IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

14 °Fiera Olio Capitale, Trieste 13-15 maggio 2022:interviste all’Assessore Cesare Troia del Comune di Andria, e alla società siciliana Consoli e F.lli

Olio-Capitale-Trieste

Olio-Capitale-Trieste

di Enrico Conte

Nota di commento finale al margine della Fiera, su Olivete e recupero del paesaggio rurale colpito dalla Xylella fastidiosa, tra “Restanza”, nel linguaggio dell’antropologo Vito Teti, e ruoli eretici.

Nella cornice del nuovo Centro Congressi della Città di Trieste si svolge, dopo la sospensione biennale causata dalla  pandemia, la 14à edizione della Fiera dedicata a quello straordinario prodotto della terra e della sapienza antica dell’uomo che è l’olio:170 espositori presenti e provenienti da tutta italia,anche con una piccola rappresentanza di produttori greci.

Nei due anni della pandemia è nata la legge che mette insieme impresa agricola/olearia e turismo,provando a riprendere l’esperienza dell’enoturismo: in Italia si registra un milione di aziende olivicole, ma negli utimi anni, il 30% dei territori olivicoli è in abbandono,con punte del 60% in Liguria.Questo stato di cose non costituisce solo un problema economico in un contesto di cambiamenti di natura epocale,  in quanto viene toccato il paesaggio rurale quella cosa che, quale immagine dell’ambiente, è nella nostra mente.

La 14°Fiera dell’Olio Capitale ha avuto anche la finalità di rilanciare il settore, mettendo insieme produzione e turismo,valori economici e valori culturali e identitari.

Intervista a Cesare Troia, Assessore allo Sviluppo economico,al marketing, all’Agricoltura e al Turismo della città di Andria che, inieme a Barletta e Trani, costituisce la Provinia BAT, istituita  nel 2004.

D.Assessore, lei è anche coordinatore regionale dell’associazione Nazionale dell’olio, perchè il suo Sindaco decide di riunire in una figura unica le deleghe su agricoltura, sviluppo economico, marketing e turimo e la manda a mille km di distanza a Trieste per partecipare a questa Fiera?

R.Andria è città a vocazione agricola, collocata nell’Alta Murgia nella quale si trova anche quel capolavoro di architettura medioevale che è Castel del Monte, residenza di Federico II, bene UNESCO tra i più visitati in Italia con oltre 300mila visitatori annui, città che ha come prima attività l’agricoltura, da sostenere e promuovere. Ricordo che la Puglia produce oltre il 50% dell’olio nazionale, mentre Andria il 28% di quello pugliese. Questo fatto ci mette nella condizione di essere tra i protagonisti della nuove iniziative  del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che,lo ricordo anche a me stesso, ha recentemente approvato( Decreto 26 gennaio 2022) le Linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l”esercizio dell’attività oleoturistica.

L’oleoturismo è l’insieme delle attività di conoscenza dell’olio d’oliva espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni aziendali dell’olio di oliva, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo, sempre nell’ambito dei luoghi di coltivazione e produzione alle quali, dal 1 gennaio 2020, si applicano le disposizioni relative all’ attività enoturistica;

Come si può constatare con queste Linee giuda si punta a valorizzare l’attività dell’ imprenditore  agricolo del settore oleario, spingedolo a “industrializzare” le attivià a valore aggiunto. Si vuole  arrivare, sulla falsa riga di quanto accaduto per il vino, alla creazione della”carte degli oli”, come attività integrata con le politiche che promuovono il paesaggio rurale, oltre a quelle che puntano al prodotto di qualità, scelta che possa servire per affrontare il problema dei costi e quello della concorrenza.

Il comparto agricolo non può e non deve più essere considerato un aspetto o una attività isolata ma integrata in un contesto  più ampio che parta dall’olio ma che si integri con il turismo e quindi il paesaggio,con il marketing oltre che con la “dieta mediterranea” patrimonio immateriale UNESCO tipico dei nostri luoghi,con l’arte dei muretti a secco,altro patrimonio immateriale UNESCO che, accanto a Castel del Monte al’interno del Parco Nazionale dell’alta Murgia, fanno del territorio una specificità unica che merita tutta l’attenzione e ogni sforzo nell’ottica della promozione e della salvaguardia. 

