E’ una storia antica e ricca di fascino quella del Duomo di Lecce
di Giorgio Mantovano
La prima costruzione risale al 1144, poi il tempio fu rifatto nel 1230.
Nel 1574 fu demolito il Campanile e nel 1658 si abbattè la vecchia Chiesa, di cui abbiamo un’immagine tratta da “Lecce Sacra” del canonico Giulio Cesare Infantino, pubblicata dal tipografo Pietro Micheli nel 1634.
Su quel luogo fu eretta la nuova Chiesa, la cui prima pietra fu posta da Monsignor Luigi Pappacoda nel gennaio 1659.
Maurizio Calvesi e Mauro Manieri Elia in “Personalità e strutture caratterizzanti il ‘Barocco’ leccese“, volume edito nel 1966, hanno pubblicato un attestato, inedito, ritrovato dagli stessi Autori nell’Archivio di Stato di Lecce.
In quel documento del 18 febbraio 1671, a firma di Giuseppe Zimbalo, architetto e scultore di fiducia del Pappacoda, si legge:
” Giuseppe Zimbalo architetto di fabbriche e scultore di pietra con l’Architettura et assistenza et fatiga continua del quale si è fabbricata et edificata la Chiesa Cattedrale di essa Città dichiara spontaneamente come in detta fabbrica et edificatione di detta Chiesa Cattedrale fatta nello spazio di anni dodici continui si sono spesi e p. materia e p. lavoro due ducati cinquanta (…) 54 mila, delli quali la felice memoria del Vescovo Pappacoda di essa Città n’ha spesi di suo proprio dinaro ducati ventimila, di più dichiara come esso Mons. spese di suo proprio dinaro p. fare la Cappella di S.Giulio e S.Giusto dentro della Cattedrale altri ducati cinquecento, di più dichiara come esso Mons. Ill.mo Pappacoda comperò de suo proprio dinaro una casa grande contigua a detta cattedrale, p. ducati settecento, quale poi si smantellò per farci la sacrestia e con (…) di detta Chiesa, di più dichiara come esso Mons. Vescovo spese ancora di suo proprio dinaro ducati cinquantacinque p. fare una cappella piccola nella Chiesa delle monache cappuccine di essa Città e di più dichiara come esso Mons. Ill. gli anni addietro ampliò il Palazzo Vescovile di essa Città cui fece due fabbriche grandiose alli due bracci del detto palazzo nelle quali sono l’ingresso ( ?) di esso Mons. con su inscritioni, e quello vi spese, e p. materia e p. lavoro da ducati quattromila e p. fare un giardino in detto palazzo con cisterne et altri membri spese anche di proprio (…) Prelato ducati 300. (….)”.
Oltre ai cospicui contributi del Pappacoda, altro denaro per la costruzione del Duomo fu offerto dai cittadini, mentre il Clero versò per vent’anni metà della franchigia della gabella sulla farina ( cfr. Luigi De Simone, Lecce e i suoi monumenti, Lecce, 1874 p. 82).
In tema, di grande interesse, il saggio di Bruno Pellegrino, “Per una biografia di mons. Luigi Pappacoda”, in AA.V.V., Studi in onore di Alfredo Calabrese, Società Storica di Terra d’Otranto, 2020, p. 319 ss.