IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Storia degli Ebrei di Marsala – ricerca storica di Giovanni Teresi

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Federico II Figura del sovrano svevo dal De Arte

Federico II Figura del sovrano svevo dal De Arte

L’ebreo Marsalese, al pari di qualunque Ebreo siciliano, possedeva case e terre, allo stesso titolo di un qualunque cristiano.

Per principio l’ebreo non poteva esercitare funzioni di comando sui cristiani. Era lavoratore manuale che prestava la sua opera alle dipendenze di un datore di lavoro sia ebreo che cristiano; era bottegaio, mediatore, esercente, commerciante, prestatore di denaro all’interesse del 10% (un tasso maggiore era usura condannata dalla legge tanto cristiana quanto ebraica), era anche banchiere e banchiere commerciante. In alcune professioni, tra le quali quella medica e quella veterinaria fin dal XIV secolo Marsala è la terra dove più numerosi sono i medici ebrei documentati i quali erano particolarmente apprezzati e ricercati.

Via Frisella – Marsala, quartiere ebraico

Da uno studio ancora in corso sulle comunità ebraiche in Sicilia, Marsala risulta tra le città più intensamente abitate. Supponendo 100 il complesso demografico delle varie località, il rapporto ebrei – cristiani andava da un minimo di 15 contro 85 a Palermo ad un massimo di 40 contro 60 a Marsala.

Benché a Marsala la comunità ebraica non sia mai stata  vincolata da obblighi insediativi e gli spazi urbani venissero scelti a seconda delle esigenze specifiche del gruppo, la comunità giudaica era insediata a Nord-Est della Città tra i quartieri San Francesco e San Matteo.

Organizzati attorno ad una Sinagoga, luogo di culto e centro dell’ autogoverno ebraico, sorgeva la Giudecca, zona della città in cui gli ebrei  erano soliti abitare. Case e botteghe ebraiche  cingevano la «platea Judeorum», cuore della giudecca posizionata tangenzialmente rispetto all’asse del Cassero tra le vie Frisella ( asse portante divisa in due tronchi – Ruga Salvatoris e ruga Judaica) e le vie – A.D’Anna, Via XI Maggio e via Vaccari ; essa aveva un andamento allungato ad imbuto più vasto dell’ attuale slargo quadrato, cui corrisponde l’odierna piazza F.lli Chirco.

Il bordo continuo di case e botteghe ebraiche che cinge la piazza lo vediamo confrontarsi con i grossi impianti di due strutture religiose: la chiesa e il monastero benedettino di S. Spirito che si affaccia sulla piazza e il monastero di S. Pietro che si trova alle spalle del bordo continuo di case, quasi a ridosso della meschita, ubicata anch’essa nelle immediate vicinanze della piazza di fronte la chiesa di S. Giovannello; vicino la meschita, a limitare col monastero di S. Pietro e prospiciente la piazza, si trova la chiesa e confraternita del Salvatore; ed infine tra quest’ultima e la meschita la Schola degli ebrei. 

Poco più in basso del monastero di S. Pietro nel quartiere di S. Tommaso si trova la chiesa Madre di S. Tommaso.

Chiesa Madre (San Tommaso di Canterbury)

Ma se da una parte tra cristiani e giudei si notava una buona tolleranza e collaborazione lavorativa, non sempre la tolleranza persisteva a livello religioso. 

Nei giorni santi ogni ebreo veniva  costretto ad entrare nella chiesa madre di S. Tommaso, fuori della giudecca, per assistere alle funzioni  religiose; mentre nel giorno di S. Stefano la consuetudine comportava che all’uscita della chiesa gli ebrei fossero presi di mira con una fitta sassaiola.

Su richiesta delle autorità giudaiche, il 29 marzo 1392 re Martino, oltre ad autorizzare gli ebrei a costruire edifici, li esonerava dal presenziare ai riti cristiani.

Nel 1399, sempre re Martino, pubblicò un editto per tutti gli ebrei del Regno in cui si dice che: chiunque oltraggi un ebreo è dichiarato reo di lesa maestà ritenendo rivolte alla sua persona, insolenze, affronti e villanie

Un clima di tolleranza reciproca tra giudei e Cristiani si ebbe a Marsala fino al  1492. 

Nel marzo di quell’anno i sovrani di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona emanando più editti per l’espulsione degli ebrei dai loro domini ne destinavano uno anche per la Sicilia.

Anche la Sinagoga di Marsala subì la stessa sorte.

Il parere decisivo  del Tribunale dell’Inquisizione e dell’inquisitore generale Tomas de Torquemada dell’Ordine dei domenicani, furono causa effettiva per il  tramonto definitivo delle comunità giudaica. La legge di espulsione  distrusse la comunità giudaica sia come ordinamento giuridico che  come aggregato storico di persone. 

La sinagoga, ormai non più luogo di culto venne inizialmente  trasformata in Chiesa Cristiana col nome di San Giacomo (come a segnare la vittoria della vera fede sulla falsa) successivamente fu chiusa al culto e venduta a privati.

In seguito al bombardamento del 1943 pericolante per il crollo delle case attigue venne murata fino a che nell’ottobre del 1951 parte di essa e tutto lo stabile adiacente vennero diroccati per ampliare la via Frisella molto stretta in quel punto.


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