D. Il vostro territorio, per fortuna, non è stato toccato dal batterio della Xylella fastidiosa:cosa pensa della recente ordinanza del Tar Bari che, rispondendo ad un ricorso di proprietari di ulivi secolari che avrebbero dovuto essere abbattuti,  ha disposto di procedere innestando cultivar resistenti?

R. Abbattere ulivi,tanto più se secolari,è vicenda grave e dolorosa,i nostri ulivi,lo ricordo, sono identitari e hanno un legame molto profondo con le nostre comunità.

Tuttavia, se è ragionevole provare con gli innesti di ceppi resistenti è bene che si faccia in tempi rapidi(ndr il Tar Bari ha assegnato il termine della fine di giugno 2022) e monitorando adeguatamente il processo.

D.La Pandemia che effetti ha avuto sul settore della produzione dell’olio?

R. I lockdown hanno paradossalmente aiutato sensibilmente il settore, in particolare per lo straordinario sviluppo che ha avuto l’e-commerce.I dati sono stati elaborati dall’Associazione nazionale dei direttori dei mercati all’ ingrosso(Andmi).Vedrà che questo processo si integrerà con le previsioni delle Linee guida che ho citato sull”oleotursmo”: tra i requisiti generali che le aziende dovranno possedere ci sarà il disporre di un sito o di pagine web.La Regione e gli Enti Locali dovranno adesso sorreggere questo processo completando la regolamentazione e promuovendola.

D.E la Guerra come inciderà su produttori e consumatori? 

R. I costi dell’energia toccheranno, inevitabilmente, tutti i settori produttivi, piuttosto sarà importante disporre di un Piano energetico nazionale autonomo e sostenibile, che punti sulle rinovabili.Occorre promuovere ulteriormente il Made in Italy e al contempo far fronte alle adulterazioni e alle sofisticazioni alimentari facendo leva, tra l’altro, sugli impieghi alternativi,nello specifico dell’olio EVO( Medicina dermatologia cosmetica ecc ecc )  

D.Avete rapporti strutturati con le Uunivesità del territorio e con i referenti della loro terza missione?  

R. Le collaborazioni con le Università vengono perlopiù seguite dall’Osservatorio regionale che ha un avuto un ruolo importante nelle decisini che, dopo  la Xylella, hanno richiesto un apporto scientifico. Sui temi culturali di promozione e del paesaggio rammento che c’è un Protocollo d’intesa con la Sapienza di Roma che si occupa della promozione e valorizzazione digitale di  Castel del Monte che, peraltro, proprio in questi giorni, è interessato da un evento che coinvolge il mondo dell’alta moda(Gucci),con una evidente, per noi, finalità di marketing e di ricaduta economica sul territorio.

D.Come pensa debba essere affrontato il problema degli ulivi distrutti su altri territori dalla Xylella fastidiosa, anche sotto il profilo del paesaggio?

R.Penso che l’UE debba avere un decisivo ruolo di sostegno con iniziative di aiuto che, evitando gli errori del periodo delle quote latte, vengano incontro ai produttori compensando le diseconomie prodorre dal batterio

D.Una domanda non può eludere il PNRR:qual’è il suo punto di vista?

R.Il PNRR è una misura straordinaria,unica nel suo genere e che offre grandi opportunità. Penso tuttavia che le difficoltà riguardino le fasi della progettazione perchè i recenti supporti previsti dalle leggi che hanno inteso intervenire sul tema della “capacità amministrativa” degli Enti Locali, finiscono per fornire esigue risorse umane, talvolta prive di esperienza. Il problema, allora, è quello della reale tenuta amministrativa degli enti che intendano aderire ai Bandi, in particolare quelli del Mezzogiorno.

