IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“La scialletta rossa”, romanzo sul destino di una donna, boss di mafia, la Sacra Corona Unita: una chiacchierata con l’autrice, la giudice Maria Francesca Mariano.

danza

di Enrico Conte

Il suo ultimo romanzo, dott ssa Mariano, è pieno di immagini, di rimandi impliciti, che spingono a fermarsi di continuo, a indugiare, a riflettere in maniera serrata, lasciandosi trasportare dal mondo da lei descritto, dai mondi, sarebbe meglio dire.

Le chiavi di lettura sono molteplici, inevitabile quella che deriva dal materiale giudiziario, vario e composito, raccolto e trasfigurato partendo dalla sua esperienza di giudice penale (di delitti gravi, quelli che vengono trattati davanti ad Corte d’Assise), la chiave di lettura antropologica, che rimanda alla “Terra del rimorso” di Ernesto de Martino, quella profondamente femminile raccontata attraverso le figure di donne del sud, e dalla redenzione della protagonista. E, non ultimo, il filtro dei sentimenti, la peculiarità del romanzo, messa in luce nella prefazione del dott. Cataldo Motta, già Procuratore della Repubblica di Lecce, la cui intera vita è stata dedicata a combattere la Sacra Corona Unita.

Verrà ovviamente lasciata al lettore la curiosità di scoprire la trama del romanzo, che si sviluppa incalzante. Saranno ripresi solo alcuni passaggi del libro, trasformandoli in domande aperte. Ogni tanto comparirà  una  suggestione, unica licenza che si è concesso l’umile cronista.

D. Il ballo delle tarantate messo in scena dalla protagonista, Ramona Ramirez Carrera, sembra essere stato assunto come una sorta di rituale simbolico che serve per liberarsi sì da un veleno, ma non da quello del ragno, bensì da quello della mentalità mafiosa. Un rituale che è anche espressione artistica. “Debbo ballare per schiacciarla – così la voce di una tarantata –  devo evocarla per scaricare la mia energia. Non servono i preti, basta la danza. Non fermatemi, altrimenti lei mi prenderà e morirò. Se danzo sono forte, se sudo il veleno esce e la febbre passa”.

L’Autrice che danza

Sarà l’arte a liberarci dalle mafie?

R. L’arte educativa, l’arte che tocca la coscienza, insieme alla cultura che struttura valori, ed esclude i meccanismi di sopraffazione, l’insegnamento, l’esempio. Tutto questo insieme ci salverà dalle mafie.

D. In un certo sud del mondo la morte e la vita sono un impasto di sogni….si legge nel testo…. nel mondo mafioso la morte è ineluttabile presenza a ogni stagione dell’esistenza, cancella il corpo ma costruisce il predominio e quindi serve”.

Per comprendere la mentalità mafiosa in che misura è necessario disporre di cultura antropologica?

R. Occorre, maggiormente, intuito, ascolto, attenzione, analisi senza pregiudizi.

D. “Si era nascosta in quel colore….il nero era la notte, era l’anima, era la parte segreta, quella sfuggente e imprendibile, quella che aveva addestrato al mutismo. Mostrava senza farsi notare, attirava senza chiasso, velava svelando, lasciava intuire senza dire, per questo era il suo meraviglioso giardino”

Leggendo queste parole si direbbe che l’anima mafiosa è profondamente femminile: c’è qualcosa  di vero in questa affermazione?

R. L’anima mafiosa è feminile ed è maschile. Non segue il sesso ma la persona.

D. ……”vengono in giacca e cravatta nella mia tana (ndr: di Ramona) perché senza i nostri voti non sarebbero nulla. Noi almeno sappiamo cosa siamo, loro credono di essere diversi ma hanno una sostanza uguale alla nostra……….l’onore e la dignità erano fantocci finti impiastrati di parole senza suono, quella in cui i significati delle cose erano stravolti e svenduti nella piazza dei deboli dove primeggiava la forza dei violenti e non dei concetti”.

Sembra essere una denuncia spietata del “potere” in tutte le sue forme, non solo e necessariamente quello mafioso, del potere per il potere?

R. La dinamica del potere è messa in scena, nel mio ultimo testo teatrale: “Il Creato parla e il Potere si racconta”, andato in tournee nell’estate scorsa con la Compagnia Tèmenos Recinti Teatrali.

D. “Fra loro restò il silenzio. L’animaletto (ndr: una gatta priva di un occhio di nome Silvestrina) guardò Ramona con un’espressione ingenua e grata su quel piccolo muso, girò la coda enorme a pennacchio e uscì ovattata in giardino. Ramona restò poggiata alla tavola, meravigliata di aver nutrito una creatura viva sconosciuta, meravigliata di sentire dentro di sé qualcosa, una crosta irruvidita……….. Ramona offrì il suo conforto a una femmina che aveva perso i figli……….e osservò se stessa che mai si era curata di un animale, che mai si era curata della vita altrui, ragionare davanti ad un essere vivente, nell’essenzialità della vita e della morte che unisce tutte le cose che germinano nel mondo, senza distinzioni tra umani, animali e piante”.

