IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Stelle della lirica di grande longevità. Capitolo 6: ADELAIDE SARACENI

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Adelaide Saraceni

Grande soprano, e grande insegnante, chi ti mandava le rose rosse?

di Emilio Spedicato

Per leggere il primo capitolo:
https://www.ilpensieromediterraneo.it/stelle-della-lirica-di-grande-longevita-capitolo-1-magda-olivero/

Per leggere il secondo capitolo:
https://www.ilpensieromediterraneo.it/stelle-della-lirica-di-grande-longevita-capitolo-2-arturo-toscanini/

Per leggere il terzo capitolo:
https://www.ilpensieromediterraneo.it/stelle-della-lirica-di-grande-longevita-capitolo-3-licia-albanese/

Per leggere il quarto capitolo:
https://www.ilpensieromediterraneo.it/stelle-della-lirica-di-grande-longevita-capitolo-4-giulietta-simionato/

Per leggere il quinto capitolo:
https://www.ilpensieromediterraneo.it/stelle-della-lirica-di-grande-longevita-capitolo-5-carmelina-gandolfo/

Adelaide Saraceni è stata una delle grandi cantanti del Novecento che Lanfranco Rasponi ha scelto per le 55 artiste intervistate nel libro The last prima donnas. Qui Adelaide appare fra i grandi soprani lirici, insieme con Ines Alfani Tellini, Maria Laurenti e Dorothy Kirsten.

Adelaide, nata a Rosario, in Argentina, il 25 settembre 1895, è morta a Milano quasi centenaria il 25 maggio 1995, dodici anni dopo il suo intervistatore. Rasponi infatti morì relativamente giovane, a 69 anni, dopo essere stato il manager a New York di Renata Tebaldi, Franco Corelli, Cesare Siepi e Licia Albanese (costei ancora viva al momento in cui scrivo, più vicina forse ai 110 che ai 100 anni). Adelaide aveva debuttato nel 1922 al Teatro di Lugo di Romagna, come Rosina nel Barbiere di Siviglia, ritirandosi per problemi di salute nel pieno della carriera poco dopo la guerra.  Si dedicò all’ insegnamento a Milano. Presentiamo la sua vita artistica prima dal libro di Rasponi, poi diamo il ricordo di una sua allieva, il soprano Franca Fabbri.

Adelaide fu portata dall’ Argentina in Italia dal padre, dopo che l’ insegnante di violino della ragazza le aveva detto che aveva una bella voce da sviluppare. Passata un’ audizione, studiò per sette anni a Pesaro con la guida di Edvige Ghibaudo, scelta da Cilea per creare il ruolo della principessa di Bouillon nell’Adriana Lecouvreur, ed insegnante da cui imparò tecnica e disciplina. Mandata per un’ audizione a Milano pur conoscendo la sola aria Qui la voce dai Puritani, fu subito ingaggiata per il Barbiere di Siviglia a Lugo. Seguirono inviti in tanti teatri. La sua voce, inizialmente di coloratura, divenne poi lirica, conservando l’ agilità. Allora abbondavano straordinarie colorature, come Elvira de Hidalgo, Toti dal Monte, Lina Pagliughi, Marcedes Capsir e Margherita Carosio. Tutte straordinarie artiste, ma la voce più bella era secondo la Saraceni quella della Pagliughi. Con colleghe di questa levatura, Adelaide preferì passare al ruolo di soprano lirico, cantando molto in Rigoletto, Traviata, Elisir d’amore, Sadko, Manon, Martha, Faust, Turandot…  Cantò soprattutto come Violetta, Liù e specialmente Gilda. Ricorda di allora lo straordinario baritono Galeffi, e in Traviata soprattutto Stracciari. Fra i tenori ricorda come persona finissima e generosa Beniamino Gigli. Recandosi in nave a Buenos Aires, Tullio Serafin le disse che avrebbe dovuto cantare non la Manon, ma la Manon Lescaut, un ruolo che non conosceva, da lirico spinto, a lei non propriamente adatto. Serafin in dieci giorni la guidò nell’ apprenderlo, ma lei restava molto nervosa. Entrò sulla scena quasi terrorizzata.  Ma nel secondo atto fu così incantata dalla voce di Gigli che quasi dimenticava che era arrivato il suo turno. E la paura le era passata ascoltando Gigli.  Al termine dello spettacolo, Gigli la spinse ad accogliere gli applausi davanti a lui.