D.Una domanda  finale sul tema dei giovani: come trattenerli sul territorio e come attirarli?

R.Con l’Assessore alle politiche giovanili c’è un ottima progettualità: abbiamo realizzato un contenitore culturale, le “Officine San Domenico”, e siamo in linea con le politche regionali che mirano a promuovere l’imprenditoria giovanile.

Devo dire che, anche sotto questo profilo, le Linee guida citate  ci potranno aiutare a incrementare  iniziative integrate nel settore dell’oleoturismo,  che richideranno progetti messi in piedi da giovani professionisti per sviluppare attrazioni turistiche,artistiche,architettoniche e paesaggistiche del territorio.

Importante sarà intervenire anche sull’abbandono dei terreni olivetati attraverso misure di sostegno per i giovani che vorranno impegnarsi in agricoltura e che, ricordo, non è più quella dei nostri nonni, ma è una agricoltura moderna che richiede  grandi capacità professionali e amore per il territorio.

 Intervista a Alfio Consoli

Tra le imprese olivicole presenti a Trieste non poteva non notarsi l’azienda siciliana Consoli Pasquale e F.lli,di Adrano e Bronte, in Provincia di Catania, che associa alla presentazione del suo olio, un racconto sull’ uso della sansa di olive, un progetto di economia circolare che si serve degli scarti per dare agli stessi nuova vita.

D.Sig Consoli tra i 170 espositori di oggi siete direi gli unici che hanno presentato insieme al prodotto olio il processo di recupero della sansa, fatto che colpisce per l’importantza che voi date, e non da ora, all’ economia circolare.

R. La nostra azienda lavora da anni ad uno sviluppo ecosostenibile.Nel processo che produce olio il peso è di circa il 15-20% su quello complessivo perchè il restante 80% va trattato come scarto quindi come rifiuto,con i relativi costi economici per l’impresa, e sociali sotto il profilo ambientale.

Per valorizzare gli scarti siamo partiti da una collaborazione con le Università degli studi di Messina e di Catania,con la quale ultima è stato predisposto il progetto”Combiol”,non più solo scarti ma nuovi prodotti per usi farmaceutici,per cosmetica,per mangini nella zootecnia.

D.Colpisce la grande attualità di questo vostro progetto, in linea con gli obiettivi del Green Deal europero e con la Missione “transizione ecologica” del PNRR.

 R.Con il progetto “Conbiol” vengono sviluppate tre principali azioni:una prima azione è volta all’utilizzo della sansa denocciolata per usarla nella produzione di mangimi zootecnici;

Una seconda azione è volta alla estrazione di bio fenoli dalle aque di vegetazione per ottenere ingredienti attivi da inserire nel settore della integrazione alimentare e cosmetica. Le acque vengono utilizzate quale fonte di polifenoli riconosciuti come antiossidanti,e connessa riduzione dei costi di smaltimento;una terza azione per l’impiego di ceppi selezionati e da usare per la fermentazione di olive da tavola.

D.Siete anche inseriti nel settore delle energie rinnovabili?

R.Lavoriamo con energia da rinnovabili,nel 2006 abbiamo installato il nostro impiato solare che produce energia tre volte superiore al nostro fabbisogno,la rimanenza viene ceduta in rete.Ma recuperiamo anche le acque piovane, che vengono stoccate e depurate, per essere poi utilizzate nel ciclo di trasformazione delle olive con una parte che viene utilizzata per raffreddare gli impianti di estrazione.

D.La Pandemia prima, la Guerra in Ucraina adesso,come incidono sulla vostra attività?

R.La Pandemia non ci ha scoraggiati,anzi ci ha indotti a confrontarci direttamente con il cliente finale grazie all’e.commerce.

D-E’ questa l’economia digitale e della disintermediazione: che fine farà la filiera della distribuzione e i suoi addetti?

R.Si, questo fatto deve fare i conti con la necessità di ripensare i processi produttivi,ma io vedo il lato positivo chè è quello di avere un rapporto diretto con cliente finale,cosa che ci spinge a ripensare continuamente, in chiave di marketing, il nostro prodotto,migliorandolo e puntando decisamente sulla qualità.