Se il silenzio ha preceduto l’incontro generativo con la gatta, sembrano tornare le parole sull’inestimabile  valore del silenzio di Franco Cassano….. “sta proprio in questo suo stare sul confine, esso ripropone domande che pensavamo superate e chiede al vociare della vita di fermarsi”: è stato il silenzio o è stata la gatta cieca a stregare Ramona?

R. La protagonista del romanzo, come di ogni mafia, non si fa stregare. Il cambiamento inizia dalla riscoperta della tenerezza. Gli animali hanno questa qualità che gli umani a volte smarriscono.

D. “L’informazione è manomessa, ci dicono quello che vogliono che crediamo, noi stiamo tra i simulatori. Tu a chi appartieni (ndr: chiede Axel a Ramona), alla verità o alla menzogna?”

Sembra essere un invito a una riflessione di carattere generale, attualissima e  filosofica. “Basta segnare un tempo di arresto – scrive Michel Houllebecq – spegnere la radio, staccare la spina del televisore, non acquistare più nulla, smettere di desiderare di acquistare. Basta non partecipare più, smettere di sapere, sospendere momentaneamente ogni attività mentale. Basta, alla lettera, rimanere immobili per alcuni secondi”. …..  le chiedo: basterà?

R. Dalla riflessione personale passano le svolte.

D. La famiglia mafiosa è descritta come un luogo di cura, di amorevolezza, di incontro, un parlarsi con gli occhi e l’inseguirsi dei gesti di persone vicine e unite. Una patto d’affari, dove l’etica del profitto passa sui rapporti umani.

C’è un nesso, a suo parere, con il fenomeno conosciuto come “familismo amorale” e  che frena lo sviluppo del  senso civico in tante parte del Mezzogiorno?

Foto di Mario Giacomelli

R. Non so se c’è un nesso, né credo che lo sviluppo di un popolo possa essere frenato da alcunché. Il Mezzogiorno può essere accondiscendente o sedato, ma è abitato da persone creative che hanno compreso come lo studio e la qualità siano le chiavi di sviluppo del progresso.

D. “Lei era la donna taranta, a donna morsicata, offesa suo malgrado, punta dove faceva più male, senza pace, senza tregua, era la donna del dolore di tutte le terre, era il grano pestato, il grido di un sud sconosciuto del mondo”. Ramona è donna, pensando anche a quello che accade in questi giorni  in Iran, con le manifestazioni delle ragazze che protestano dopo l’uccisione di Mahsa Amini contro il sistema di Khomeini, che considerano oppressivo e corrotto, pensa che le donne possano essere le protagoniste nei processi di cambiamento?

R. La donna è il cuore del cambiamento, in quanto custode del cuore della famiglia, della casa, dei figli, dell’uomo. Custodire vuol dire prendersi cura.

D. ” E lui era stanco (il PM, ndr )di sentirsi ripetere nelle aule di giustizia…..che lo Stato aveva comprato le informazioni offrendo in cambio un trattamento di lusso”……. ma ciò accadeva perché se lo……. “Stato  abdicava a una parte della sanzione… era perché, usufruendo di quelle dichiarazioni,  poteva scongiurare molti delitti ulteriori”.

A suo giudizio si registrano cedimenti su questo versante, con tentativi di mettere in discussione gli istituti che promuovono il pentimento?

R. Il fenomeno del pentitismo, con tutti i suoi rischi e le sue incognite, resta il solo che scardina l’omertà del sistema mafioso e permette di svelare delitti che sarebbero destinati all’impunità. Non ci sono altre strade per i delitti mafiosi altrettanto efficaci.

D.” Nessuno sa altro di loro (di Ramona e Alex, ndr)…..Posso solo dirvi – queste le parole conclusive – che la musica e la danza furono il loro punto di equilibrio, il punto di luce dove le loro anime  cantavano storie di speranza”.

Un commento finale, dott.sa Mariano, sul periodo che stiamo globalmente vivendo con le parole di Franz Werfel, tratte da “Una scrittura femminile azzurro pallido”: “Le foglie dei platani, che improvvisamente avevano perso colore, si erano gonfiate corporalmente e schioccavano ad ogni passo in modo tale che si sarebbe potuto pensare che una pioggia di rospi si fosse rovesciata dal cielo sulla terra”.

R. Siamo testimoni del nostro tempo, protagonisti attivi di scenari sorprendenti e difficili, che bisogna affrontare con coraggio e pazienza, come è dignitoso fare davanti alle prove più rigorose della nostra vita. E il nostro tempo è un tempo di prove rigorose.

Foto di Mario Giacomelli
separatore

Rivista online Il Pensiero Mediterraneo - Redazioni all'estero: Atene - Parigi - America Latina. Redazioni in Italia: Ancona - BAT - Catania - Cuneo - Firenze - Genova - Lecce - Marsala - Milano - Palermo - Roma - Trieste. Copyright © All rights reserved. | Newsphere by AF themes.