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Mostra: Con le donne afgane per il diritto all’istruzione, alla cultura, alla libertà

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Gabriella Colletti

Mostra: Con le donne afgane per il diritto all’istruzione, alla cultura, alla libertà presso la Galleria Scoglio di Quarto a Milano-5-8 marzo 2022

Lavoro di Silvia Abbiezzi

Si è appena conclusa (dal 5 all’8 marzo) la mostra Con le donne afgane per il diritto all’istruzione, alla cultura, alla libertà, alla libertà, presso lo spazio espositivo di arte contemporanea Scoglio di Quarto a Milano. A cura di Gabriella Brembati. Con la collaborazione di Cristina Rossi, giornalista e critica d’arte, della giornalista Valeria Cerabolini e del C.I.S.D.A. (coordinamento italiano di sostegno alle donne afgane), durante i tre giorni di esposizione si sono alternate interessanti performance di Artiste a favore del tema.

Dal 15 agosto 2021 l’Afghanistan non esiste più. Ora si chiama Emirato Islamico dell’Afghanistan. Il presidente de facto è il mullah Abdul Ghani Baradar. La nuova offensiva talebana è partita a maggio 2021: in poche settimane le milizie islamiche hanno conquistato le principali città afgane e infine Kabul. Gli Stati Uniti e le forze Nato stanno completando il ritiro delle truppe dopo vent’anni di presenza nel Paese, l’esercito regolare si è disfatto e la popolazione civile sta cercando di scappare in massa verso Occidente. Ai talebani sono bastati pochi combattimenti per riconquistare il potere che avevano perso nel 2001, quando una coalizione di Paesi, guidata dagli Usa, rovesciò il regime talebano alleato di Osama Bin Laden, leader di Al Qaeda, ritenuto il principale responsabile degli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti. Ma mantenere sotto controllo questa terra è estremamente difficile, quasi impossibile.

Opera di Serena Rossi

Su un piatto tondo di carta di 30 cm circa donato dalla gallerista ad ogni Artista– supporto, ricettacolo, come la corolla di un fiore – la testimonianza espressiva di tante artiste, più di cento, provenienti da ogni parte d’Italia, unite dal desiderio di Libertà, motore imprescindibile di ogni artista, la cui mission sul pianeta Terra è sempre e solo la volontà di comunicare e esprimere. Alla fine della mostra le opere andranno a completare la collezione della gallerista Gabriella Brembati.

È un convivere di tanti linguaggi in un unico corpo. Per Serena Rossi, ad esempio, artista visiva e poetessa è, come per la Street Art, la decostruzione della realtà che viene poi ricomposta in “cose” semplici. Su un fondo bianco è l’emergenza vitale di colori forti: il rosso della vita e della passione, il giallo squillante della luce, del movimento, della gioia di vivere, il verde che dà benessere e rasserena e, poi, sprazzi di colori come parole d’azzurro, di rosa, di porpora e violetto. Come nella poesia di quest’artista, vi danza un Fuoco, l’evanescenza e la carezza dell’Aria, il piacere che dona il contatto con l’Acqua, l’umiltà della Terra, che è accettazione, amore.

Opera di Antonella Prota

Due domande a Serena Rossi, perché hai partecipato a questa mostra? Ritengo sia un dovere di ogni Artista impegnarsi anche a livello civile per i diritti umani, sono molto contenta di aver ricevuto in questi giorni una Call per la pace in Ucraina su progetto di Ruggero Maggi. Prossimi progetti futuri? Sto partecipando a Rodello arte 2022 un progetto di arte sacra con mostra finale di quattro mesi a Rodello sul tema il sacro e il fragile, il 2 e il 3 aprile avrò due giorni di workshop nelle Langhe, lì vedrò meglio i luoghi della mostra e sceglierò uno dei progetti site specific che ho preparato.

Serena Rossi nasce a Milano nel 1972. Nel 1999 si laurea in Farmacia. Segue svariati corsi di arti visive, dal 2002 espone sue opere in mostre italiane ed internazionali e alcune di esse fanno parte di collezioni private e pubbliche come il museo a cielo aperto di Camo e la collezione della BPL. Dal 2012 pubblica sue sillogi di poesia e riceve premi di merito e di posizione a concorsi letterari nazionali ed internazionali e sue liriche sono pubblicate in antologie di pregio.

www.serenarossiartecontemporanea.it

Tanti linguaggi nei tondi esposti in mostra, ognuno cifra dell’artefice, ma tutti in sintonia fra loro, connessi alla semplicità-complessità che è la Vita, cantata nel palpito dei quattro elementi, nel fiore che è ogni Donna. Fiore sempre vilipeso, violato, calpestato, soffocato. Cantare la Vita: il fil rouge che lega la miriade di tondi, il diritto alla vita, all’istruzione, alla cultura, alla libertà delle donne afgane, di ogni donna. Dalle composizioni scaturisce la Forza soave che è ogni donna, capace di spaccare il mare di ghiaccio del conformismo, del politicamente corretto, del pensiero unico, dell’imposizione di nuove vecchie paure che bloccano, paralizzano, fossilizzano ogni slancio vitale. Amare non è forse lasciare andare la paura? Ecco, senza paura, con sincerità, coraggio, umiltà le testimonianze di tante artiste e donne racchiuse nei tondi che richiamano, per analogia, l’idea dei piatti. Non l’ha forse sempre fatto, ogni donna – apparecchiare, cucinare per i propri cari – dai tempi delle caverne fino all’era dell’hi-tech? Il piatto rimanda all’idea di convivialità: gustare insieme a persone care, amici, cibo, bevande e insieme conversare per ricreare mente e fisico. La convivialità fa bene al cuore.

Nel raccolto spazio espositivo cento e più cuori palpitanti. Le artiste solidali con le donne afgane. Al di là dello spazio e del tempo. Creatrici, sempre, per destino, di Bellezza.

Mostra Donne Afgane
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