Quanto alla Guerra va detto che i costi delle materie prime erano già in aumento, prima che il 24 febbraio ci riportasse indietro di oltre 70 anni.

Note di commento al margine della Fiera, su Olivete,  paesaggio rurale e Xylella fastidiosa in Salento, tra “Restanza” nel linguaggio di Vito Teti,  e ruoli  eretici.

Ma la  14à Fiera Olio Capitale non è stata solo promozione e marketing, è stata anche  l’occasione per lanciare alcuni interrogativi e per riflettere su alcuni problemi del settore, a partire dalle aree con uliveti  in abbandono.

20 milioni di euro risultano stanziati dal Governo per cercare di rilanciare questi territori (il 30% del totale nazionale, in Liguria con punte del 60%):più che una certa inadeguatezza delle risorse finanziarie messe in campo – così il Prof Luca Toschi, direttore del Sau Lab, Laboratori didattici e scientifici dell’Università degli studi di Firenze –  questo datoesprime l’assenza di un piano e di una visione complessiva che, a cominciare da un censimento, ipotizzi come affrontare il problema  della  messa a punto di una strategia che possa portare alla loro rigenerazione, partendo dal  profilo produttivo.

Nel caso dei terreni con ulivi secolari distrutti dal batterio sarebbe necessario mettere in discussione scelte di molte generazioni, che hanno per lo più investito e perseverato, come tradizione, sulla monocoltura, che non ha giovato quando si è trattato di risponedere all’infezione della Xylella fastidiosa che, circa 10 anni fa, ha iniziato a diffondersi nel basso Salento coinvolgendo. alla fine. 7mila km quadrati e 21 milioni di piante.

Alla risposta urgente sul versante della “sicurezza”, ordinando  eradicazioni volte a circoscrivere il fenomeno, e doppiata da sussidi finalizzati a salvaguardare le piantaggioni, si accompagna in questi giorni, l’iniziativa del “Distretto Agroalimentare di Qualità Jonico Salentino” che, in collaborazione con le Università del Salento  e di Bari, con il Politecnico di Bari, con l’Iistituto Agronomico Mediterraneo, con il Centro euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici e con il Centro Nazionale Ricerche (Ipsp-CNR), ha approvato un Protocollo d’intesa che contempla un Piano di rigenerazione sostenibile e che si sviluppa in 75 progetti pilota volti alla riforestazione delle aree marginali e alla diversificazione delle colture.

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E’ certo paradossale che sia di questi mesi (DM 26 gennaio 2022) l’iniziativa sull’oleturismo con l’approvazione delle Linee guida che stabiliscono i requisiti e gli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività oleoturistica tuttavia, questa nuova modalità di gestione degli uliveti che unisce attività economica agroalimentare con quella della promozione e della comunicazione della storia aziendale e del suo territorio, potrà ragionevolmente contribuire a rilanciare un settore in sofferenza a causa del  batterio, conciliando attività agricola con il turismo culturale, in uno sforzo che possa contare su di uno sguardo integrato,  che mira a valorizzare la risorsa ” ulivo”.

Si tratta quindi di un’ opportunità da sfruttare,concentrando le risorse( i terreni sono molto spesso parcellizzti) e recuperando, dove è possibile, e in chiave di valorizzazione culturale, l’insieme delle attività legate alla produzione dell’olio(si rinvia ai contenuti dell’intervista dell’ Assessore Cesare Troia di Andria).

Resta che l’Italia è un paese di “paesaggi” e che il 90 % dei turisti dichiara che il paesaggio è il motivo principale del proprio viaggio.