In generale, disse: “… ho cantato Puccini un po’ timorosa, e sebbene abbia cantato come Mimì e Butterfly in molte occasioni, accettavo solo impegni dove ci fossero direttori che sapessero valorizzare il mio tipo di voce”.

Ricorda un episodio curioso con Lauri Volpi, negli Ugonotti all’ Arena di Verona, dove c’è un duetto; a differenza di quanto aveva fatto nella prova, nella prima serata Lauri Volpi tenne il do sovracuto molto a lungo, come se la sua vita dipendesse da questo, trovandola non preparata nel seguirlo e quindi mortificandola. Ma alla successiva recita, Adelaide si era preparata per bene e lo tenne a lungo quanto lui, cosa che non gli fece molto piacere….
ma era comunque un tenore magnificente, e dove ancora se ne trovano così?”

Ricorda Pietro Mascagni come persona squisita, in seguito vergognosamente dimenticato…

Fra le prime donne, speciale è per lei il ricordo di Giuseppina Cobelli, della quale, al momento in cui scrivo, è imminente la pubblicazione della biografia La donna del lago, a cura di Maurizio Righetti (libro uscito poi all’ inizio del 2011). 
Dice Adelaide: “che donna coraggiosa era la Cobelli, sorda, utilizzante un aiuto acustico, e mai perdeva un attacco….era la musica stessa”.

Adelaide mai si sposò, ma amò un uomo intensamente per 47 anni, sposato e con un figlio, mai gli chiese di lasciare la famiglia….mai pensò che fosse un peccato, “perché quando l’ amore è del tipo che ho sperimentato, si è trasfigurati“. E mentre traduco dall’ inglese queste righe di Rasponi all’allieva della Saraceni, Franca Fabbri, lei scopre un lato nascosto della sua grande maestra.

Racconta la Fabbri:

A dire il vero, iniziai a studiare canto con Adelina Fiori: fu lei a notare in me, nel periodo in cui cantavo nella corale di Don Biella, famosa a Milano, potenzialità canore e ad esortarmi allo studio. Così feci: studiai canto finché debuttai in Traviata a Spoleto, prescelta da Visconti. Dopodiché Emy Erede, mia rappresentante, mi fece capire l’utilità di passare ad un insegnamento superiore, indirizzandomi alla Saraceni. Fu una decisione che mise in crisi soprattutto la Fiori, che avendomi dedicato con vero amore tutte le sue energie ed esperienze, non si rassegnava al distacco. Ma fu giocoforza, ed iniziò per me una nuova fase di studio e la conoscenza di un vero grande personaggio: Adelaide Saraceni si imponeva con la sua personalità ed il suo fascino di grande artista. Era severa, credeva nell’ insegnamento con l’esempio e lo praticava senza risparmio. Accompagnava lei stessa al pianoforte e fu instancabile fino alla fine dei suoi giorni, ormai centenaria. Ogni allievo era una sua creatura che accompagnava con tenacia fino alla carriera. Mi voleva particolarmente bene, notava nel mio canto caratteristiche non comuni ed affinità con la Callas. Il suo studio era un tempio di fiori e di musica ed io notai un particolare: ogni settimana, regolarmente,
qualcuno portava un mazzo enorme di rose rosse ed è lì che il suo sguardo si illuminava in modo straordinario. Non parlò mai dei suoi sentimenti interiori, ma qualcosa si intuiva: forse amava. Rigorosa nello studio era però complice con noi nel condividere commenti, spettacoli, cene e risate…..

Ho conosciuto altre allieve della Saraceni, bene Eugenia Ratti, con cui sono spesso in contatto, e solo telefonicamente, Gabriella Pediconi, moglie di Umberto Grillo, anche lui allievo della Saraceni, assai malato al momento in cui scrivo. Spero anche di intervistare a breve un’altra allieva, che fu molto amica di Eugenia Ratti, ovvero Romana Righetti, che dopo lunga ricerca ho scoperto vivere vicino a Vicenza.

Infine osservo che nei 31 CD recentemente usciti e dedicati a Tito Schipa, prevalentemente canzoni napoletane, spagnole o scritte da lui stesso, oltre a brani di opere varie, l’unica opera completa è il Don Pasquale.

Ebbene in questa opera il soprano è Adelaide Saraceni, dalla voce potente e lucente.

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