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Giuseppe di Arimatea, Glastombury Abbey e la devota tradizione del biancospino di Elisabetta II

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Francobollo-Inglese-che-celebra-il-biancospino

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Di Elena Tempestini

Glastombury Abbey, Giuseppe D’Arimatea e i Reali Inglesi.

Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò.

Giuseppe d’Arimatea in Britannia

iuseppe di Arimatea viene menzionato nei quattro vangeli nel contesto della passione e della morte di Gesù. Membro del Sinedrio che si rifiutò di condannare Gesù. Nella leggenda, Giuseppe d’Arimatea, approdò sulle coste britanniche, ai tempi popolate dai romani, e si racconta che fu il fondatore della prima chiesa sul suolo britannico, Glastonbury, vicino alla Glastombury Tor, la Torre di San Michele, la quale fu distrutta da un terremoto l’11 settembre del 1275. Un sisma tremendo, tanto che fu sentito a Londra, a Canterbury e in Galles. Nel corso dei secoli, fu recuperata una croce solare risalente al X o all’XI secolo.

Glastombory Tor

La collina è menzionata nei miti celtici in particolare nella mitologia legata alla figura di Re Artù: si pensa di probabile costruzione Romano-britannica grazie al ritrovamento di alcune ceramiche di vasi per vino che erano stati importati dal Mediterraneo. Nei secoli Glastombury si espanse grazie ai monaci benedettini, nel 1184 un grande incendio distrusse le costruzioni monastiche, ma Glastombury fu ricostruita con celerità e consacrata nel 1186.

Luogo del presunto ritrovamento della tomba di Re Artù e della regina Ginevra a Glastombury

Lo storico Giraldus Cambrensis, gallese, nel suo De principis instructione del 1193, poi ripreso in Speculum Ecclesiae del 1216 afferma che l’abate Henry de Sully ordinò una ricerca scoprendo, ad una profondità di circa 5 metri, un enorme tronco di quercia scavato, contenente due scheletri. Sopra di esso, e sotto una pietra come scritto da Giraldus, c’era una pesante croce con un’iscrizione inequivocabile: ” Hic jacet sepultus inclitus rex Arthurus in insula Avalonia” (Qui giace sepolto il famoso Re Artù nell’isola Avalonia).

Giraldus Cambrensis

Gli storici smentiscono l’autenticità del reperto. Una trovata “pubblicitaria” del 1100 per far visitare il luogo? Potrebbe essere stata una idea per raccogliere i fondi necessari per la ricostruzione della chiesa dopo l’incendio. Praticamente è la prova che le fake news, la contraffazione della storia è sempre esistita, anche nelle fonti scritte e ritenute “attendibili” dei tempi storici, costruite e prodotte sempre per scopi ben precisi.

L’abbazia di Glastonbury, è considerata la culla della cristianita’ inglese.

La cucina dell’Abate di Glastonbury Abbey. Confortata da quattro enormi camini posti ai quattro angoli, a conferma della condizione molto agiata del luogo. Oggi considerata una delle cucine medioevali meglio conservate in Europa

La leggenda narra che Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio che sì rifiuto’ di condannare Gesù, arrivato in Britannia nel I secolo, stava dormendo e dal suo bastone pastorale piantato accanto al suo corpo, sarebbero uscite delle radici e dei fiori. Erano i fiori di un biancospino splendido. Il biancospino fin dai tempi più antichi era considerata una pianta di buon auspicio. Gli antichi greci utilizzavano il biancospino per decorare gli altari prima di cerimonie nuziali perché lo ritenevano propiziatorio. Le antiche popolazione celtiche gli dedicavano un intero mese, da metà maggio a metà giugno e lo consideravano l’albero delle fate, secondo le credenze popolari del tempo. Dove cresceva un biancospino con pazienza si sarebbero potute ammirare le piccole e magiche creature fatate. I romani lo chiamavano Alba Spina, spina bianca, nome ancora oggi conosciuto, e gli attribuivano il potere magico di scacciare gli spiriti maligni grazie alle sue spine aguzze. Nella mitologia romana il biancospino è la pianta consacrata alla dea Flora la dea della Primavera alla quale è attribuita anche la nascita di Firenze. Secondo le credenze inglesi i fiori bianchi del biancospino rappresentano l’Immacolata Concezione, gli stami rossi le gocce del sangue versato da Gesù Cristo e, le spine simboleggiano la corona di spine posta sul suo capo.

“Il biancospino di Glastombury”, cresce davvero nei dintorni della cittadina inglese, ed ha una caratteristica speciale che lo rende diverso da tutti gli altri biancospini del mondo. È l’unico che ha doppia fioritura, sia nella tarda primavera che una seconda volta, in pieno inverno. Nel periodo di Natale.

Nel 1649, la “miracolosa” pianta fu recisa, il re Cattolico Carlo I decapitato, e proclamata la repubblica, Oliver Cromwell fece tagliare in segno di spregio il biancospino, simbolo degli omaggi che ogni anno venivano tributati al re e ai suoi parenti.

Ristabilita la monarchia con Carlo II, si volle dedicare attenzione al simbolo del biancospino, il re fece piantare un alberello per continuare la tradizione. A Glastombury passeggiando fra i resti della abbazia, c’è un cippo che indica il luogo in cui sorgeva il biancospino: Il biancospino di San Giuseppe. Da quel momento in poi ogni anno durante il periodo natalizio il biancospino fioriva ed un suo ramoscello in fiore veniva portato in dono ai regnati Inglesi.

Francobollo Inglese che celebra il biancospino

La tradizione natalizia, ancora oggi, si è sempre ripetuta.
la mattina di Natale, la regina Elisabetta II era solita entrare nella sua sala da pranzo, nella quale, davanti al suo piatto vi era un piccolo ramoscello di biancospino appena arrivato da Glastombury, mantenendo l’antichissima tradizione. Carlo III, noto ambientalista, ecologista ed amante della natura, dopo aver promesso di tutelare la chiesa cattolica di Scozia porterà sicuramente avanti la tradizione della cristianità inglese.

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