Ecco allora che agricoltura, impresa economica, ambiente e  paesaggio rurale, sembrano saldarsi in un nodo inestribabile, costituito da fattori dalla natura molteplice, da valori individuali e collettivi, in una parola identitari, in quanto composti da beni materiali e immateriali, da valori simbolici, peraltro  protetti dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio.Un nodo che non potrà essere affrontato con una lettura statica dei beni protetti, ma  partendo dalla messa  in discussione di scelte(monocoltura di ulivi) di molteplici generazioni e di modelli culturali che la crisi da Xylella ha svelato e accelerato.Per acquisire una diversa consapevolezza,il chè è già un buon punto di ri-partenza.

Ecco allora che abbandono, desertificazione,distruzione da batterio per essere affrontati richiedono si analisi accurate e inedite pianificazioni ma, non ultimo, l’utilizzo di nuovi paradigmi di natura culturale, di nuovi approcci,di nuove metodologie, nella consapevolezza della necessità di interrogarsi sul significato molteplice e antropologico  del concetto di risorsa,materiale,ma contaminata da profili immateriali e simbolici.

Quel  paesaggio – così il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 –  quale territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni, la cui valorizzazione concorre a promuovere lo sviluppo della cultura e del territorio.

Sotto questo profilo le amministrazioni pubbliche hanno il compito complesso di promuoverlo  sostenendo – così sempre il “Codice” del 2004 – attività di conoscenza,informazione,formazione,riqualificazione e fruizione del paesaggio, nonchè la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti e armonici. 

Una nozione di paesaggio che dovrà integrarsi con quella desumibile dal “Piano paesaggistico territoriale regionale” (e dalle sue Norme Tecniche che rimandano alla “produzione sociale del paesaggio”) e che dovrà necessariamente leggersi e interpretarsi in chiave dinamica e non statica.

Come dovrà accadere anche per gli impianti delle energie rinnovabili.

Gli ulivi, in particolare i secolari ormai distrutti, potranno essere sostituiti con carrubi,frutteti,vigneti, con aree produttive ad elevata biodiversità?

Lo Stato, le Regioni, gli Enti locali e tutti i soggetti che hanno compiti sulla materia – continua il citato “Codice “– informeranno la loro attività ai principi di uso responsabile e consapevole del territorio e di salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche, che siano coerenti con criteri di sostenibilità e di qualità?

Promuoveranno, magari con la collaborazione delle scuole e delle università, progetti che sensibilizzino al rispetto e alla valorizzazione dei territori con particolare valenza ambientale, proteggendoli, già a partire da una adeguata pianificazione urbanistica, dagli abusi edilizi o,più semplicemente,  dall’ abbandono dei rifiuti?

Riusciranno a sottrarsi a logiche di facile consenso e di scambio al ribasso, schiacciate sull’ immediato presente che non vede oltre il proprio giardino?

Interrogativi e, soprattutto, processi economico-sociali, che richiedono il coinvolgimento delle comunità locali, e la promozione degli sforzi di quei singoli operatori economici per i quali, mai come adesso, sembra calzante la nozione di “Restanza“, descritta dall’antropologo calabrese,  Prof Vito Teti.

La restanza, fenomeno del presente che riguarda la necessità,il desiderio,la volontà di generare un nuovo senso dei luoghi, per immaginare nuove comunità, con nuove pratiche dell’abitare. La  restanza che non è quella retorica che idealizza i luoghi, ma quell’atteggiamento mentale e operoso che interessa la relazione con quei luoghi che hanno bisogno di essere rigenerati,ricostruiti,ristrutturati.

Che, se assunta problematicamente, non è una scelta di comodo, o l’attesa di un qualcosa, nè apatìa, nè vocazione a contemplare la fine dei luoghi,ma è un processo dinamico e creativo, conflittuale, ma potenzialmente rigenerativo(Vito Teti).

Sentirsi parte di questo processo vuol dire sapersi ancorati e insieme spaesati, in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente, con una scelta,si potrebbe dire, “eretica”,  nel suo significato più profondo, dal greco Hairesis(scelta), quella di colui che, più che amare la verità, ama la sua laica ricerca, anche perchè, e magari solo, si pone nella prospettiva del non restare indifferente.

Enrico Conte

Redazione di Trieste

 16 maggio 2022

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