IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Ho incontrato Giove all’Ipercoop. Una favola da ascoltare o da leggere

Giove Dio dell'Olimpo

Giove Dio dell'Olimpo

Ascolta la Favola: “Ho incontrato Giove all’Ipercoop

“Una favoletta ispirata al materialismo nichilistico che invade prepotentemente il nostro vivere quotidiano”

Intento nello sport preferito dagli uomini e dalle donne di questo secolo, cioè trastullarsi allegramente dietro un carrello in un ipermercato, mi sono imbattuto in un omaccione alto, con la barba folta, vestito in abito carnevalesco. Una tunica bianca, a dire il vero molto bella e dalla fattura molto fine che mi ha subito fatto pensare a qualche trovata pubblicitaria. Strano, non vi erano marchi di alcun prodotto ne cartelli intorno a lui. Restai ancor più perplesso pensando che il carnevale era già passato da qualche settimana.

Il suo incedere sicuro e maestoso proprio verso di me cominciò ad intimorirmi, in quanto generalmente, sono molto schivo verso tutti coloro che in tante circostanze si avvicinano per svariati motivi a volte, ahimè solo per chiedere o proporre qualcosa. In quei pochi secondi che ci dividevano, fui assalito da tanti pensieri che pian piano lasciarono il posto ad una specie di accondiscendente condivisione di tale incontro.

Sarà stato il suo sguardo profondo, il suo incedere sicuro, i lineamenti distesi e gradevoli del viso, che probabilmente ebbero la meglio su tutti gli altri pensieri poco lusinghieri sul suo conto. In questa vera e propria fibrillazione di pensieri cominciava a prender corpo una sensazione di gradimento, quasi fossi io ad auspicarne l’incontro. Cominciai così a osservare i particolari che caratterizzavano quest’omaccione e quello che mi colpì, fu il notare che sulla tunica, all’altezza della spalla destra, più o meno, aveva un distintivo della Juventus. Pensai subito ad una trovata goliardica o pubblicitaria del blasonato club calcistico. Ai piedi notai, tra lo svolazzare della tunica, che indossava delle scarpette sportive di una nota casa, con dei calzettoni corti anch’essi bianco neri. Strano quest’abbinamento tra lo storico e lo sportivo. La curiosità a questo punto cominciò a prevalere su tutto. Quando egli arrivò a meno di un metro di distanza da me, mi congratulai per la trovata e gli chiesi per chi stesse lavorando e chi volesse rappresentare. 

Notai in lui un certo stupore, come se avessi fatto una domanda inopportuna o peggio ancora, stupida.

“Pensavo che mi avessi riconosciuto” disse e aggiunse: “Io lavoro per l’Olimpo”.

In quegli attimi il mio smarrimento era totale. Non riuscivo a capire se ero diventato una cavia di qualche scherzo premeditato, o stessi veramente rincretinendo. Probabilmente opterei più per la seconda tesi.

“Mi scusi” gli risposi. “L’Olimpo, l’Olimpo cosa, a chi vorrebbe riferirsi? Non vorrei sembrarle scortese, ma non riesco a comprendere questa messa in scena”.

“E’ proprio vero, l’avevamo correttamente immaginato che qui sulla Terra avete persduto la capacità di saper immaginare, sognare e soprattutto saper idealizzare un mondo diverso dalla sponsorizzazione commerciale di un prodotto.”

Poi aggiunse con fierezza: “Sono Giove. Giove Dio dell’Olimpo. Son ritornato qui in mezzo a voi, in quanto più di qualcuno si era lamentato che in questi ultimi millenni, nessuno di noi si era fatto più vedere. “

Nell’ascoltare queste affermazioni non sapevo più cosa pensare, cosa dire. Non riuscivo a credere e a capire se stessi veramente subendo una candid camera o qualcosa d’altro al di fuori delle mie capacità neurali.

“La vostra sopita capacità di saper sognare, di saper guardare al di fuori di un grigio ipermercato, non vi consente più di aspirare al dialogo con noi, che nell’eternità del tempo sovraintendiamo alle fasi della vita del mondo. Tu oggi hai avuto l’opportunità, l’unica nella tua vita, di incontrarmi e di poter interagire con me, e non ne sei stato capace di gioirne, grazie alla miopia dei tuoi pensieri banali e inutili. Non avrai più un’altra occasione e, quando ne capirai l’importanza che avrebbe potuto avere proprio per il tuo futuro intellettuale, ne soffrirai e tanto pure”.

Fui subito sopraffatto da una forte sensazione di impotenza, come colui che si rende conto di aver fatto una delle più brutte figure della sua vita e soprattutto preoccupato per l’eventuale danno al mio futuro intellettuale e mentale, oramai alle soglie della deficienza senile, quando ad un tratto, da lontano sento la voce di mia moglie che dolcemente mi sussurra in un orecchio:

“Svegliati, è ora di alzarsi, è giorno e c’è anche finalmente il sole”.

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