IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Le emozioni nella Letteratura e nell’Arte di Giovanni Teresi

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La Poetessa Saffo

La Poetessa Saffo

La poetessa Saffo (640 a.C. -570 a.C.) nella seguente lirica descrisse, con la precisione di un clinico, il profondo turbamento indotto dalla visione dell’amata, i sintomi correlati al vissuto emotivo e la successiva sincope.

 “A me pare uguale agli dèi

chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde nella lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue nelle orecchie.

E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente

Giuliano l’Apostata (331 d.c. – 363 d.c.) nel testo satirico ”Odiatore della Barba”, scritto al fine di difendere il proprio operato dopo essere stato malamente accolto dalla città di Antiochia, raccontò un episodio di estrema emozione.

Benei, si narra che un tempo il re eponimo di questa città… finì per concepire un’illecita passione per la propria matrigna; egli desiderava tenere segreti i suoi sentimenti, ma non vi riusciva: il suo corpo, consumandosi a poco a poco, andava misteriosamente deperendo, se forze de ne andavano e il respiro era più debole del solito. La faccenda, direi, somigliava a un enigma, perché la causa della malattia restava oscura – o, piuttosto, non era chiaro nemmeno di che malattia si trattasse – eppure lo stato di prostrazione fisica del giovane era noto a tutti.

Un arduo compito, a questo punto, fu affidato al medico di Samo: scoprire la natura della malattia. Questi… si sedette dunque vicino al letto osservando il volto del giovane, poi ordinò che si facessero avanti dei bei ragazzi e delle belle donne, cominciando proprio dalla regina; non appena ella avanzò, con il pretesto di fargli visita, subito il giovane manifestò i sintomi della malattia: ansimava come se stesse soffocando – e, infatti, pur desiderandolo con tutto se stesso, non riusciva a contenere l’agitazione – il respiro era stravolto e un rossore intenso dilagava sul suo viso. Vedendo tutto questo, il medico gli pose la mano sul petto: il cuore gli pulsava spaventosamente, come fosse sul punto di schizzar fuori.

Questo, dunque, è quanto egli provava in presenza della regina; quando però ella fu uscita, ed entrarono altre persone, egli restò tranquillo, e mantenne un contegno simile a quello di una persona sana. Dunque Erasistrato – così si chiamava il medico – intuita la malattia, la rivelò al re…”

Al pari del sentimento amoroso anche il fervore religioso può essere vissuto con tale intensità emotiva da creare condizioni destabilizzanti per i meccanismi psicologici che mantengono lo stato ordinario di coscienza.

Tale stato psichico è definito estasi: dal greco ”essere fuori di sé . E’ una condizione di sospensione dell’esperienza comune, propria dell’atteggiamento mistico, il quale si concentra esclusivamente su un oggetto soprannaturale di natura divina.

L’estasi è stata frequentemente rappresentata nell’arte antica.

Famosissima è la scultura del Bernini “transverberazione di Santa Teresa” sita nella cappella Cornaro di Santamaria della Vittoria a Roma che rappresenta Santa Teresa nel momento di massima sublimazione della gloria celeste.

“La Santa soffriva di svenimenti improvvisi, sovente i muscoli le si contraevano a tal punto da farla arrotolare come un gomitolo e il suo corpo si irrigidiva per ore nella medesima posizione; era disgustata da qualsiasi cibo e rimetteva quasi tutto quello che ingeriva”.

 Di emozioni ci si può ammalare, lo sapeva bene il Boccaccio (1313-1375) che nel Decamerone, alla novella VIII della seconda giornata, descrisse la grave infermità di un giovanotto alle prese con un amore impossibile. Solo il brillante intervento di un giovane medico, accortosi che il battito del polso accelerava alla vista della fanciulla amata, permise di diagnosticare il mal d’amore.

Aveva la gentil donna, colla quale la Giannetta dimorava, un solo figliuolo… Il quale, avendo forse sei anni più che la Giannetta, e lei veggendo bellissima e graziosa, sì forte di lei s’innamorò… egli imaginava lei di bassa condizion dovere essere, non solamente non ardiva addomandarla al padre e alla madre per moglie… il suo amore teneva nascoso…. egli infermò, e gravemente….”

A volte però le emozioni sfuggono al controllo della ragione provocando, in soggetti predisposti, disturbi neurologici o psichiatrici. E’ descritto col termine di “sindrome di Stendhal” il malessere che colpisce alcuni turisti mentre contemplano un’opera d’arte. Di questo disturbo psichico patirono turisti famosi come lo stesso Stendhal, che ne fu protagonista nel corso della sua visita alla Basilica di Santa Croce e ne annotò i sintomi nei suoi diari.

Le emozioni sono essenziali per la nostra esistenza: con esse comunichiamo i nostri stati d’animo, reagiamo agli eventi, ci prepariamo ad affrontare situazioni. L’uomo nel corso dell’evoluzione ha imparato a manifestare le emozioni col linguaggio verbale pur conservando modalità espressive più arcaiche.

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