giorni di strenuo combattimento con episodi di grande sacrificio e valore da entrambe le parti, il forte di Sant’Elmo fu preso e pagò amaramente la disfatta. Mustapha ordinò ai suoi di non avere nessuna pietà per i nemici e le teste di alcuni Cavalieri furono recise dai corpi che nudi furono crocefissi su zattere fatte poi scivolare sulla corrente verso l’entrata del Porto Grance.// Quinto affresco. L’assedio e la Batteria dell’isola di San Michele. A dì 27 giugno 1565./ Il pannello sta tra le figure della Fede e della Spes. La Speranza è una delle tre virtù teologali. Essa accompagna ogni uomo nel percorso della vita, si rappresenta con gli occhi rivolti al cielo ed unendo le mani in segno di preghiera. Era da poco passata la festa di San Giovanni, santo patrono dell’Ordine. La Vallette, informato di quel che succedeva, non esitò un attimo. Era una guerra crudele che non ammetteva incertezze: ordinò di decapitare tutti i turchi prigionieri e fece sparare le loro teste a guisa di palle di cannone verso le postazioni nemiche. Non era tempo di porgere l’altra guancia, ma di mettere in pratica la vecchia massima “Occhio per occhio, dente per dente”. Tristi tempi, nessuna pietà.// Il sesto affresco. Il soccorso piccolo al Borgo di notte tempo. A dì 5 luglio 1565./ Il pannello ha la Spes a sinistra e la Carità a destra La Carità è la più importante virtù teologale ed è rappresentata da una figura di donna circondata da tre bambini. L’arrivo del piccolo soccorso sembrò a La Vallette un segno dell’aiuto di Dio, pertanto tutti dovevano sentirsi impegnati fino all’estremo sacrificio contro i pirati islamici. Ordinò alle milizie di Medina di resistere fino alla morte e di impiccare ogni mattina, per l’intera durata dell’assedio, un prigioniero turco. Nessuna pietà.// Il settimo affresco.

Batterie alle Poste di Castiglia e d’Alemagna. A dì 9 luglio 1565./ Il pannello è situato tra la Carità e la Religione. La Religione è circondata dalla colomba, dalla chiave e dal libro. Tre simboli allegorici: la colomba rappresenta lo Spirito Santo, la chiave della porta del paradiso, infine il libro allude alla conoscenza e quindi autorevolezza. Nelle numerose campagne militari, nei diversi paesi veniva sempre il momento in cui echeggiava minaccioso il grido “Avanti i giannizzeri”. I giannizzeri erano un corpo militare eccellente. Nessuno era di origine turca, erano quasi tutti ragazzi che vivevano nei confini dell’impero turco. Si procedeva in maniera forzata alla coscrizione di giovani che sembravano adatti, tanto come fisico quanto come attitudine alla guerra. I giannizzeri erano assoggettati a severi allenamenti, a privazioni d’ogni tipo e a discipline che li rendevano dei perfetti e implacabili soldati. Venivano ritenuti il braccio armato di Allah.// L’ottavo affresco. Assalto per mare e per terra all’Isola e a San Michele. A dì 15 luglio 1565. Le figure allegoriche sono la Nobiltà e il Sacrificio./

Nel pannello vi è raffigurato un simultaneo attacco di terra e di mare. Il coinvolgimento visivo e straordinario. La Vallette aveva ordinato ai suoi ingegneri, tra cui Evangelista Menga [di Copertino], di rinforzare tutti gli argini meridionali di Senglea. Quel porto che avrebbe dovuto proteggerli si andava affollando di minacciose navi nemiche. La Vallette fece costruire dai soldati maltesi una palizzata che si estendeva da Birgu a Senglea, in modo da impedire eventuali sbarchi. I soldati maltesi, agili nuotatori, ingaggiarono con i turchi una lotta corpo a corpo nel mare. I maltesi con il coltello fra i denti fecero strage del nemico.// Nono affresco. L’assalto alla Posta di Castiglia. A dì 29 luglio 1565./ Tra l’ottavo e il nono pannello vi è il balcone degli orchestrali che era parte della caracca Sant’Anna da cui il 26 ottobre 1530 sbarcò il gran maestro Philippe Villiers de l’Isle Adam, primo Gran Maestro di Malta.

Il balcone fatto di sei pannelli, rappresenta le Creazione. Ha una sola figura allegorica, la Perseveranza, ed ha in braccio un grosso pesce che sta ad indicare, nell’accezione cristiana, il battesimo e la resurrezione. Per un’intera settimana la città fu sottoposta ad un incessante bombardamento, sembrava che le due penisole si fossero alzate come due vulcani, uno era il Vesuvio e l’altro l’Etna. Durante quei giorni i Maltesi diedero il meglio di sé, le loro donne e i loro figli lavorarono per riparare brecce trasportando sassi e munizioni, aiutando e curando i feriti. La Vallette con la spada in mano incitava i suoi valorosi soldati a resistere, la capitolazione sembrava imminente quando all’improvviso i turchi si ritirarono. Il governatore di Medina, la capitale di Malta, sentita tutta la furia del bombardamento, volle essere d’aiuto ai suoi compagni assediati e attaccò il campo nemico di Marsa. I turchi ne furono talmente sorpresi e spaventati che, temendo di essere presi alle spalle, desistettero e abbandonarono il campo.// Decimo affresco. Dimostrazione di tutte le Batterie.

Matteo Perez – Incisione dell’assedio

Le figure allegoriche, che qui troviamo sono la Pazienza e la Virtù. La fugura della Pazienza ha in mano il globo che rappresenta la Giustizia. La figura di Minerva rappresenta la Virtù intesa come lotta per la causa giusta e non come bieco desiderio di distruggere, e simboleggia anche la Saggezza. Questo affresco è una complessiva rappresentazione dell’assedio con i vari episodi più salienti. Vi è l’attacco a Sant’Elmo, a forte San Michele, a Senglea, a forte Sant’Angelo e a Birgu. Il disegno mostra anche il centro della penisola di Sceberras dove poi sorse La Valletta in omaggio al Gran Maestro. Vi sono anche le due costruzioni difensive fatte dai soldati maltesi: la catena e la palizzata.// Undicesimo affresco. La venuta del Gran Soccorso. A dì 7 settembre 1565. Le figure allegoriche che delimitano questo pannello sono la Virtù e la Vittoria. La Vittoria è una figura di donna che sorregge nel braccio destro una palma e in quello sinistro uno spadone. Il volto della Vittoria è severo e pacato. Nel pannello si vedono le truppe del soccorso dirigersi da Millieha verso Mdina e i cavalieri e i Maltesi andare incontro ai soldati e abbracciarsi. Quattro lunghi mesi sono passati, ma grazie al cielo e alla perseveranza, i Cavalieri che si erano imbarcati da tutte le parti d’Europa, finalmente il 7 settembre sbarcarono a Malta.// Dodicesimo pannello. La fuga e la partenza dell’armata turchesca. A dì 13 settembre 1565./ Quest’ultimo pannello presenta la figura allegorica della Vittoria e della Fama. La Fama è rappresentata da una donna con le ali che suona la tromba, quindi vola in alto e si diffonde. Di solito la Fama accompagna i morti, raramente i vivi. Con queste note, Perez annunciò al Gran Maestro Jean de la Cassiere la fine dell’opera» (pp. 43-50).

Chiedo venia a Maiorano per la lunga citazione, ma l’ho ritenuta necessaria per far comprendere da una semplice recensione come questa quale sia stato il lavoro del Perez, scoperto o riscoperto dallo stesso autore del romanzo storico, che scrive:

            «La presentazione dell’opera del Perez fu un successo, venne tenuta in grande considerazione e ritenuta eccezionale, tanto che La Cassiere volle premiare l’artista con una pergamena in cui rilevava la bellezza e la perfezione dei disegni e lo certificò eccellente nella sua professione riconoscendolo “Pittore ufficiale del Grande Assedio di Malata. Tale titolo fu in seguito assegnato solo a Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1607-1608) e a Mattia Preti di Taverna (1661-1699)» (pp. 51-52).

In un passaggio del suo romanzo (ma anche in bibliografia), Maiorano accenna alle incisioni che Perez fece per il libro I veri ritratti/ della guerra et dell’assedio, et assalti dati al/la isola di Malta/ Dall’armata turchesca l’anno 1565 nel Pontificato della/ Santa memoria di Pio III De’ Medici et sotto il felice governo/ del vittorioso Capitano, et gran Maestro di Malta/ Fra Giovanni Parisotto Di Valletta.

Letto il testo di Maiorano, mi sono messo subito alla ricerca di questo libro, ma non sempre la fortuna ti accompagna. Di esso non sono riuscito a trovare traccia presso nessuna delle librerie antiquarie da me frequentate. Tuttavia, da Malta, mi è stato recapitato il libro di Simon Mercieca, I Cavalieri di San Giovanni a Malta (Bonechi Edizioni, Florence, 2010), dove sono state pubblicate tutte le incisioni del Perez, con l’indicazione che esse si trovano nella Biblioteca Nazionale La Valletta. Sia pure solo in stampa tali incisioni, preparatorie agli affreschi, sono di una bellezza straordinaria.

Un altro interessante capitolo, l’autore lo scrive a proposito di Cristoforo Colombo, il grande Navigatore. Secondo Maiorano, l’occasione gli fu data da un incontro con il Custode della Biblioteca di Siviglia (Spagna), la quale «fu voluta, raccolta e curata da Fernando Colombo figlio di Cristoforo e di Beatriz Enriquez de Arana» (p. 79).

Il Papa aveva affidato a Matteo Perez d’Aletium [d’Alezio] «l’incarico di realizzare un dipinto murale di San Cristoforo, vicino alla tomba di Colombo». C’è tutta una storia a latere che riguarda il corpo del grande Navigatore, perché si dice che giace in una città oppure in un’altra. Una cosa però è certa e cioè che il mausoleo tombale di Cristoforo Colombo è nella cattedrale di Siviglia. E proprio qui, su un muro laterale al mausoleo c’è lo straordinario affresco di San Cristoforo, eseguito da Matteo Perez. È sul modello michelangiolesco, segno questo che Matteo non aveva dimenticato la collaborazione col grande pittore della Cappella Sistina in Vaticano.

Ecco. Mi fermo qui. Mi fermo cioè davanti alla bellezza dell’affresco di San Cristoforo eseguito da Matteo Perez d’Alezio, pittore e incisore scoperto da Lucio Maiorano, autore di due straordinari libri qui già citati. Aggiungo un vivo ringraziamento all’autore de L’Enigma Matteo Perez de Aletium, perché, attraverso esso, ha risvegliato nella gente di Alezio l’interesse per questo grande pittore aletino, ed anche perché ce lo ha fatto conoscere a noi, che non ne sapevamo ancora nulla.   


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